Il Papa in Libano. Padre Lombardi: la missione del profeta disamato dà forza alla pace
L’uomo che invita alla pace tra gente abituata alla guerra: è questo, in sintesi, il ritratto di Benedetto XVI emerso dal suo viaggio apostolico in Libano. A una settimana ormai dalla sua conclusione, il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, torna a riflettere sulle implicazioni della visita papale nel suo editoriale per “Octava dies”, il settimanale d’informazione del Centro Televisivo Vaticano:
Raramente il messaggio del Papa nel corso di un viaggio è stato compreso e accolto da ammirazione e consenso quasi unanime come in questa occasione. Le voci dissenzienti sono state assai poche. Giustamente. E’ stato un segno molto apprezzabile del senso di responsabilità dei comunicatori.
La missione del profeta disarmato che andava senza incertezze, decisamente, a parlare di pace in una regione e in un periodo di conflitti e proteste infuocate era un messaggio di forza e di evidenza non comune. Mentre tutto attorno si continua perlopiù a confidare soprattutto nel potere e nelle armi, e si alimenta l’odio senza tregua, le parole del dialogo e del rispetto vicendevole, l’invito alla riconciliazione, l’esortazione ai giovani di diversa fede religiosa a costruire insieme un futuro di pace sono risonati con limpida e affascinante verità, dalla bocca “di uno che parla con autorità” a differenza di altri meno credibili maestri. Particolarmente incoraggiante l’accoglienza dei capi religiosi musulmani del Libano, che hanno accolto con rispetto e disponibilità il messaggio di pace e di collaborazione fra cristiani e musulmani per la pace nella loro stessa terra, nel cuore del Medio Oriente.
Il rispetto sincero per le credenze dell’altro fonda quei pensieri, quelle parole e quei gesti di pace di cui ha ancora una volta parlato il Papa, e di cui vi è estremo bisogno da parte di tutti e in tutto il mondo, ormai villaggio globale, per non alimentare irresponsabilmente reazioni incontrollate e violente. Il Papa e la Chiesa cattolica fanno la loro parte per la pace nel mondo, anche chi ha strumenti di potere politico, militare o di comunicazione deve fare la sua parte in questo impegno cruciale per l’avvenire dell’umanità.
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