venerdì 31 agosto 2012

Il card. Martini, l'amico contestatore ma fedele di Ratzinger e Wojtyla (Izzo)

MARTINI: L'AMICO CONTESTATORE MA FEDELE DI RATZINGER E WOJTYLA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 ago. 


Benedetto XVI ha potuto salutarlo lo scorso 3 giugno, nell'episcopio di Milano, e in questi 7 anni numerose volte ha voluto rendere omaggio al grande cardinale gesuita, punto di riferimento dell'ala progressista nel Conclave del 2005 dopo essere stato il simbolo di una chiesa piu' aperta e dialogante per tutto il pontificato di Giovanni Paolo II, il Papa polacco che lo aveva  nominato a sorpresa arcivescovo di Milano (la piu' grande diocesi del mondo) il 29 dicembre 1979 e lo ha consacrato personalmente il 6 gennaio del 1980. Il gesuita Martini infatti era il rettore della Pontificia Universita' Gregoriana ed era considerato un autorevole biblista. Non risulta che mai Papa Wojtyla si sia pentito della sua scelta, anche se per vent'anni l'arcivescovo di Milano ha poi  rappresentato una sorta di magistero alternativo, tanto che il Corriere della Sera era arrivato a definirlo in un titolo "il candidato degli anglicani" al Papato, per dare conto degli ottimi rapporti (vere e proprie convergenze) tra la chiesa martiniana e quella protestante inglese. Questa continua contrapposizione pero' il cardinale la viveva senza arroganza, quasi meravigliandosi che giornali e giornalisti cogliessere le poche differenze piuttosto che la sua sostanziale obbedienza. Nel 1997, ad esempio, commentando il "no" definitivo di Wojtyla al sacerdozio femminile, l'arcivescovo di Milano disse: "nella storia della Chiesa pero' ci sono state le diaconesse, possiamo pensare a questa possibilita'". Gli storici della Chiesa antica replicarono immediatamente che le donne erano ammesse a un particolare servizio della carita' che si differenza dal diaconato odierno in quanto non era prevista l'ordinazione che ne fa oggi una  sorta di primo grado del sacerdozio. E il cardinale evito' di controreplicare.
Il torinese Martini (autore di decine di libri di commento esegetico ed ex professore e rettore del Pontificio Istituto Biblico, prima di approdare alla Gregoriana) era cosi': non cercava la polemica con Roma, ma non era disposto a tacere se la pensava diversamente dal Papa. 

Da biblista, ad esempio, ha dedicato in questi anni recensioni puntute ai due volumi dell'opera "Gesu' di Nazaret" firmati da Joseph Ratzinger-Benedetto XVI. E il Papa tedesco non se l'e' presa affatto. Anzi in piu' occasioni, anche in discorsi pronunciati a braccio, ha rinnovato la sua stima e espresso considerazione e stima per Martini, come pastore e come studioso. Gli e' grato del resto per quanto accaduto la mattina del 19 aprile 2005, quando il porporato gesuita ha fatto convergere sul suo nome i cardinali progressisti, che nelle prime votazioni avevano indicato l'arcivescovo di Buenos Aires Bergoglio (anche lui gesuita).
I due cardinali professori, il teologo e il biblista, oltre che  coetanei (classe 1927, Martini e' nato il 15 febbraio, Ratzinger il 16 aprile) hanno sempre avuto rapporti cordiali. Anzi si puo' dire che tra loro c'e' sempre stato un feeling, anche se quello divenuto Papa era allora, per il suo ufficio di prefetto dell'ex Sant'Uffizio, il custode dell'ortodossia, e l'arcivescovo di Milano amava invece i territori inesplorati della teologia e dell'etica, dove spesso camminava rasente agli strapiombi, come emerge anche dai suoi piu' recenti scritti sull'eutanasia.  
Joseph Ratzinger e Carlo Maria Martini si erano conosciuti personalmente solo nel 1978 quando alla morte di Paolo Vi l'allora arcivescovo di Monaco trascorse a Roma le settimane del preconclave. Pochi mesi prima il rettore della Gregoriana (che nel tempo libero assisteva gli anziani ospiti di una casa famiglia della Comunita' di Sant'Egidio a Trastevere) era stato chiamato da Papa Montini a predicare gli esercizi spirituali di Quaresina in Vaticano, un incarico che qualche era toccato anche a Karol Wojtyla.
Si dice che l'infarto che uccise appena un mese dopo l'elezione Giovanni Paolo I, abbia sorpreso il Papa mentre si struggeva per decidere chi mandare a Milano in sostituzione del cardinale Colombo, ormai anziano, e chi a Venezia, a fare il patriarca al suo posto. E che Albino Luciani pensasse per uno dei due incarichi a un gesuita, padre Bartolomeo Sorge.

In ogni caso, morto il Papa del sorriso ed eletto il vigoroso arcivescovo di Cracovia, il 10 febbraio 1980 fu un gesuita, Carlo Maria Martini, a fare l'ingresso ufficiale nella Diocesi di Milano, che ha poi guidato per oltre vent'anni.
Nel novembre 1980, cioe' pochi mesi dopo, ha introdotto in diocesi la "Scuola della Parola" che consiste nell'aiutare il popolo di Dio ad accostare la Scrittura secondo il metodo della lectio divina. E' del novembre 1986 il grande convegno diocesano ad Assago sul tema del "Farsi prossimo", dove viene lanciata l'iniziativa delle Scuole di formazione all'impegno sociale e politico. Grande risonanza ha avuto poi la serie di incontri - iniziati nell'ottobre del 1987 - sulle "domande della fede", detti anche "Cattedra dei non credenti", indirizzati a persone in ricerca della fede.
Il 4 novembre 1993 ha convocato il 47esimo Sinodo diocesano di Milano, conclusosi il primo febbraio 1995. Nel 1997 ha presieduto le diverse manifestazioni per celebrare il XVI centenario della morte di S. Ambrogio, patrono della diocesi di Milano. Vasta eco, al di la' dei limiti territoriali della diocesi, hanno avuto le sue Lettere Pastorali e i Discorsi alla citta' di Milano.
Presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee  dal 1987 al 1993, Martini ha anche preso parte a numerose Assemblee del Sinodo dei Vescovi. Relatore alla VI Assemblea generale del 1983, sul tema: "Riconciliazione e penitenza nella missione della Chiesa", e' stato Membro della Segreteria del Sinodo dei Vescovi per molti diversi mandati. E proprio in uno degli ultimi Sinodi convocati da Wojtyla era intervenuto per chiedere un nuovo Concilio, proposta pero' subito archiviata da Giovanni Paolo II.
Dimessosi a 75 anni esatti da ogni incarico, l'arcivescovo emerito di Milano dall'11 luglio 2002 si trasferi' a Gerusalemme dove riprese gli amati studi biblici. E lo si vedeva passeggiare con il panama bianco e un bastone elegante nella citta' vecchia, tra la Porta di Damasco e quella di Jaffa, un itinerario che compiva spesso per recarsi dalla casa dei gesuiti biblisti al Santo Sepolcro. Il resto e' storia dei nostri giorni. La stessa malattia di Wojtyla, il morbo di Parkinson, lo costrinse qualche anno fa a rientrare in Italia, a Gallarate, da dove non era per lui possibile  spostarsi facilmente, ma grazie a internet poteva collaborare con diverse testate, tra le quali il Corriere della Sera che ogni 15 giorni gli dava una pagina per rispondere ai lettori sui temi della fede e della morale. 


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1 commento:

Anonimo ha detto...


Martini/ Restano molto gravi le condizione del cardinale
Ieri raccomandazione arcivescono di Milano Scola: pregate per lui

Milano, 31 ago. (TMNews) - Restano molto gravi le condizioni del
cardinale Carlo Maria Martini, affetto dal morbo di Parkinson da
anni. In una nota diffusa dalla diocesi di Milano, si legge che
"l'arcivescovo del capoluogo lombardo, cardinale Angelo Scola,
raccomanda a tutti i fedeli della Diocesi e a quanti l'hanno caro
speciali preghiere, espressione di affetto e di vicinanza in
questo delicato momento".

Martini, torinese classe 1927, è stato arcivescovo di Milano dal
1979 al 2002. Poi nel 2002 il Papa ha accettato le sue
dimissioni, per sopraggiunti limiti di età; e il cardinale si è
trasferito a Gerusalemme dove ha proseguito i suoi studi biblici.
Nel 2008 il rientro in Italia per curare quel morbo di Parkinson
che lo ha costretto a limitare sempre di più le sue uscite
pubbliche. Da allora vive all'Aloisianum, la casa dei gesuiti a
Gallarate, alle porte di Milano.

Saluti, Eufemia