martedì 9 ottobre 2012
Sinodo: appello per la pace in Siria. Nuova evangelizzazione non sia solo uno slogan
Sinodo: appello per la pace in Siria. Nuova evangelizzazione non sia solo uno slogan
Si è aperto stamani con un appello alla pace in Siria il Sinodo sulla nuova evangelizzazione, in corso in Vaticano. Alla presenza del Papa, i vescovi di tutto il mondo hanno richiamato anche la valorizzazione dei migranti e l’importanza di un esame di coscienza della Chiesa stessa, nel modo in cui vivere la fede. Nel pomeriggio, i lavori proseguiranno con una relazione del cardinale Ouellet: il prefetto della Congregazione per i Vescovi spiegherà come sia stata recepita, nel mondo, la Verbum Domini, l’Esortazione apostolica siglata da Benedetto XVI dopo il Sinodo del 2008 sulla Parola di Dio. Il servizio di Isabella Piro:
Pace e solidarietà alle vittime del conflitto in Siria: l’Aula del Sinodo non dimentica il mondo esterno e prega per la stabilità di Damasco. Poi, lo sguardo dei presuli si allarga alle sfide della nuova evangelizzazione e punta sulla valorizzazione dei migranti, il cui tesoro principale è la fede che essi portano con sé in tutto il mondo, trasformandosi in veri evangelizzatori. La Chiesa, quindi, li sostenga e li tuteli da certe discriminazioni della società, aiutandone l’integrazione, senza privarli della loro identità.
Ma il Sinodo fa anche autocritica e chiede un esame di coscienza nel modo di vivere e testimoniare la fede: il rischio di burocratizzare la vita sacramentale può portare alla perdita di credibilità e ciò significa dimenticare che, per evangelizzare, bisogna prima essere evangelizzati.
Di qui, anche il richiamo forte al Sacramento della penitenza, quasi scomparso in alcune regioni del mondo, e definito invece il Sacramento della nuova evangelizzazione. E centrale anche l’appello a una nuova umiltà della Chiesa, così che non si rinchiuda in dibattiti intra-ecclesiali, ma sappia proporre il Vangelo con umiltà, nell’ottica di una nuova carità. Importante, poi, evitare il ripetersi di scandali nella vita sacerdotale e affrontare l’emergenza educativa perché, dice l’Aula, non si può evangelizzare bene se non si educa bene e viceversa.
Forse, si chiede il Sinodo, la “chiave di volta” della nuova evangelizzazione sta proprio nel passare da una pastorale passiva e di mera conservazione a una pastorale intrepida, di missione permanente, che veda sacerdoti testimoniare con entusiasmo la Buona Novella.
Alcune riflessioni dei Padri sinodali, inoltre, auspicano una consacrazione del mondo allo Spirito Santo, guardano a Maria come primo esempio di donna laica evangelizzatrice e al dialogo tra la bellezza dell’arte e della fede come strumento di nuova evangelizzazione. Particolare, poi, la testimonianza della Chiesa degli Stati Uniti che ha introdotto il rito della benedizione del bambino nel grembo materno: un modo, spiega il Sinodo, per avvicinare tutta la famiglia del nascituro ai sacramenti, in particolare a quello del battesimo. Poi, il suggerimento di mettere maggiormente a frutto la pastorale militare, per sua natura legata alla pace e alla promozione del bene comune dei popoli.
Al termine della Congregazione, infine, l’Aula ha ascoltato l’intervento del delegato fraterno Simo Peura, luterano, e dell’invitato speciale Lamar Vest, presidente dell’American Bible Society, alla quale per la prima volta, in 200 anni di operato, è stata offerta questa opportunità. Al centro della prima riflessione, la valorizzazione del Battesimo e di una Chiesa missionaria, che testimoni Cristo nella promozione della giustizia. Dal suo canto, Lamar Vest ha richiamato la grandezza e la freschezza della Bibbia, che resta sempre uguale nonostante i mutamenti del mondo.
Nel pomeriggio di ieri, invece, l’Assemblea dei vescovi ha accolto la presentazione delle relazioni dei cinque continenti, per illustrare come il tema della nuova evangelizzazione sia stato recepito nelle Chiese particolari di tutto il mondo. Comune denominatore dei cinque interventi è stata la sfida della globalizzazione che tende a trasformare le culture locali, sfaldandone i valori tradizionali come la famiglia.
Nello specifico, per riuscire nell’opera evangelizzatrice, l’Asia punta al dialogo - definito una necessità, non un lusso - con le culture, con i poveri, con le religioni, anche affrontando in modo eroico le sofferenze della crescente persecuzione. L’Africa, dal suo canto, combatte il fondamentalismo islamico e guarda agli insegnamenti di Paolo VI che diceva: “Africani, siate missionari di voi stessi”. E quindi, mette in guardia da quegli evangelizzatori che vanno all’estero non per missione, ma per guadagno.
L’Europa si appella a quell’eredità cristiana di cui sembra aver smarrito la memoria e guarda agli esempi positivi delle Giornate mondiali della gioventù e delle missioni cittadine, per combattere una società dominata dai mass-media, dall’economia e dai diritti umani di terza e quarta generazione, lontani da una visione umana, cristiana e morale del mondo e legati solo alle opinioni e ai desideri personali di ciascuno.
Dal suo canto, la Chiesa d’America identifica la nuova evangelizzazione con la Missione Continentale e chiede, al contempo, un esame di coscienza sul modo di vivere la fede, puntando sulla famiglia come Chiesa domestica e coinvolgendo i laici, definiti i principali protagonisti della nuova evangelizzazione.
In Oceania, infine, dove si riscontrano “isole di umanità”, la nuova evangelizzazione riparte dai giovani, dalle scuole, dalla vitalità dei cattolici uniti pur nella diversità etnica, dalla promozione dei diritti dei nativi e dal Cortile dei Gentili. L’iniziativa del Pontificio Consiglio della Cultura, pensata per facilitare il dialogo con i non credenti, viene infatti vista come il lato buono della secolarizzazione, al contrario del secolarismo più aggressivo che impedisce il confronto, ad esempio, sulle questioni bioetiche.
L’auspicio complessivo, in fondo, è che si prosegua il cammino intrapreso con coraggio e ottimismo, mostrando rispetto per chi non ha ricevuto ancora il dono della fede e facendo sì che la nuova evangelizzazione non sia soltanto uno slogan.
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