Dove sta la sapienza
Benedetto XVI all'Internazionale Dc: occorre un ''decisivo discernimento''
Marco Doldi
“Sono purtroppo molte e rumorose le offerte di risposte sbrigative, superficiali e di breve respiro ai bisogni più fondamentali e profondi della persona”.
Parole di Benedetto XVI ai partecipanti all’incontro promosso dall’Internazionale Democratica Cristiana, sabato 22 settembre. Il Papa ha indicato come la politica debba essere capace di uno sguardo ampio, capace di raggiungere il vero bene dell’uomo.
Occorre coltivare un “decisivo discernimento” sugli interessi più vitali e delicati della persona. E questo compito è proprio della politica. Sono parole che meritano molta considerazione, perché esprimono un compito alto, una missione nobile. C’è bisogno di queste parole, perché nel nostro Paese la vita politica non sta attraversando un momento felice. Sotto gli occhi di tutti ci sono autentici scandali, che mostrano come il sentimento più basso dell’uomo - quello che lo conduce ad appropriarsi di beni della collettività - riaffiori continuamente. Scandali a parte, non si può dimenticare che l’attuale governo, per necessità, è subentrato ad un altro, cui i cittadini indirettamente o meno, meritatamente o meno avevano affidato le sorti della Repubblica. L’immagine di questi mesi è quella di una vita politica a due velocità: da una parte ci sarebbe il governo che deve far fronte alle necessità economiche, molte volte secondo i canoni europei, da un’altra i politici che, impegnati molte volte in questioni interne ai loro schieramenti, faticano a trovare un accordo per dare al Paese ciò di cui c’è bisogno, come ad esempio una legge elettorale, che consegni al cittadino una incisiva capacità di scelta dei propri rappresentanti o, su un altro versante, una legge sui trattamenti per il fine vita.
Da questo abbozzo dello scenario attuale, l’impressione che si ha è di una sempre minor fiducia nei confronti della vita politica e dei suoi protagonisti. La marcata diminuzione della partecipazione alle urne ne è segno evidente. Sì, da molte parti viene meno la fiducia nei confronti della grande politica. Rimane, invece, nei confronti di quegli amministratori locali, che certamente si impegnano con buoni risultati nella gestione di comuni, assessorati, consigli, etc. C’è da registrare, però, che l’impegno di questi, molte volte, non è più la conseguenza dell’appartenenza ad uno schieramento. Essi fanno semplicemente bene il proprio compito. È come se la vita politica vivesse di scollamenti; almeno questo percepisce il cittadino.
La Chiesa non fa politica nel senso che non interviene nel governo della vita sociale; però, aiuta i politici, che vogliono ascoltarla, a non perdere il senso della loro missione, la quale - conviene dirlo - non è illimitata. Per esempio, non è di competenza dei politici riscrivere l’etica, proponendo modelli vita in contrasto con i perenni significati della persona. Questa azione, oltre a togliere tempo ed energie alla cura di problemi urgenti come quelli legati al sostegno sociale a persone e famiglie in grave difficoltà economica, non è di competenza della politica. Infatti, vi sono valori e impegni che sono come consegnati alla politica perché li concretizzi sempre al meglio. La famiglia, come l’unione dell’uomo e della donna, prima cellula della convivenza umana, luogo di realizzazione nell’amore reciproco, sorgente di nuove vite umane accolte e custodite, si impone da sola in nome di una ricchezza millenaria, propria della miglior civiltà. Non si tratta di salvaguardare la famiglia cosiddetta tradizionale per distinguerla da altre convivenze, che vorrebbero assomigliarle, ma invece di promuovere la famiglia così come è.
Quello della famiglia, fondata sul matrimonio, può essere precisamente uno di quegli ambiti dove non è possibile offrire “risposte sbrigative, superficiali e di breve tempo”, ma al contrario si deve esercitare un “decisivo discernimento”. Lo stesso si potrebbe dire per la dignità della vita umana, che conduce a difenderla dal concepimento alla morte naturale. Le parole del Papa sono di capitale importanza e il fatto che siano state rivolte a politici di ispirazione cristiana, non le chiude in un contesto confessionale. Al contrario, possono essere assunte con fiducia da tutti quelli che sono alla ricerca di un progetto, che vada oltre la propria permanenza ai seggi delle istituzioni. Evitano che all’avvicendarsi dei governanti o dei politici, si pensi di dover riscrivere tutto da capo, come se la vita del Paese venisse ogni volta azzerata.
In questo difficile momento si potrebbe guardare con ammirazione a quegli uomini politici che hanno fatto la Repubblica; pur appartenendo a schieramenti ed idee diverse, hanno avuto un “decisivo discernimento” sui fondamenti del vivere sociale e hanno scritto la carta costituzionale. Avevano alle spalle anni di odio e di distruzione, ma non si sono scoraggiati, guardando con fiducia al futuro. Sapevano che la politica diviene credibile, non quando si contrappone sterilmente, ma quando si unisce per servire tutti i cittadini; nei momenti difficili la rappresentanza politica unisce, anziché dividere. Hanno inventato qualcosa di nuovo? No, con “decisivo discernimento” hanno attinto alla sapienza di un popolo e si sono impegnati nel custodire valori e beni fondamentali.
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