mercoledì 20 giugno 2012

Il cardinale di Bologna Caffarra in visita ai terremotati: felici e grati per l'arrivo del Papa (Radio Vaticana)


Il cardinale di Bologna Caffarra in visita ai terremotati: felici e grati per l'arrivo del Papa


Martedì prossimo, il Papa sarà a Rovereto di Novi tra i terremotati per esprimere loro la propria vicinanza e solidarietà. Il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza dei vescovi dell’Emilia Romagna, al microfono di Roberta Barbi racconta come vivono queste popolazioni l’attesa della visita, raggiunto al telefono proprio mentre si trovava con i terremotati della zona di Cento: 


R. - Ho passato questa mattina, ancora una volta, in alcune zone terremotate di Cento, per incontrare di nuovo i sacerdoti, incoraggiarli, sostenerli. Debbo dire che danno una testimonianza veramente eroica di condivisione con la gente. Hanno convocato in un parco cittadino tutti i bambini della zona. Io sono stato con loro e in questo modo li ho aiutati a stare più sereni.


D. - Martedì, il Santo Padre sarà a Rovereto di Novi tra i terremotati per esprimere loro vicinanza e solidarietà…


R. - E’ un gesto stupendo che il Santo Padre ha fatto ed è stato molto, molto apprezzato sia dai fedeli sia dai sacerdoti, vedendovi un’espressione dell’affetto del Santo Padre verso queste popolazioni colpite da una tragedia così immane. Questa mattina, quando ho detto ai bambini che il Papa verrà a trovarci, c’è stato un grande applauso.


D. - Come ha vissuto la tragedia del sisma la sua comunità, ormai a un mese dalla prima scossa? Si può tracciare un bilancio?


R. - Credo che immediatamente ci sia stata l’esperienza di qualcosa che nessuno davvero si aspettava. Dopo, si sono visti gli aspetti più belli della cultura del nostro popolo: un grande senso di solidarietà, di aiuto reciproco, di vera comunità, che è andata ricostruendosi, e la grande testimonianza dei sacerdoti, che vivono nelle tende con quella comunità.


D. - Qual è stato il ruolo della Chiesa accanto ai terremotati?


R. - E’ stato il referente proprio più importante, cui anche le varie istituzioni della società civile hanno fatto riferimento. Quando sono andato giù la prima volta, dopo la prima scossa, le tante persone che avevano perso tutto, sapevano dire un’unica cosa: "Ci stia vicino, abbiamo bisogno di questa vicinanza".


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