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giovedì 1 novembre 2012
Il Papa all'Angelus: la santità non è qualcosa di stantìo, ma è amore che vince la morte
Il Papa all'Angelus: la santità non è qualcosa di stantìo, ma è amore che vince la morte
“La santità non è qualcosa di stantìo o irraggiungibile” ma riguarda tutti, perché Dio a tutti vuole donare amore e gioia in eterno. Così il Papa all’Angelus in Piazza San Pietro nella Solennità di Tutti i Santi, una festa – ha detto – che ci fa riflettere sul duplice orizzonte dell’umanità: la terra e il cielo. Il servizio di Sergio Centofanti.
I Santi sono “segni luminosi dell’amore di Dio”. Sono quanti hanno vissuto l’unità tra il cielo e la terra seguendo Gesù: è Lui – afferma il Papa – che ha introdotto nel genere umano una “dinamica nuova”, un movimento che sin da ora conduce l’umanità verso Dio che “ci ama come suoi figli” e ci vuole dare pace e gioia in abbondanza:
“Gesù Cristo - dice il Vangelo di Giovanni (11,52) - è morto «per riunire insieme i figli di Dio dispersi», e questa sua opera continua nella Chiesa che è inseparabilmente «una», «santa» e «cattolica». Essere cristiani, far parte della Chiesa significa aprirsi a questa comunione, come un seme che si schiude nella terra, morendo, e germoglia verso l’alto, verso il cielo”.
“Anche il nostro tempo – ha detto il Papa - ha bisogno di Santi e i Santi ci mostrano in molti modi come oggi possiamo vivere il Vangelo”:
“In ciascuno di loro, in modo molto personale, si è reso presente Cristo, grazie al suo Spirito che opera mediante la Parola e i Sacramenti. Infatti, l’essere uniti a Cristo, nella Chiesa, non annulla la personalità, ma la apre, la trasforma con la forza dell’amore, e le conferisce, già qui sulla terra, una dimensione eterna. In sostanza, significa diventare conformi all’immagine del Figlio di Dio (cfr Rm 8,29), realizzando il progetto di Dio che ha creato l’uomo a sua immagine e somiglianza”.
Questo inserimento in Cristo – ha proseguito Benedetto XVI - ci apre “alla comunione con tutti gli altri membri del suo Corpo mistico che è la Chiesa, una comunione che è perfetta nel «Cielo», dove non c’è alcun isolamento, alcuna concorrenza o separazione”:
“Nella festa di oggi, noi pregustiamo la bellezza di questa vita di totale apertura allo sguardo d’amore di Dio e dei fratelli, in cui siamo certi di raggiungere Dio nell’altro e l’altro in Dio”.
Con questa fede piena di speranza – ha concluso il Papa - ci prepariamo a commemorare i fedeli defunti. “Nei santi vediamo la vittoria dell’amore sull’egoismo e sulla morte: vediamo che seguire Cristo porta alla vita, alla vita eterna, e dà senso al presente, ad ogni attimo che passa, perché lo riempie d’amore, di speranza”:
“Solo la fede nella vita eterna ci fa amare veramente la storia e il presente, ma senza attaccamenti, nella libertà del pellegrino, che ama la terra perché ha il cuore in Cielo. La Vergine Maria ci ottenga la grazia di credere fortemente nella vita eterna e di sentirci in vera comunione con i nostri cari defunti”.
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