Anno della fede, i sacerdoti al Catechismo del Concilio
Gianni Cardinale
Nell’Anno della fede è affidata ai sacerdoti la «corretta ermeneutica» del Vaticano II e la diffusione della conoscenza del Catechismo della Chiesa cattolica del 1992 come «miglior modo per attuare gli insegnamenti conciliari».
Lo scrive in una lettera il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il clero, annunciando che il dicastero da lui presieduto offrirà mensilmente «alcuni spunti di riflessione» che potranno essere letti nel proprio fornitissimo sito (www.clerus.org) durante tutto l’Anno della fede che Benedetto XVI ha solennemente aperto giovedì scorso.
Nella sua missiva il porporato ricorda come l’Anno della fede sia stato indetto dal Papa in occasione del cinquantesimo Anniversario dell’apertura dei lavori del Concilio Vaticano II e del ventesimo della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
«Due eventi – spiega – di straordinaria importanza ed intimamente legati: il Concilio, infatti, è autenticamente interpretato dal Catechismo e quest’ultimo è, in realtà, il “Catechismo del Concilio”, in ascolto del quale è sempre necessario porsi per attuare le autentiche riforme che lo Spirito Santo ha suggerito alla Chiesa ed i Padri conciliari hanno autorevolmente indicato nei testi di quella nobile Assise».
Per il prefetto della Congregazione per il clero «i sacerdoti, in ogni circostanza, e qualunque sia il ministero loro affidato dai rispettivi ordinari, devono sempre considerarsi “in cura d’anime”, ed è parte integrante di tale cura animarum, l’esercizio testimoniale e dottrinale del munus docendi». Non solo, ma è «affidata» anche a ciascun sacerdote «la corretta ermeneutica dei testi del Concilio Vaticano II, i quali, a distanza di cinquant’anni, mantengono tutta la loro profezia pneumatica e domandano di essere conosciuti, nella continuità della Tradizione ecclesiale e nell’anelito di Riforma di cui sono eco ed orizzonte». Mentre «il miglior modo» per «attuare gli insegnamenti conciliari è far conoscere il Catechismo della Chiesa Cattolica, strumento sicuro di riferimento dottrinale e morale».
Ed è in questa chiave che la Congregazione per il clero – spiega il cardinal Piacenza – «intende offrire mensilmente, per l’Anno della Fede, alcuni spunti di riflessione per la formazione permanente, con l’auspicio che, dando priorità alla fede ed alle conseguenze esistenziali dell’incontro intimo, personale e comunitario con il Risorto, possa essere sostenuta la perenne riscoperta di ciò che siamo come sacerdoti ed il conseguente valore degli atti che compiamo».
Infatti, sottolinea il porporato è proprio «nell’orizzonte della fede» che si collocano «tutte le azioni sacramentali del sacerdote, il quale, nella Chiesa e a nome di Cristo Signore, attua la salvezza offerta a tutti gli uomini». Altrimenti, spiega sempre il cardinale, «senza questo orizzonte dilatato “fino al Cielo”, è sempre in agguato il pericolo di un funzionalismo mondanizzante, che rischia di risolversi nella pretesa di affrontare con mezzi e criteri meramente umani, quelle che appaiono come le sfide emergenti della nostra epoca».
In pratica la Congregazione per il clero approfitterà dell’Anno della fede per ripresentare «l’insegnamento e gli orientamenti pastorali» del Concilio «riguardo ai diversi ambiti di dottrina e di vita della Comunità ecclesiale». La prima puntata, già in rete da giovedì, è dedicata all’esposizione «nel modo più sintetico possibile, le indicazioni del Vaticano II per il ministero e la vita dei sacerdoti», alla luce dei testi conciliari «qualificanti in materia», come il paragrafo 28 della Costituzione Lumen Gentium e il Decreto Presbyterorum Ordinis.
© Copyright Avvenire, 14 ottobre 2012 consultabile online anche qui.
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