lunedì 27 agosto 2012

Francia: la fede rinasce, rinasceranno i fedeli?


Francia: la fede rinasce, rinasceranno i fedeli?

La situazione della fede in Francia può sembrare paradossale. Com’è possibile che un Paese con un clero in contrazione e con "raggruppamenti parrocchiali" geograficamente vieppiù estesi, soprattutto nelle campagne, conosca oggi un rigoglio della trasmissione evangelica a livello culturale, educativo o attraverso innumerevoli iniziative associative?
Fra opinionisti e studiosi, prevale ormai un’ipotesi ben simbolizzata, in quest’estate olimpica, dal guizzo del tuffatore che risale dal fondo con slancio eguale a quello della picchiata. Nella scia del Sessantotto e fino agli anni Novanta, la Francia ha subìto vigorosi tentativi di sradicare il cristianesimo: si pensi alle università o ai media, dove la colonizzazione marxista ha portato all’espulsione delle proposte e interpretazioni cristiane. Ma la cappa di piombo è ormai saltata e la cultura francese riscopre, spesso con autentico entusiasmo, la sua antica anima cattolica.
Fra gli "immortali" dell’Académie française, il più prestigioso cenacolo intellettuale, brillano oggi soprattutto credenti come René Girard, Michel Serres, Marc Fumaroli, Jean-Luc Marion, Max Gallo e Jean d’Ormesson. E sotto la Coupole, siede pure monsignor Claude Dagens, vescovo di Angoulême. Ma anche nel cenacolo concorrente, l’Académie Goncourt che assegna l’omonimo premio, spiccano due cattolici come Michel Tournier e Didier Decoin. Fra le leve più giovani, la critica esalta autori come il poeta Christian Bobin, Sylvie Germain, l’incandescente Fabrice Hadjadj o Alexis Jenni, vincitore da esordiente dell’ultimo Goncourt. E gli esempi potrebbero proseguire a lungo, considerando la nuova generazione di saggisti credenti.
Il primo festival teatrale, quello di Avignone, è stato appena affidato al poliedrico drammaturgo Olivier Py, la cui opera è imbevuta di riferimenti evangelici. E, a livello cinematografico, esternano volentieri la loro fede star come Juliette Binoche, Gérard Depardieu o Anouk Aimée. In quest’ambito, soprattutto, non si appanna la coda luminosa lasciata da Uomini di Dio, la pellicola sulla testimonianza spirituale dei monaci di Tibhirine, il cui successo strepitoso, tanto più enigmatico per un film d’autore, è divenuto un "caso" che ha conquistato la copertina dei settimanali e l’attenzione dei sociologi. Fra i tanti esempi della musica leggera emergente, si può invece citare l’intensa Camille.
Accanto alla vivacità del dibattito teologico, mostrano un prestigio inscalfibile le riviste intellettuali Etudes, dei gesuiti, ed Esprit, fondata dal filosofo personalista Emmanuel Mounier, così come le pubblicazioni domenicane delle Editions du Cerf. Non è poi un dettaglio che il quotidiano più letto del Paese, Ouest France (800 mila copie), si rivendichi fieramente fedele alla dottrina sociale della Chiesa. Inoltre, a Parigi, pochi altri centri culturali conoscono il successo del Collège des Bernardins, voluto dal compianto cardinale Jean-Marie Lustiger.
In chiave inversa, sembra spegnersi l’eco degli scritti anticlericali. Lo stesso successo del saggista Michel Onfray assomiglia già a un fuoco di paglia. L’Express, primo ed autorevole settimanale d’informazione, ha appena irriso il sedicente "ateologo" osservando che persino gli atei più incalliti potrebbero finire per credere constatando che «i libri di Michel Onfray sono davvero troppo scadenti».
A livello associativo e caritativo, poi, la costellazione cattolica continua ad allargarsi. Basti ricordare l’eredità rigogliosa di opere e iniziative lasciata dall’abbé Pierre e da suor Emmanuelle, i due religiosi a lungo in cima nella classifica dei francesi più amati e popolari. Ed è pure molto sintomatico che le scuole private cattoliche non riescano più a rispondere alle richieste. In costante aumento da anni, gli iscritti hanno ormai superato ampiamente i 2 milioni.
Ma questa rinnovata effervescenza sociale e culturale sarà un viatico per le vocazioni e per una riscoperta dei sacramenti, oltre che per un ridimensionamento della laïcité di Stato, ancora spesso ostile al fatto religioso? Sembra la grande incognita dell’equazione francese, anche considerando il ritorno al potere dei socialisti guidati dal presidente François Hollande: un ritorno che desta timori ben comprensibili, soprattutto sul fronte etico a causa di evidenti tentazioni "zapateriste".
Nelle parrocchie, intanto, la pastorale è assicurata anche dal generoso arrivo di centinaia di giovani sacerdoti e seminaristi stranieri, perlopiù dall’Africa francofona o da Paesi europei come la Polonia. Decisivo è ormai pure l’apporto di circa 10 mila laici che hanno formalmente accettato un mandato dal proprio vescovo. E per i fedeli, di questi tempi, risuona ancor più forte la meditazione di santa Teresa di Lisieux, poi ripresa da Bernanos per chiudere il suo Diario di un curato di campagna: «Cosa importa? Tutto è grazia».

STORIA DI YANN, MORTO GUARDANDO IN VISO GESU'

Una storia di conversione che giunge da Nogent le Roi, cittadina nella valle dell’Eure, affluente della Senna

La storia di Yann, 39 anni, manovale rimasto a lungo insensibile alla fede che irrora da secoli la regione. Un uomo noto fino alla scorsa estate come duro e imprevedibile. Persino temuto, con il suo cane al guinzaglio. Eppure, poche settimane sono bastate a trasformare Yann in una persona cara ai fedeli di Nogent. E adesso che non c’è più, il suo nome è ricordato con un’emozione speciale.
Fumatore ostinato, Yann è morto di un tumore ai polmoni lo scorso 29 ottobre, dopo il terzo compleanno di Mélody, nata dall’unione con Marylène. Il repentino ricovero a Dreux non l’ha scoraggiato nella sua improvvisa e travolgente volontà di riconciliarsi con il cielo. Grazie a don Edouard, giovane parroco locale, e con il sostegno personale di monsignor Michel Pansard, vescovo di Chartres, Yann è stato battezzato e ha ricevuto gli altri sacramenti, compreso il matrimonio con Marylène.
«I suoi sorrisi e il suo volto radioso, al momento delle cerimonie, mi hanno trasmesso qualcosa di unico. Alla fine, era un uomo in pace – racconta proprio la sua sposa – la sua fede era già nata con la scomparsa della madre, dato che voleva essere sicuro di raggiungerla».
Ma se Yann ha ricevuto tanto, è anche riuscito in extremis a dare tanto. Per padre Edouard, «si è abbandonato totalmente a Dio ed ha appreso ad amare in ospedale. Da ribelle, è divenuto un agnello. Il giorno del matrimonio, il corridoio si è riempito inaspettatamente di parrocchiani, parenti, personale ospedaliero. Anche senza voce, mi chiedeva di pregare. Mi diceva con i suoi occhi dolci: "Ho l’impressione di vedere Gesù". C’era nelle sue parole una mescolanza d’emozione, bellezza e gravità».
È solo uno degli infiniti bisbigli di fede nella "Francia profonda" degli ultimi anni, legato alla nuova evangelizzazione. Padre Edouard e gli altri religiosi a Nogent appartengono infatti alla Comunità di san Martino, fondata negli anni Settanta in Italia, a Genova, e attiva per giungere a sostegno dell’evangelizzazione nelle contrade transalpine.

© Copyright Avvenire, 26 agosto 2012 consultabile online anche qui.

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