mercoledì 20 giugno 2012
La preghiera genera uomini e donne capaci di amare. All'udienza generale l'appello di Benedetto XVI per la Nigeria (O.R.)
All'udienza generale l'appello di Benedetto XVI
Pace e riconciliazione in Nigeria
La preghiera genera uomini e donne capaci di amare
È necessaria «la piena collaborazione di tutte le componenti sociali della Nigeria» per abbandonare «la via della vendetta» e collaborare «all'edificazione di una società pacificata e riconciliata, in cui sia pienamente tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede».
Lo ha detto il Papa all'udienza generale di mercoledì 20 giugno, nell'Aula Paolo VI, esprimendo la sua «profonda preoccupazione» per la situazione del Paese africano travolto da una spirale di violenze dirette soprattutto contro i cristiani. «Mentre elevo la preghiera per le vittime e per quanti soffrono - ha assicurato Benedetto XVI - faccio appello ai responsabili delle violenze, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue di tanti innocenti».
In precedenza, nella catechesi dedicata all'inno di benedizione che apre la lettera di san Paolo agli Efesini, il Pontefice aveva sottolineato l'esigenza di dedicare la preghiera non solo alla «richiesta di aiuto nelle necessità» ma anche alla lode e al ringraziamento per le «tante cose buone ricevute» e per la «bontà che si mostra nella sua creazione». Dio, ha ricordato, «ci ha chiamati all'esistenza, alla santità. E questa scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel suo disegno, nel suo pensiero». Egli, ha aggiunto, «ci sceglie non perché siamo buoni noi, ma perché è buono Lui. Dio è la bontà, è comunicazione di bontà, vuol comunicare, crea perché vuol comunicare la sua bontà a noi e farci buoni e santi».
Da parte sua l'uomo è chiamato a una scelta di fronte al «cammino della redenzione», perché «Dio vuole creature libere, che dicano liberamente sì». Ognuno di noi, ha ricordato il Papa, deve essere attento «alla bellezza della creazione e vedere trasparire in questa bellezza il volto di Dio». In questo senso, la preghiera «genera uomini e donne animati non dall'egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio». Il quale, ha concluso, «si è fatto vicino a noi e attende con pazienza i nostri tempi, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida»
(©L'Osservatore Romano 20 giugno 2012)
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