mercoledì 11 luglio 2012
Concerto in onore del Papa alla presenza di Napolitano. Intervista con il maestro Barenboim (Radio Vaticana)
Concerto in onore del Papa alla presenza di Napolitano. Intervista con il maestro Barenboim
Concerto oggi alle 18.00 a Castel Gandolfo in onore del Papa: ad offrirlo sono il maestro Daniel Barenboim e la West-Eastern Divan Orchestra, composta da musicisti ebrei, cristiani e musulmani. In programma, la Sinfonia n. 6, Pastorale, e la Sinfonia n. 5 di Ludwig van Beethoven. Sarà presente anche il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, accompagnato dalla consorte, che poi saranno ospiti del Papa per la cena. Marco Di Battista ha chiesto al maestro Daniel Barenboim di parlarci della modernità della musica di Beethoven:
R. - La musica rimane sempre contemporanea: le sinfonie di Beethoven non sono moderne perché sono state scritte tanti anni fa però sono contemporanee nel senso che hanno un’importanza per il mondo di oggi. E’ un’espressione dell’anima umana che non cambia, anche se la tecnologia ha fatto avanzare il mondo e l’essere umano: però l’anima dell’essere umano è rimasta, nel senso più profondo, la stessa.
D. - Entrando nello specifico, lei inizierà con la sesta di Beethoven, la cui partitura - come è noto - è più espressione del sentimento che pittura…
R. - Non è una sinfonia descrittiva, anzi si sa che mentre scriveva la sinfonia pastorale Beethoven leggeva Kant e la sua filosofia sulla natura. E’ questo che ha ispirato Beethoven, più che la natura come qualcosa di descrittivo. Non è una visualizzazione della natura ma è il sentimento della natura, è il sentimento dell’essere umano davanti a questo fenomeno inesplicabile che è la natura. In questo senso - e non lo dico perché suoniamo per il Papa - è veramente un’espressione quasi religiosa della natura e penso che sia questo il contenuto di quest’opera.
D. – Maestro Barenboim, la quinta inizia con la pausa di croma più famosa della musica: cosa c’è dietro quel respiro?
R. – Non si possono usare le parole per parlare della musica; se si potesse spiegare la musica con le parole, la musica non sarebbe necessaria. Naturalmente l’inizio della sinfonia esprime grande drammaticità ed è proprio una dichiarazione di coraggio e di esaltazione.
D. – La quinta è in do minore, la nona è in re minore. C’è questo collegamento tra il do minore, tonalità tragica per eccellenza, e il re minore che conclude le sinfonie beethoveniane con un inno alla gioia, con un’invocazione a una positività che richiama la fiducia di Beethoven nell’arte e nella musica in particolare, per redimere l’umanità…
R. – Questo è tipico della filosofia beethoveniana; sia la quinta che comincia in do minore e finisce in do maggiore, sia la nona che comincia in re minore e comincia in re maggiore, vogliono esprimere una cosa chiara: il passaggio dal caos all’ordine, il passaggio dell’incertezza a una certezza assoluta. E in questo senso la filosofia beethoveniana è molto positiva.
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