martedì 23 ottobre 2012
Motivazioni sentenza su Gabriele: pepita e assegno non rilevanti in condanna
Vaticano/ Pepita e assegno non rilevanti in condanna maggiordomo
Motivazioni sentenza: Poco chiaro loro rinvenimento da gendarmi
CIttà del Vaticano, 23 ott. (TMNews)
Non era accusato solo del furto di documenti riservati della Santa Sede, il maggiordomo del Papa Paolo Gabriele, perché i gendarmi vaticani che gli avevano perquisito casa, il 23 maggio scorso, avevano trovato anche altre "cose mobili", "vale a dire la pepita presunta d`oro, l`assegno di i 100.000 e l`edizione cinquecentina dell`Eneide, tradotta da Annibal Caro e stampata a Venezia nel 1581". Ma questi tre oggetti, della cui sottrazione il Gabriele è stato poi imputato, non sono stati considerati rilevanti per la condanna a 18 mesi decisa lo scorso seti ottobre, perché - si legge tra l'altro nelle motivazioni della sentenza pubblicate oggi - "rimangono non del tutto chiare le circostanze del loro rinvenimento" da parte della gendarmeria. "Al riguardo occorre distinguere l`assegno e la pepita, dalla cinquecentina", scrivono i giudici, ricordando che "per quanto attiene ai primi due, davanti al Giudice Istruttore l`imputato si è giustificato dichiarando: 'Nella degenerazione del mio disordine è potuto capitare anche questo'" e detta dichiarazione "appare plausibile in ragione della confusione in cui è stato rinvenuto il materiale sequestrato dopo la perquisizione nell`abitazione". Inoltre, "a fronte di tale giustificazione, diretta ad escludere una volontà criminosa volta alla sottrazione di detti beni, non sono risultati nel dibattimento elementi di prova certi e convergenti in senso contrario. Anzi: rimangono non del tutto chiare le circostanze del loro rinvenimento; del resto, le testimonianze rese dagli agenti di polizia giudiziaria che hanno proceduto alla perquisizione nell`abitazione del Gabriele ed al sequestro delle cose ivi rinvenute, appaiono al riguardo non univoche".
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