Il Papa in Libano. Mons. Masri: visita importante, incoraggia i crisiani a convivere con i musulmani
Nonostante il clima di tensione crescente in Libano, procedono i preparativi per la visita del Papa in questo Paese, in programma dal 14 al 16 settembre prossimi. Sulle speranze della comunità cristiana libanese ascoltiamo quanto ci riferisce mons. George Masri, economo generale del Patriarcato siro-cattolico in Libano, al microfono del collega del Programma arabo della nostra emittente Rabih Abi Abdullah:
R. - Speriamo molto nella visita del Santo Padre perché è un avvenimento di speranza per tutta la Chiesa, soprattutto per noi siro-cattolici che siamo una piccola minoranza che vive la propria testimonianza di sangue. Siamo una Chiesa di martiri ma nello stesso tempo siamo una minoranza che vive la fiducia e la speranza in Gesù Cristo.
D. - Che impatto può avere la visita del Papa sul dialogo islamo-cristiano in una regione dove i cristiani sono una minoranza…
R. - E’ molto importante la visita del Santo Padre in Medio Oriente, soprattutto in questo piccolo Paese che è il Libano. Il Santo Padre ci dà fiducia e ci dà il coraggio di vivere con i nostri vicini musulmani per condurre un dialogo di vita, perché il dialogo dogmatico non è facile, ma stiamo convivendo con la popolazione musulmana. Noi speriamo molto nella visita del Santo Padre e ci stiamo preparando, cristiani e musulmani, a questo grande avvenimento. Speriamo che il dialogo tra noi e i nostri fratelli musulmani rimanga un dialogo di vera convivenza.
D. – Come può descrivere gli ultimi sviluppi in Libano, frutto di tensioni politiche, e che impatto potrebbero avere sulla visita di Benedetto XVI?
R. – Purtroppo ci sono questi eventi ma certamente non intaccano la visita del Santo Padre perché questa visita dà fiducia alla grande maggioranza di tutta la popolazione libanese e a tutti i cristiani del Medio Oriente. Noi speriamo che la primavera araba sia veramente una primavera. Il vero dialogo che noi dovremmo fare con i nostri fratelli musulmani è quello di poter avere un’uguaglianza tra tutti i cittadini sulla base della cittadinanza e non sull’appartenenza religiosa: siamo tutti figli di Dio, musulmani e cristiani. Seriamo che l’Occidente possa aiutare questa regione a sviluppare una vera democrazia. La religione musulmana prevede un regime teocratico, non democratico: se vogliamo avere un vero dialogo con i musulmani lo dobbiamo fare sulla base di valori civili e non su criteri religiosi.
© Copyright Radio Vaticana
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento