martedì 2 ottobre 2012

Gabriele: non mi sento colpevole ma ho tradito il Papa. Parlavo con i cardinali Sardi e Comastri (Izzo)


VATICANO: GABRIELE, NON MI SENTO COLPEVOLE MA HO TRADITO PAPA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 ott. 


"Non mi sento colpevole di furto aggravato, ma di aver tradito la fiducia che il Santo Padre aveva riposto in me, e che amavo come se fossi un figlio". Lo ha dichiarato in aula il maggiordomo infedele di Benedetto XVI. "Ha ricevuto soldi o benefici, lei o altri, per la dazione dei documenti?", gli ha chiesto il presidente Giuseppe Dalla Torre. "No - ha risposto Gabriele - questa era la condizione essenziale e iniziale nell'intessere il rapporto con questa persona (ndr, il giornalista Gianluigi Nuzzi)". 
"Dalla vicenda - ha aggiunto Gabriele - non ho avuto ne' soldi ne' altri benefici, ho avuto solo effetti distruttivi. Se altri abbiano avuto vantaggi, io volontariamente non lo volevo, anche se il guadagno ottenuto con il libro e' evidente, ma non mio". "Oltre che con la vendita del libro - ha concluso - escludo che altre persone possano avere avuto vantaggi". 

© Copyright (AGI) 

GABRIELE, PARLAVO CON CARDINALI SARDI E COMASTRI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 ott. 


"Il cardinale Paolo Sardi per lei era una specie di guida spirituale?". Il presidente del Tribunale Vaticano, professor Giuseppe Dalla Torre, rivolge questa domanda con voce ferma nell'Aula dove si processa Paolo Gabriele. E' la prima volta che nell'inchiesta su Vatileaks compare il nome di un cardinale, addirittura l'ex vice camerlengo di Santa Romana Chiesa, un ecclesiastico che ha diretto a lungo l'ufficio dove vengono redatti i documenti papali. "Sono stato suggestionato - spiega il maggiordomo infedele - da circostanze ambientali, in particolare dalla consapevolezza di trovarmi in uno stato in cui c'erano misteri non risolti. Ho avuto molti contatti, confidenze ricevute anche dai cardinale Sardi e Comastri, dal vescovo di Carpi ed ex officiale vaticano Francesco Cavina, dalla signora Ingrid Stampa". 
I nomi evocati da Gabriele sono molto pesanti quanto non precise le accuse che indirettamente rivolge a queste personalita': l'altro cardinale nominato nell'interrogatorio di oggi, Angelo Comastri, e' il vicario del Papa per la Citta' del Vaticano e gode di grande considerazione anche per la sua vita spirituale, lo stesso vale per monsignor Franceasco Cavina, molto amato da tutti i dipendenti vaticani. La signora Ingrid Stampa godeva anche lei di unanime stima e piena fiducia: e' la ex governante del cardinale Ratzinger e lo ha seguito nel Palazzo Apostolico ma non nell'Appartamento, essendo invece impiegata nell'ufficio per i testi papali gia' diretto da Sardi. 
Un dossier pubblicato da Die Welt in luglio citava i nomi di Paolo Sardi, Ingrid Stampa e del vescovo di Curia Joseph Clemens, che invece non e' stato nominato oggi in aula. Mentre i nomi di Comastri e Cavina non comparivano in quell'articolo considerato molto informato sull'inchiesta. Su Sardi, inoltre, e' da registrare che Paolo Gabriele ha dichiarato oggi di averlo ritenuto "un punto di riferimento" all'inizio della sua attivita' in Vaticano, ma che successivamente se ne sarebbe distanziato. Le dichiarazioni in merito a tutte queste personalita' erano piu' forti nell'istruttoria e sono state in parte ridimensionate nell'interrogatorio di oggi: "la parola suggestione - ha precisato infatti Gabriele - non e' da collegare ai colloqui avuti con questi personaggi. E' un discorso piu' ampio". "Preciso - ha spiegato il maggiordomo infedele - che per suggestione nel verbale del 6 giugno non intendevo una forma di collaborazione delle persone citate. 
Anche perche' - ha continuato - nell'interrogatorio ho fatto menzione di altre persone con cui ero venuto in contatto, e cioe' i signori Mauriello e Catano". I nomi dei due laici indicati dal maggiordomo come "suggeritori", almeno negli interrogatori in istruttoria, sono entrambi da collegare a una sorta di faida contro il comandante della Gendarmeria Domenico Giani, principale destinatario peraltro anche delle gravi accuse di Gabriele sulle condizioni della sua carcerazione (alle quali il Corpo ha subito risposto con una nota molto forte). Dagli atti, ha ricostruito il pm Picardi, "emerge che erano coinvolti altri e cioe' il dottor Mauriello e Luca Catano che le ha consegnato l'articolo 'Napoleone in Vaticano' poi pubblicato nel libro 'Sua Santita'". "Conferma?", ha chiesto a Gabriele. "Posso precisare - e' stata la risposta del maggiordomo - che era un momento particolare in cui si usciva da un trattamento poco corretto nei confronti del cappellano del Corpo e i gendarmi erano sconcertati da questo fatto". Quanto a Catano, Gabriele ha precisato: "venni a conoscenza di questa persona attraverso un amico del liceo che si dimostrava addentro a cose della gendarmeria, Enzo Vangeli. Anche Catano sapeva molte cose, sembrava che facesse un lavoro delicato, pensavo fosse un magistrato, e cio' mi dava garanzie. Credevo a tutto quello che lui mi raccontava". Dei suoi sospetti sulla gestione del Corpo della Gendarmeria, Gabriele ha detto oggi di aver informato il segretario del Papa, don Georg Gaenswein, il quale, sono parole dell'imputato, "ha cominciato a chiedermi cosa sapevo della Gendarmeria e io ho risposto aprendogli il mio cuore, offrendogli possibilita' di fargli conoscere chi mi aveva fatto queste confidenze". Gabriele ha anche fatto capire che alcuni gendarmi si erano lamentati con lui e ha raccontato che se camminava a piedi in Vaticano, tantissime persone lo fermavano per sfogarsi lamentando torti subiti. "Cosi' andiamo al di fuori. Non tutti i particolari sono necessari, si deve difendere ma rimanere sull'oggetto", ha tagliato corto il presidente del Tribunale, professor Giuseppe Dalla Torre. E al promotore di giustizia che gli chiedeva se dunque i corvi fossero 1 o 20, come si era iopotizzato sui media, Gabriele ha risposto: "nessun altro, ne' su mia richiesta ne' su mia iniziativa". 

© Copyright (AGI) 

3 commenti:

gemma ha detto...

È Sardi e Comastri che dicono?

Anonimo ha detto...

Se fosse accertato quanto riferisce Gabriele, ciò costituirebbe, da parte dei Cardinali Sardi e Comastri, un vero e proprio tradimento nei confronti del Santo Padre, per finalità da far pensare.

Anonimo ha detto...

Al di là delle affermazione di Gabriele, circa i contatti che lui dice di aver avuto con gli alti prelati Sardi e Comastri, una cosa è certa: Gabriele si sentiva protetto da qualcuno influente all'interno de Vaticano, altrimenti non avrebbe fatto quello che ha fatto.
Questo è innegabile!