Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Il Papa: i partiti cattolici difendano la vita
Appello di Benedetto XVI contro l’aborto e a tutela del matrimonio tra uomo e donna
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Prima bacchetta i partiti cattolici («difendete la vita e il matrimonio tra uomo e donna»), poi esorta i politici a recuperare credibilità: «Il giudizio è severo per chi sta in alto, non seguite il mercato ma il bene comune». Parlando ai 120 delegati dell’Internazionale Democratica di Centro (Idc) guidati da Pier Ferdinando Casini, Benedetto XVI rivolge da Castel Gandolfo un nuovo richiamo ai cattolici attivi nelle sedi istituzionali a contrastare le derive in atto su questioni come l’aborto, l’eutanasia, le manipolazioni eugenetiche o sulle unioni alternative al matrimonio tradizionale. «Non deve conoscere flessioni» l’impegno dei cristiani nella società e nella politica, e al primo posto devono esserci la difesa della vita in ogni sua fase e della famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. Di fronte al rincorrersi delle polemiche in vari Paesi sull’introduzione dei matrimoni gay, il Pontefice alza il tiro facendo appello a una «tutela internazionale» per il matrimonio e la famiglia. Di fronte ai leader democratico-cristiani, tra cui il premier greco Antonio Samaras, quello irlandese Enda Kenny, quello albanese Sali Berisha, il portavoce del Consiglio Nazionale Siriano George Sabra, il Papa ricorda che «il rispetto della vita in tutte le sue fasi, dal concepimento fino al suo esito naturale è un impegno che si intreccia con il rispetto del matrimonio come unione indissolubile tra un uomo e una donna e fondamento della comunità familiare». Riguardo alla lotta contro la crisi finanziaria globale, che nasce dall’assenza di «un solido fondamento etico» in campo economico, il contributo politico ed istituzionale dei cattolici «non potrà limitarsi a rispondere alle urgenze di una logica di mercato, ma dovrà cercare il bene comune».
I politici cristiani sono tenuti a un «discernimento» che in ogni campo richiede «una costante attenzione alla Parola di Dio e al Magistero della Chiesa». E in tempi di scandali e di sprechi di denaro pubblico non manca un monito anti-corruzione, «non per spaventare, ma per spronare e incoraggiare i governanti, ad ogni livello, a realizzare tutte le possibilità di bene di cui sono capaci». Nel suo saluto, il presidente dell’Idc Casini ha sottolineato che «la laicità delle istituzioni pubbliche e degli Stati non può sopprimere l’innato bisogno di religiosità dell’essere umano: non c’è sana laicità senza Dio e la religione». Inoltre, «solo attraverso il recupero della credibilità vi sarà un riavvicinamento del cittadino alla politica». Sugli stessi problemi è intervenuto da Milano il cardinale Angelo Scola: la testimonianza del politico cattolico non deve «abbassarsi a tutti i mezzi per ottenere i risultati», perché «il consenso non è condizionato dall’esito». E l’esito ultimo è «dato dalla Provvidenza». Dunque il credente, sul matrimonio e la famiglia, deve «esprimere sempre la propria idea e tentare di far sì che questa convinca tutti in maniera adeguata». Di fronte a discussioni interne ai partiti su temi come le unioni civili, il cattolico «deve porsi il problema se si trova nel giusto “contenitore”».
© Copyright La Stampa, 23 settembre 2012
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