"Mentre il mondo tende ad allontanarsi da Dio"
Città del Vaticano, 10 ott. (TMNews)
Con il Concilio vaticano II "doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l'età moderna, tra il cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l'esigenza del Vangelo". Lo ha detto il Papa in un discorso dedicato al Concilio vaticano II che riprende un suo famoso discorso del 2005 alla vigilia del 50esimo anniversario dell'apertura dell'assemblea.
All'udienza generale in piazza San Pietro Bendetto XVI ha ricordato che "di solito" i Concili nella storia della Chiesa "sono state convocate per definire elementi fondamentali della fede, soprattutto correggendo errori che la mettevano in pericolo". Invece, "se guardiamo al Concilio Ecumenico Vaticano II, vediamo che in quel momento del cammino della Chiesa non c'erano particolari errori di fede da correggere o condannare, né vi erano specifiche questioni di dottrina o di disciplina da chiarire". Per cui l'annuncio della convocazione datto il 25 gennaio del 1959 da Giovanni XXIII creò una comprensibile "sorpresa del piccolo gruppo di cardinali" a cui si rivolse. Papa Roncalli, secondo Ratzinger, "desiderava che la Chiesa riflettesse sulla sua fede, sulle verità che la guidano. Ma da questa seria, approfondita riflessione sulla fede, doveva essere delineato in modo nuovo il rapporto tra la Chiesa e l'età moderna, tra il Cristianesimo e certi elementi essenziali del pensiero moderno, non per conformarsi ad esso, ma per presentare a questo nostro mondo, che tende ad allontanarsi da Dio, l'esigenza del Vangelo in tutta la sua grandezza e in tutta la sua purezza", ha detto il Papa in riferimento al discorso pronunciato alla Curia romana il 22 dicembre del 2005.
Per illustrare questa idea Benedetto XVI ha poi citato il discorso pronunciato da Paolo VI nell'omelia alla fine dell'ultima sessione del Concilio del 7 dicembre 1965. Il Concilio, disse allora Papa Montini, "è avvenuto in un tempo in cui, come tutti riconoscono, gli uomini sono intenti al regno della terra piuttosto che al regno dei cieli; un tempo, aggiungiamo, in cui la dimenticanza di Dio si fa abituale, quasi la suggerisse il progresso scientifico; un tempo in cui l'atto fondamentale della persona umana, resa più cosciente di sé e della propria libertà, tende a rivendicare la propria autonomia assoluta, affrancandosi da ogni legge trascendente; un tempo in cui il 'laicismo' è ritenuto la conseguenza legittima del pensiero moderno e la norma più saggia per l'ordinamento temporale della società... In questo tempo si è celebrato il nostro Concilio a lode di Dio, nel nome di Cristo, ispiratore lo Spirito Santo".
"Noi vediamo - ha detto ancora il Papa - come il tempo in cui viviamo continui ad essere segnato da una dimenticanza e sordità nei confronti di Dio. Penso, allora, che dobbiamo imparare la lezione più semplice e più fondamentale del Concilio e cioè che il Cristianesimo nella sua essenza consiste nella fede in Dio, che è Amore trinitario, e nell'incontro, personale e comunitario, con Cristo che orienta e guida la vita: tutto il resto ne consegue. La cosa importante oggi, proprio come era nel desiderio dei Padri conciliari, è che si veda - di nuovo, con chiarezza - che Dio è presente, ci riguarda, ci risponde. E che, invece, quando manca la fede in Dio, crolla ciò che è essenziale, perché l'uomo perde la sua dignità profonda e ciò che rende grande la sua umanità, contro ogni riduzionismo".
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