I lavori dell'ottava e della nona congregazione
Solidarietà e vicinanza ai lavoratori dell'Ilva di Taranto ha espresso l'arcivescovo della città pugliese Filippo Santoro, intervenendo alla ix congregazione generale del Sinodo dei Vescovi, svoltasi sabato mattina, 13 ottobre.
Non avendo soluzioni facili per la vicenda della più grande fabbrica siderurgica d'Europa, ha detto il presule, la Chiesa ha offerto una presenza solidale e un sostegno concreto a quanti sono coinvolti nella vicenda. Si parla di ventimila persone nell'indotto, che rischiano di perdere il lavoro, ma anche di molte vittime di tumori e malattie gravi dovute alla contaminazione ambientale. L'arcivescovo ha voluto sottolineare che la nuova evangelizzazione passa anche dalla testimonianza della carità, dunque nel facendosi prossimi a quanti soffrono e favorendo il dialogo e la concertazione.
Dell'importanza della dottrina sociale della Chiesa come elemento essenziale di evangelizzazione ha parlato il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. L'evangelizzazione del sociale, ha detto il porporato, è un'urgenza e un'esigenza attuale, in quanto essa rappresenta uno strumento efficace. Il porporato ha infine proposto di inserire nella pagina web del Vaticano, alla voce testi fondamentali, oltre al Catechismo della Chiesa Cattolica, il Compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Di santità quale strumento fondamentale per l'evangelizzazione ha parlato anche il cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di São Paulo.
Nella seconda parte della congregazione sono stati comunicati i nomi dei membri della Commissione per l'informazione, il cui presidente è l'arcivescovo Claudio Maria Celli, presidente del Pontificio Consiglio per le Comunicazioni Sociali e vice presidente è l'arcivescovo di Prešov per i cattolici di rito bizantino Ján Babjak.
Negli interventi si è parlato spesso del grande potenziale educativo della famiglia; la cellula base della società può diventare una piccola chiesa domestica se non smarrisce la consapevolezza della profondità e della grandezza del suo compito. Un compito non facile in un mondo in cui le relazioni vengono sempre di più concepite come labili e provvisorie. Nei Paesi in cui la famiglia ha «tenuto», come ha detto il vescovo di Iaşi, Petru Gherghel, la trasmissione della fede sopravvive anche ad un ambiente ostile, come dimostra la storia recente della Romania. Viceversa, se manca il «primo annuncio» nella vita quotidiana scarseggeranno anche le occasioni per rendersi conto della ragionevolezza e dell'attrattiva della fede.
Erano presenti 241 padri sinodali, sotto la presidenza del cardinale Laurent Monsengwo Pasinya.
Werner Arber, biologo svizzero vincitore del premio Nobel per la medicina nel 1978, professore di microbiologia nell'Università di Basilea e presidente della Pontificia Accademia delle Scienze (primo protestante a ricoprire tale incarico), ha svolto un'interessante relazione durante i lavori dell'ottava congregazione generale presieduta, venerdì sera, 12 ottobre, dal cardinale Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, alla presenza di Benedetto XVI e di 232 padri sinodali. Scienza e fede, ha detto in sostanza Arber, sono e devono continuare ad essere elementi complementari per la conoscenza umana. La fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s'innalza verso la contemplazione della verità. Dopo la relazione del professor Arber soltanto due sono stati gli interventi liberi. I padri sinodali hanno ribadito la compatibilità, anzi la complementarietà, pur nel rispetto dei piani, tra scienza e fede.
Da ricordare infine che venerdì 12 ottobre, durante il pranzo con i padri sinodali, il cardinale Francisco Robles Ortega ha rivolto un breve saluto a Benedetto XVI, nel quale ha detto tra l'altro che quel momento di convivialità voluto dal Papa consentiva a tutti di sperimentare «l'essere la famiglia della Chiesa, nel cui seno si evidenzia la figura di Sua Santità, come di un padre che alimenta i suoi figli con la parola profonda opportuna e chiara». Il porporato si è poi rivolto al Papa come a «un fratello maggiore, che si avvicina e ci fa la gioia della comunione». Infine, ha voluto concludere dicendo al Pontefice che «la sua persona, nei suoi gesti, nelle sue attitudini, nelle sue parole è una viva e permanente confessio, perché la sua vita e il suo ministero è nuova evangelizzazione».
(©L'Osservatore Romano 14 ottobre 2012)
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