Basta analizzare l'eloquio usato per licenziare padre Corcuera, dg della Legione di Cristo
La Chiesa sì, dà dei punti a tutti
Una prosa felpata, prudente e farcita di competenti astuzie
di Marco Bertoncini
L'abbandono del direttore generale della Legione di Cristo, padre Alvaro Corcuera, è stato segnalato da ItaliaOggi (13 ott.), ponendo in rilievo il ruolo avuto come successore del molto discusso fondatore Marcial Maciel Degollado. Un aspetto peculiare della vicenda è la lettera con la quale il cardinale Velasio De Paolis, delegato pontificio (in termini laici: commissario) per sovrintendere ai legionari, ha licenziato Corcuera.
Dalle righe dell'alto prelato traspare una sapienza due volte millenaria: i toni sono l'esatto opposto della brutale rimozione di Ettore Gotti Tedeschi dallo Ior. Mons. De Paolis riconosce che l'attività svolta da Corcuera è stata pregevole, perché condotta in «sette anni molto difficili e molto pesanti». All'atto dell'assunzione dell'incarico il direttore dei legionari sapeva che l'incarico si sarebbe esteso per dodici anni: troppi, ammonisce il cardinale, il quale rileva discretamente essere «una durata che oggi» (bellissima questa notazione temporale) «sentiamo troppo lunga». Ecco arrivare l'ordine, felpato, strisciato: «una durata da rivedere nel prossimo capitolo», previsto fra il 2013 e il '14.
Il «servizio» (magica paroletta ecclesiale) prestato da padre Corcuera «è stato prezioso». Però però_ «Il suo impegno, svolto in un clima spesso di sofferenza e di incomprensione, ha debilitato le sue energie». Con paterne e accorate espressioni sua eminenza rileva come si temesse che, continuando a lavorare, il superiore dei legio-nari avrebbe patito troppo: anzi, come nota usando il plurale, «avremmo potuto compromettere la sua salute», guarda caso «specialmente in questo ultimo anno che precede il capitolo generale».
Dunque, una generosa, amichevole e provvidenziale mano tesa dal delegato pontificio viene incontro ai gravissimi problemi di salute (fisici? psichici?) del numero uno della Legione. A noi ricorda un po' quando Stalin s'interessava amichevolmente della salute di Palmiro Togliatti, che i suoi compagni italiani volevano mandare in Russia, per farlo lavorare là e magari curarsi meglio che in Italia.
Per carità: nessun ordine. Il commissario del papa scrive esplicitamente di aver rivolto un semplice, modesto, fraterno «invito» a padre Corcuera. Anzi, prima di «invitarlo», il cardinale aveva, cautelativamente per non commettere errori, «consultato i collaboratori». Che poteva chiedere di più il direttore generale? Infatti ha pensato bene di rivolgersi, lui, direttamente a mons. De Paolis per chiedergli di «essere esonerato temporaneamente dall'esercizio delle funzioni». Il benevolo delegato pontificio, dopo avere democraticamente «consultato il Consiglio generale della congregazione», è venuto incontro all'indebolito sacerdote.Intendiamoci: non è una giubilazione, un allontanamento, un esautoramento, dimissioni. Nulla di tutto ciò. «Semplicemente», il cardinale asserisce essere «una specie di anno sabbatico chiesto e concesso al direttore generale». Il direttore, si badi bene, «rimane tale». Direttore era, direttore resta.
Allora dov'è la novità? Sta qui: «cessa dalle funzioni». Con un sublime colpo d'ingegno, il cardinale ha saputo togliersi dai piedi l'ingombrante erede di Maciel, lasciandogli gli apparenti onori e privandolo di quel che conta: il potere. Di fatto, è come se l'avesse già insignito del titolo onorifico di emerito, pur lasciandolo formalmente in carica. È una brillante trovata, motivata dalla salute e «stimata necessaria per il bene della Legione (si ammicca che il permanere nelle funzioni avrebbe danneggiato la congregazione, nda) e dello stesso P. Alvaro». Capito? Se lo si priva, nella sostanza ma non nominalmente, di incarico, ruolo, funzioni, è solo per fargli del bene: è nel suo medesimo interesse. E poi, che volete che sia quest'anno sabbatico? Gli servirà per star meglio, ritemprarsi, curarsi, cosicché, grazie pure al «ricordo nella preghiera» promessogli dal cardinale, tutti aspettano «con gioia il giorno in cui egli, riprese le sue energie in pienez-za, potrà riprendere il governo della Legione». Già: ma siccome padre Corcuera tornerà al suo posto solo col capitolo generale, e il capitolo generale sancirà (come prima ammoniva De Paolis) la fine del suo mandato, il direttore generale ha poco da sperare. Intanto, può tenersi la «benedizione» inviatagli dall'ineffabile delegato pontificio, il quale annuncia di voler proseguire il «cammino di rinnovamento» (padre Corcuera appare di striscio come una faccia vecchia) «in armonia e concordia di intenzioni e di intenti» (armonia cui la figura del direttore generale, all'evidenza, non doveva recare un gran contributo). Pure la lettera con la quale Corcuera ha dovuto chiedere di essere collocato a riposo è un piccolo capolavoro. A causa della sua malattia («non grave», ci tiene a precisa-re) ammette che «non è stato facile riconoscere» di non avere le «energie necessarie». La soluzione rivendica a sé di averla pensata e illustrata «ad alcuni sacerdoti, soprattutto al consiglio generale», e sottoposta al delegato pontificio per l'approvazione. Dunque, nessuno gli ha imposto nulla. Si è accorto della propria (un po' generica, invero) malattia e ha lasciato le funzioni. In questi teneri eufemismi, delicatezze linguistiche, dolci allusioni, noi leggiamo la grandezza curiale, l'accortezza di un mestiere condotto con incessante pratica, la sapienza di una classe professionalmente senza eguali.
© Copyright Italia Oggi, 17 ottobre 2012 consultabile online anche qui.
Io preferisco la brutalita' che non lascia spazio a giri di parole :-)
R.
4 commenti:
Buongiorno Raffaella,
l'eloquio e' di quelli "molto diplomatici" e prende di mira molte problematiche, nonche' alcune anomalie (i 12 anni di incarico sono una stranezza, normalmente un dg e' eletto per 6 anni, e puo' essere riconfermato solo una volta - ma DEVE essere riconfermato, non fa 12 anni filati di per se).
Detto questo, il problema di questo linguaggio e' che ai piu' non evidenzia i problemi reali soggiacenti. Da quanto detto nel comunicato, la versione "stanchezza fisica - psicologica - mentale" e' tranquillamente possibile - e con quanto successo ai LdC in questi anni e' anche probabile - ma se questo e' stato detto per coprire altre cose ben peggiori non si fa' un servizio alla verita' e si proseguono i danni gia' compiuti.
Non sono per la "brutalita'", ma per la chiarezza e univocita', quello si. E questo comunicato e' ben poco chiaro e univoco.
Si', e' verissimo!
Vorrei meno diplomazia e piu' chiarezza.
R.
Praticamente questo è un elogio all'ipocrisia. Anche io preferisco poche parole, ma chiare e inequivocabile all'eloquenza infiocchettata di De Paolis. Comunque, la legione si liberata da un altro peso del passato, anche se c'è chi dice, Magister se non sbaglio, che il vero pezzo da 90 da defenestrare è un altro.
Alessia
Machiavelli,un vero genio dell'equilibrio politico o ipocrisia governativa,fate voi,diceva'pugno di ferro in guanto di velluto',uno è stato fatto fuori,il mammasantissima o pezzo da 90 richiede strategie diverse,perchè gode di notevoli protezioni all'interno del Vaticano,ma alla fine tutti i nodi vengono al pettine,intanto sta per cadere silenziosamente un'altra testa,quella di Brady.....
Posta un commento