SINODO DEI VESCOVI
C'è una viandante in aula
Un ritratto, tra i molti possibili, della nuova evangelizzazione
Paolo Bustaffa
La nuova evangelizzazione è da poco più di una settimana nell’aula del Sinodo, vi è entrata con la gioia di una viandante che, dopo un lungo cammino, ritorna per qualche tempo alla sua casa certa di ritrovare un affetto che non si consuma nel tempo.
Si è seduta, la nuova evangelizzazione, accanto al Papa, ai padri sinodali, ai delegati fraterni, agli uditori e alle uditrici, a tutti i presenti nell’aula.
Ascolta con attenzione ciò che di lei si sta dicendo nella grande assemblea così come in mille altri luoghi sparsi nel mondo che un filo invisibile unisce all’aula sinodale. Prende nota di tutto, il suo volto è a volte pensoso, altre volte preoccupato.
È però sempre sereno perché sa , la nuova evangelizzazione, che tutti in quell’aula e in mille altri luoghi vogliono camminare con lei sulle strade del mondo.
E lei, ascoltando, pensa al passo necessario per questo cammino, il passo lieve e sicuro del messaggero che conosce la bellezza della notizia affidatagli e non vede l’ora di comunicarla alla città.
Sa che l’attende anche l’indifferenza. Non la teme , l’aveva già incontrata sulla piazza del mercato, di cui si narra nel Vangelo, quando al suono del suo zufolo nessuno voleva danzare. Nessuno voleva ascoltare il suo messaggio.
Non si era fermata allora e non si fermerà oggi perché, andando oltre il chiacchiericcio e il frastuono, leggeva allora e legge oggi in ogni uomo l’ insopprimibile desiderio di una felicità non effimera.
Ecco perché la nuova evangelizzazione ama stare con coloro che oggi cercano questa felicità, coloro che la mentalità corrente ritiene sognatori, inconcludenti e perfino folli.
Ama stare soprattutto con gli umili e i semplici, con quanti si lasciano sorprendere da una Presenza per essere poi pronti a sorprendere altri comunicando questa Presenza con il linguaggio della loro vita.
Non ricorre a effetti i speciali perché sa che nella ricerca di ciò che rende bella e buona la vita non servono accorgimenti artificiali.
E così si esprime con pensieri, parole e gesti semplici, trasparenti.
Forse per questo motivo la nuova evangelizzazione preferisce un’altra definizione di se stessa perché - senza volerlo - quella dei discorsi e dei documenti la appesantisce un po’, la tiene un po’ distante dal parlare della gente e dai lessici familiari.
Non è comunque preoccupata, la nuova evangelizzazione, per una piccola questione formale perché sa che parlando di lei nessuno la riduce a un’ astrattezza, a una teoria, a un concetto.
Sa che con quella definizione un po’ tecnica si intende un lieto annuncio nell’oggi dell’uomo, un annuncio che è Pensiero, Parola, Volto.
Sa che in questa rinnovata comunicazione può contare soprattutto sulla piccolezza e sulla fragilità delle famiglie e delle comunità cristiane, sulla fatica e sulla speranza di un popolo in cammino nell’asprezza della cronaca e della storia.
La sera di sabato 11 ottobre, la nuova evangelizzazione era con la fiaccola accesa in piazza san Pietro, vibrava di gioia nel riascoltare, dopo 50 anni, le parole di papa Giovanni: “Tornando a casa, troverete i bambini. Date una carezza ai vostri bambini e dite: questa è la carezza del Papa. Troverete qualche lacrima da asciugare, dite una parola buona: il Papa è con noi, specialmente nelle ore della tristezza e dell'amarezza”.
Quella carezza è diventata, quella sera, il bacio che papa Benedetto ha chiesto di portare ai piccoli e ai sofferenti nelle case del mondo. Ancora una volta parole dette con l’infinita tenerezza del Padre.
La nuova evangelizzazione, che non può vivere senza affetto, è tornata nell’aula sinodale e nei mille altri luoghi sparsi nel mondo. Una pausa prima di ritornare, con il suo zufolo, sulla piazza del mercato.
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