mercoledì 17 ottobre 2012

77 vescovi dimissionati, avanza la "rottamazione silenziosa" di Papa Benedetto XVI (Izzo)

PAPA: 77 VESCOVI DIMISSIONATI, AVANZA "ROTTAMAZIONE SILENZIOSA"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 ott.

Poche settimane prima di essere eletto Papa, Joseph Raztinger denuncio' la "troppa sporcizia" che c'era nella Chiesa Cattolica nelle meditazioni per l'ultima "Via Crucis" del pontificato wojtyliano. 
E, in coerenza con quella denuncia, da quando e' salito sul trono di Pietro, le dimissioni obbligate dei vescovi si sono moltiplicate. 
Secondo un calcolo del sito specialzzato "Vatican Insider", che titola sulla "rottamazione silenziosa" in corso, da aprile 2005 a oggi hanno lasciato "per ragioni di salute o grave impedimento" ben 77 vescovi, una media di uno ogni 36 giorni. Rispetto al numero totale dei dimissionati, secondo il sito e' una minoranza minima quella dei vescovi che hanno lasciato per malattia, come nei casi degli italiani Karl Golser, di Bolzano-Bressanone, che ha lasciato l'anno scorso, e Filippo Strofaldi di Ischia, dimessosi in luglio dopo aver subito due trapianti. "Il resto dei presuli si e' dimesso - scrive Vaticaninsider - o per una cattiva amministrazione economica, o per problemi di natura sessuale, oppure per difficolta' dottrinali e aperta ribellione verso il Papa. Alcuni sono stati esonerati direttamente dalle loro funzioni, dopo aver rifiutati di lasciare l'incarico". Per alcuni scandali pubblici, la Congregazione per i Vescovi della Santa Sede ha concesso uscite di scena velocissime, come nel caso dell'argentino Fernando Maria Bargallo' (della diocesi di Merlo-Moreno), che e' stato ripreso lo scorso giugno mentre faceva le vacanze con una amante ed era gia' a casa prima della fine del mese, o del cileno Marco Antonio Ordenes Fernýndez, vescovo di Iquique, sotto inchiesta per abusi.
Benedetto XVI ha sanzionato duramente gli abusi contro i minori, ma anche le condotte ambigue di vescovi che avevano figli o atteggiamenti morali sospetti. Per questi motivi hanno lasciato il loro posto i centroafricani Paulin Pomodino, di Bangui, e Francois-Xavier Yombandje, di Bossangoa; l'uruguaiano vescovo di Minas, Francisco Domingo Barbosa Da Silveira; il prelato territoriale di Trondheim, Norvegia, Georg Muller; l'indiano di Cochin, John Thattumkal; il canadese di Antigonish, Raymond Lahey; il belga di Bruge, Roger Vangheluwe (che aveva violentato suo nipote); il messicano e vicario apostolico di San Jose' del Amazonas, Alberto Campos Hernandez, e il vescovo ausiliare di Los Angeles, Gabino Zavala. In diversi paesi (sopratutto in Irlanda, Stati Uniti e Australia) la cattiva gestione della crisi degli abusi sessuali commessi da preti cattolici ha interrotto bruscamente altre numerose carriere ecclesiastiche. Mentre anche in Italia si sono registrati diversi episodi di pessima amministrazione delle diocesi (a casa il vescovo di Orvieto-Todi Giovanni Scanavino, che voleva ordinare sacerdote un giovane rifiutato da altre diocesi, che davanti al rifiuto vaticano si e' ucciso; e quello di Trapani, Francesco Micciche', in lite con l'economo per un rilevante ammanco) anche se il caso piu' clamoroso ha riguardato la diocesi di Pola, in Croazia, dove e' stato rimosso il vesocvo Ivan Milovan, che si era ribellato a una decisione della Santa Sede relativa ad un lascito destinato all'abbazia di Praglia. 
Non e' stato invece chiarito il perche' della repentina uscita di scena di monsignor Vincenzo Di Mauro, il segretario della Prefettura degli Affari Economici, improvvisamnete trasferito a Vigevano e poi dimessosi lo scorso luglio dopo appena 16 mesi di episcopato, rendendo necessaria la nomina del cardinale Dionigi Tettamanzi come amministratore apostolico.

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