mercoledì 12 settembre 2012
Sarà un pellegrinaggio religioso il viaggio che il Papa compie da venerdì a domenica prossimi in Libano (TMNews)
M.O./ Papa in Libano in nome della pace, nonostante ombre Siria
Prima volta Benedetto XVI in Medio Oriente dalla primavera araba
Città del Vaticano, 11 set. (TMNews)
Sarà un pellegrinaggio religioso il viaggio che il Papa compie da venerdì a domenica prossimi in Libano. Sebbene il Vaticano tenga a sottolineare il carattere pastorale di una visita il cui primo obiettivo è consegnare ai cristiani della regione l'esortazione apostolica che ha scritto a partire dal sinodo sul Medio Oriente che si è svolto nel 2010 in Vaticano, la trasferta ha però inevitabilmente implicazioni politiche e diplomatiche.
Non solo perché - dopo la visita in Terra santa del 2009 e quello a Cipro del 2010 - è il primo viaggio che Benedetto XVI compie nell'area mediorientale dopo lo scoppio della "primavera araba", ma, più specificamente, perché in Siria - paese confinante e legato al Libano da molte intersecazioni - è in corso da mesi una guerra civile che coinvolge la comunità cristiana ed ha suscitato più volte l'appello personale del Papa per una soluzione pacifica.
"Il Libano - ha sottolineato di recente il cardinale francese Jean-Louis Tauran, presidente del pontificio consiglio per il Dialogo interreligioso e diplomatico vaticano di lungo corso - è l'unico paese della regione nel quale i cristiani partecipano all'esecutivo. La presenza del Papa avrà una dimensione politica, ma il Papa non può fornire soluzioni. Ricorderà dei principi: la dignità della persona umana, l'esigenza del diritto internazionale e il contributo a una certa etica. Dirà che è necessario fare in modo che la forza della legge prevalga sulla legge della forza. E' una cosa molto triste vedere che, quando c'è un problema, si ricorre subito alla violenza e non alla diplomazia. La Santa Sede contribuisce a ricordare il diritto internazionale".
Un altro cardinale che farà parte dell'entourage papale, l'italo-argentino Leonardo Sandri, prefetto della congregazione per le Chiese orientali, da parte sua, si è detto convinto che la visita del Papa "una spinta molto grande per questo dialogo, perché tutti potranno vedere e toccare con mano che la presenza del Papa non è una presenza di potere, di forza, ma è una presenza di amore, di dialogo, di saper ascoltare e di saper stare insieme, e che mai e poi mai, sarà la presenza del Vangelo e del cristianesimo ragione per usare la violenza, l'odio o la separazione. Il Papa darà testimonianza di questa pace, di questo amore del Vangelo. Perciò io credo che questa visita è realmente una visita profetica per la Chiesa, e per il Medio Oriente".
Il portavoce vaticano, Federico Lombardi, ha però precisato nel corso di un briefing di presentazione della sua ventiquattresima visita apostolica fuori dall'Italia, che Benedetto XVI "è un leader religioso che va a portare il suo messaggio ad una comunità che fa riferimento a lui e che, attraverso l'impegno e la testimonianza, serve i popoli dell'area". In questo senso, nel corso del viaggio "ci possono essere riferimenti" alla Siria, ma "non bisogna deviare l'attenzione su cose estranee" all'obiettivo del viaggio.
Il motto della visita, ad ogni modo, è "Pax vobis", che la pace sia con voi, e mette in luce l'impegno della Santa Sede a favore della pace in una zona del globo attraversata da conflitti e tensioni. Il gesuita ha peraltro smentito ancora una volta, ieri, le ipotesi, circolate anonimamente nei Sacri palazzi e tra le nunziature dell'area, che il viaggio potesse essere annullato per un allarme legato alla sicurezza. "Non è mai stato messo in discussione il viaggio", ha detto, aggiungendo che "certamente è un segno di incoraggiamento, di speranza e di pace la volontà del Santo Padre di andare nonostante i problemi che ci sono nell'area". In questo senso, "non esistono dubbi legati a motivi di sicurezza, tanto più che tutte le comunità presenti in Libano, e persino Hezbollah, hanno fatto sapere di attendere con piacere il Papa e il suo messaggio di pace", ha rimarcato il portavoce vaticano.
Un messaggio che il Pontefice intende assolutamente portare per incoraggiare i popoli della regione "senza lasciarsi influenzare dalle circostanze e dalle incertezze", ha sottolineato Lombardi con parole riprese anche dall''Osservatore romano'. Quanto ad Hezbollah - il "partito di Dio" sciita legato alla Siria che controlla il sud del Libano e fa parte, pur tra qualche inquietudine, della maggioranza di governo, il portavoce vaticano, interpellato dai cronisti, non ha voluto prendere posizione sul suo inserimento da parte degli Stati Uniti nella lista delle organizzazioni terroristiche. "Non ho da dire la posizione del Vaticano su Hezbollah", ha detto.
La partenza del Papa avverrà dallo scalo romano di Ciampino la mattina di venerdì 14. L'arrivo a Beirut è previsto attorno alle 14 locali. La cerimonia di benvenuto si svolgerà nell'aeroporto internazionale 'Rafiq Hariri', che prende il nome dal presidente del consiglio ucciso il 14 febbraio del 2005 in un attentato sul quale indaga un Tribunale speciale dell'Onu presieduto dal giurista italiano Antonio Cassese. Fonti di stampa tedesca hanno sostenuto che il tribunale starebbe indagando sulle responsabilità di Hezbollah ma il partito sciita nega ogni addebito.
All'aeroporto di Beirut il Papa pronuncerà il primo degli otto discorsi previsti. Ratzinger raggiungerà quindi Harissa, dove ha sede la nunziatura apostolica. Nel pomeriggio, nella Basilica dedicata a Saint Paul nella cittadina collinare, firmerà l'esortazione apostolica post-sinodale. Il sinodo del 2010 ha visto raccolti in Vaticano vescovi e patriarchi di tutto il Medio Oriente ed ha concentrato la sua attenzione, tra l'altro, sui temi della persecuzione dei cristiani nella regione, della libertà religiosa, del dialogo ecumenico ed interreligioso.
Molte le questioni pastorali e squisitamente religiose affrontate dall'assise, ma non sono mancati anche accenti più marcatamente politici e riferimenti al vicino conflitto israelo-palestinese. Una eco di queste discussioni si trova nel discorso di benvenuto. Nel testo, pubblicato sul sito ufficiale della visita (www.lbpapalvisit.com) e successivamente depennato, il patriarca greco-cattolico Gregorio II Laham chiedeva il riconoscimento ufficiale di uno Stato palestinese.
Il secondo giorno della visita, sabato 15 settembre - le autorità libanesi hanno indetto per l'occasione una giornata di festa nazionale - in mattinata il Pontefice compirà la visita di cortesia al presidente della Repubblica. Nella stessa occasione incontrerà in privato anche il primo ministro e il presidente del Parlamento. In Libano, paese multietnico e multireligioso, le massime cariche istituzionali sono consuetudinariamente attribuite ai rappresentanti delle diverse comunità. Nello specifico, il presidente (Michel Suleiman) è un cristiano maronita, il premier (Najib Mikati) è un musulmano sunnita e il presidente dell'Assemblea dei deputati (Nabih Berri) è un musulmano sciita. Sempre nel Palazzo presidenziale di Baabda, il Papa rivolgerà poi un discorso a capi delle principali quattro comunità religiose musulmane (sunniti, sciiti, drusi e alawiti), membri del Governo, delle istituzioni con il corpo diplomatico, rappresentanti del mondo della cultura e capi delle altre Chiese e confessioni cristiane. Nel "paese dei cedri" sono presenti diverse chiese cattoliche (le principali, guidate ognuna da un patriarca, sono la maronita, la greco-melkita, la armeno-cattolica e la siro-cattolica) e svariate chiese ortodosse e protestanti. In assenza di un censimento (l'ultimo è del 1932), studiosi e osservatori ritengono che da alcuni decenni i musulmani siano diventati maggioranza (50/65%) degli oltre quattro milioni di libanesi residenti in patria. I cristiani dovrebbero essere tra il 35/40% e tra loro la presenza cattolica è fortemente maggioritaria. L'autorevole World Factbook della Cia afferma che i Musulmani sono il 59,7%, i Cristiani il 39% e altre confessioni 1,3%. A fine mattinata di sabato il Papa pranzerà con i quattro patriarchi e gli altri vescovi libanesi, e con i membri del Consiglio speciale per il Medio Oriente del Sinodo nel patriarcato armeno cattolico di Bzommar. La seconda giornata si concluderà con l'incontro con i giovani nel piazzale antistante il patriarcato maronita di Bkerké.
Domenica 16, infine, il Papa celebrerà la messa per la consegna dell'esortazione apostolica post-sinodale, al Beirut City Center Waterfront: "Un lembo di terra sottratto al mare - sottolinea l''Osservatore romano' - grazie anche alle macerie di edifici bombardati in passato. Nel pomeriggio dopo un incontro ecumenico nella sede del Patriarcato siro-cattolico di Charfet - durante il quale non è previsto un discorso del Papa - si congederà dal Libano all'aeroporto di Beirut. Il rientro a Castel Gandolfo è previsto intorno alle 22 di domenica 16.
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