giovedì 11 ottobre 2012

Il Papa: il Concilio deve le sue aperture anche alle ferite inflitte dal nazismo (Izzo)

PAPA: CONCILIO DEVE APERTURE ANCHE A FERITE INFLITTE DA NAZISMO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 10 ott. 

"Il sopportare insieme la persecuzione da parte del nazismo aveva avvicinato molto i cristiani protestanti e quelli cattolici; ora questo doveva essere compreso e portato avanti anche a livello di tutta la Chiesa". 
Lo scrive Benedetto XVI in un testo autografo sul Concilio Vaticano II pubblicato oggi dall'Osservatore Romano, nel quale ricorda con emozione l'eco nell'Aula Conciliare degli "orrori della Shoah". 
L'allora perito, giunto a Roma al seguito del cardinale Frings che aveva voluto portarsi il piu' giovane professore dell'Universita' di Bonn ("ho avuto un 'padre' - confida - che ha vissuto in modo esemplare questo spirito del Concilio") si sofferma sulla Dichiarazione "Dignitatis Humane", sulla liberta' religiosa, "richiesta e preparata con grande sollecitudine soprattutto dall'episcopato americano", sottolineando che in essa piu' che altrove si avverte la grande novita' del Vaticano II. "La dottrina della tolleranza, cosi' come era stata elaborata nei dettagli da Pio XII - spiega Joseph Ratzinger nell'articolo - non appariva piu' sufficiente. La fede cristiana rivendicava la liberta' alla convinzione religiosa". Nell'articolo, che apre un ricco speciale sul Concilio di 100 pagine confezionato dal quotidiano diretto dal professor Giovanni Maria Vian, ordinario di storia del cristianesimo alla Sapienza di Roma, Joseph Ratzinger rileva coma si possa di fatto affermare che "il cristianesimo, con la sua nascita, ha portato nel mondo il principio della liberta' di religione" ma occorra anche riconoscere che "tuttavia, l'interpretazione di questo diritto alla liberta' nel contesto del pensiero moderno era ancora difficile, poiche' poteva sembrare che la versione moderna della liberta' di religione presupponesse l'inaccessibilita' della verita' per l'uomo e che, pertanto, spostasse la religione dal suo fondamento nella sfera del soggettivo". 
Secondo Benedetto XVI che il primo maggio 2010 ha beatificato il suo predecessore, "e' stato certamente provvidenziale che, tredici anni dopo la conclusione del Concilio, Papa Giovanni Paolo II sia arrivato da un Paese in cui la liberta' di religione veniva contestata dal marxismo, vale a dire a partire da una particolare forma di filosofia statale moderna. Il Papa proveniva quasi da una situazione che assomigliava a quella della Chiesa antica, sicche' divenne nuovamente visibile l'intimo ordinamento della fede al tema della liberta', soprattutto la liberta' di religione e di culto". Nel testo autografo, il Papa tedesco rileva l'importanza anhe di un altro documento del Concilio "che si sarebbe poi rivelato importante per l'incontro della Chiesa con l'eta' moderna e' nato quasi per caso ed e' cresciuto in vari strati: la dichiarazione Nostra aetate sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane". "All'inizio - rivela - c'era l'intenzione di preparare una dichiarazione sulle relazioni tra la Chiesa e l'ebraismo, testo diventato intrinsecamente necessario dopo gli orrori della Shoah". 
"I Padri conciliari dei Paesi arabi - tiene a rilevare il Papa - non si opposero a un tale testo, ma spiegarono che se si voleva parlare dell'ebraismo, allora si doveva spendere anche qualche parola sull'islam. Quanto avessero ragione a riguardo, in occidente lo abbiamo capito solo poco a poco. Infine crebbe l'intuizione che fosse giusto parlare anche di altre due grandi religioni - l'induismo e il buddhismo - come pure del tema religione in generale. A cio' si aggiunse poi spontaneamente una breve istruzione relativa al dialogo e alla collaborazione con le religioni, i cui valori spirituali, morali e socio-culturali dovevano essere riconosciuti, conservati e promossi". "Cosi' - osserva ancora l'articolo - in un documento preciso e straordinariamente denso, venne inaugurato un tema la cui importanza all'epoca non era ancora prevedibile. Quale compito esso implichi, quanta fatica occorra ancora compiere per distinguere, chiarire e comprendere, appaiono sempre piu' evidenti". Il Papa teologo, nota pero' anche un aspetto problematico della "Nostra Aetate" (documento contestato fortemente dai tradizionalisti). "Nel processo di ricezione attiva - scrive infatti - e' via via emersa anche una debolezza di questo testo di per se' straordinario: esso parla della religione solo in modo positivo e ignora le forme malate e disturbate di religione, che dal punto di vista storico e teologico hanno un'ampia portata; per questo sin dall'inizio la fede cristiana e' stata molto critica, sia verso l'interno sia verso l'esterno, nei confronti della religione". 

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1 commento:

alberto ha detto...

Queste sono idee personali dei singoli teologi che nulla hanno a che fare col Sacro Deposito della Fede Cattolica.
In dubiis... libertas(Agostino)