SANTI E DEFUNTI
Presenze-assenze
Persone che ci hanno tracciato la strada della vita e della fede
Vincenzo Tosello - direttore ''Nuova Scintilla'' (Chioggia)
Le ricorrenze liturgiche dei Santi e dei Defunti - agevolate nella “fruizione” dal “ponte scolastico” - continuano a ispirare sentimenti di fede e di devozione, anche se alcune consuetudini sembrano svanire. Rimangono punti fermi per moltissimi, in questi giorni, la visita ai cimiteri, l’offerta dei fiori, ma anche la frequenza alle celebrazioni e le offerte di carità.
Riti esteriori, che possono ridursi a tali o rivelare invece forte interiorità, anche se la fede nell’aldilà a volte sembra scemare. Mi è capitato di sentir dire, nella commemorazione di una persona molto amata e stimata, che essa “non è lassù, né laggiù, ma solo nel nostro e nel vostro cuore, in noi stessi”. I nostri defunti restano certo nel nostro cuore, nella memoria e nell’affetto, sono presenti nel loro esempio e nella nostra preghiera; ma crediamo che continuano a vivere in quell’altra dimensione - mai traducibile appieno con avverbi di luogo - che è l’eternità. Presenza-assenza che si può intuire, mentre andiamo rammentando figure luminose di persone che ci hanno tracciato la strada della vita e della fede.
Stride commemorare i Santi a fronte di una vita non proprio santa che la società dei consumi e dell’amoralità ci propone. Ma proprio in questo clima disilluso non guasta forse un po’ più d’attenzione ai “Santi” che camminano ancora accanto a noi. Anzi, noi stessi - ricordiamolo - siamo chiamati a diventare santi, come affermava con forza il Concilio, di cui celebriamo i 50 anni, in quel “leit motiv” che risuonò a lungo e ora pare un po’ negletto. Quella “vocazione universale alla santità” di cui si parla al n. 40 della Lumen Gentium, dove s’inizia ricordando che “il Signore Gesù, maestro e modello divino di ogni perfezione, a tutti e ai singoli suoi discepoli di qualsiasi condizione ha predicato la santità della vita, di cui egli stesso è l’autore e il perfezionatore” e si ribadisce che “tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità: da questa santità è promosso, anche nella società terrena, un tenore di vita più umano”; santità che “porterà frutti abbondanti, com’è splendidamente dimostrato, nella storia della chiesa, dalla vita di tanti santi”. Quanto ai defunti, la devozione verso di loro a volte stride con la scarsa considerazione che si ha verso i vivi!...
Ricordare Santi e Morti diventa monito a scelte di vita radicali e coerenti: al distacco dalle cose e alla generosità delle opere, alla ricerca di giustizia ed equità, a costruire e vivere rapporti sereni con tutti, nell’umiltà e nella misericordia, nell’affidamento e nella speranza.
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