Quattro segni per evocare il concilio
Sarà «fortemente impregnata di segni che evocano il concilio» la celebrazione di inaugurazione dell'Anno della fede, che il Papa presiede giovedì mattina, 11 ottobre, in piazza San Pietro, nel cinquantesimo dell'apertura dell'assise ecumenica. Lo ha annunciato l'arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, durante un incontro con i giornalisti svoltosi stamane, martedì 9, nella Sala Stampa della Santa Sede.
Tra i «segni» citati dal presule: la lettura di alcuni brani dalle quattro costituzioni conciliari durante la preparazione dei fedeli alla messa e, subito dopo, la ripetizione della lunga processione con almeno quattrocento vescovi a far da corona a Benedetto XVI e ai 14 padri conciliari che parteciperanno al rito (sui 70 ancora viventi); l'intronizzazione della Parola di Dio, utilizzando lo stesso leggìo e lo stesso evangeliario dei lavori del Vaticano II; e, al termine, la consegna da parte del Pontefice dei messaggi a diverse categorie di persone -- governanti, uomini di scienza e di pensiero, donne, lavoratori, poveri ammalati e sofferenti, e giovani -- e di una edizione speciale del Catechismo della Chiesa cattolica a due rappresentanti dei catechisti di tutto il mondo.
Nell'elenco dei nomi figurano personalità del calibro di Fabiola Gianotti, la ricercatrice italiana che il 4 luglio scorso ha annunciato la prima osservazione di una particella compatibile con il bosone di Higgs, il filosofo tedesco Robert Spaemann e il biblista suo connazionale Gerhard Lohfink; il compositore scozzese James MacMillan, lo scultore Arnaldo Pomodoro e il regista Ermanno Olmi. Con loro nomi meno noti, come quello del minatore cileno Luis Alberto Urzúa Iribarren, l'ultimo a uscire tra i 32 rimasti intrappolati per più di due mesi a 700 metri di profondità nella miniera di San José, o quello di Giuseppa Cassaniti Mastrojeni, presidente nazionale dell'Associazione italiana familiari e vittime della strada. «Come si nota -- ha commentato monsignor Fisichella -- si mescolano personalità conosciute con credenti di tutto il mondo che hanno rappresentato situazioni emblematiche dell'impegno della fede, ma questa è la Chiesa a cui ci indirizziamo come al tempo del concilio. Passano gli anni -- ha aggiunto -- ma la forza del Vaticano II permane con la sua carica di desiderio, perché al mondo intero possa giungere il Vangelo di Cristo. Lo facciamo -- ha concluso -- con l'intento di offrire ai cristiani un motivo ulteriore per sentirsi parte di una Chiesa che non conosce confini e che ogni giorno rinnova la sua fede nel Signore con un impegno di vita paradossale per lo stile che siamo chiamati ad assumere».
Per questo -- aveva spiegato all'inizio del suo intervento -- «è di particolare significato che l'Anno della fede inizi nello stesso giorno del cinquantesimo anniversario dell'apertura del Vaticano II. La scelta non è affatto casuale. La scadenza conciliare è un'opportunità per verificare l'incidenza dei suoi insegnamenti nel corso di questi decenni e dei prossimi anni che segneranno l'impegno della Chiesa per la nuova evangelizzazione». Di fatto, «il Vaticano II ha voluto essere un momento privilegiato di nuova evangelizzazione. Dal discorso di apertura di Giovanni XXIII attraversando l'intero insegnamento conciliare come emerge dai suoi 16 documenti per giungere al magistero di Paolo VI, l'idea fondante era quella di parlare di nuovo di Dio all'uomo di oggi e dell'importanza della fede per la sua vita».
Accanto alle iniziative elencate dal presidente, l'arcivescovo segretario del Pontificio Consiglio, monsignor José Octavio Ruiz Arenas, ha voluto renderne nota un'altra di particolare significato. «Nelle cattedrali e nelle parrocchie dei cinque continenti -- ha detto -- ci saranno celebrazioni analoghe nello stesso giorno o in quello successivo, confermando la grande adesione dei vari episcopati all'Anno della fede». Un interesse confermato anche dagli oltre 180 mila contatti che sono stati registrati nell'ultimo mese dal sito del dicastero (www.Annusfidei.va).
Rispondendo poi alle domande dei giornalisti l'arcivescovo Fisichella ha sottolineato come «l'Anno della fede vuole essere una prima risposta alla crisi drammatica della fede» del nostro tempo. Esso -- ha spiegato -- «è stato pensato in questa prospettiva: la fede è in crisi e bisogna ricordare alla gente che è fondamentale per la vita». E citando l'intervento fatto poco prima nell'aula del Sinodo durante i lavori della XIII assemblea generale, ha ribadito la convinzione che la Chiesa ha forse «burocratizzato troppo i sacramenti», per cui è necessario «tornare a essere comunità aperte, in cui si annuncia l'incontro vivo con il Signore. Perché se si rimane chiusi in sé stessi la nuova evangelizzazione non può partire».
(©L'Osservatore Romano 10 ottobre 2012)
Nessun commento:
Posta un commento