mercoledì 11 luglio 2012

Tensione fra Cina e Vaticano. Il vescovo scomparso è “detenuto” in seminario (Galeazzi)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:



TENSIONE CON IL VATICANO


Cina, il vescovo scomparso è “detenuto” in seminario


GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


La scure vaticana sul governo di Pechino e su quello che a tutti gli effetti sembra essere uno scisma in atto: l’ordinazione illecita di vescovi. 
La Santa Sede ha ufficializzato ieri che le ordinazioni episcopali prive di mandato pontificio comportano la scomunica «latae sententiae» per il consacrato e per i presuli che officiano l’ordinazione, tranne che possano dimostrare di essere stati costretti a partecipare al rito. Dunque, la risposta del Vaticano all’ordinazione illecita di un vescovo ad Harbin, nel nord della Cina, è arrivata. Con un appello diretto al governo di Pechino: se la Cina vuole davvero il dialogo con il Vaticano la smetta di incoraggiare e sostenere dei gesti che vanno nel senso opposto, come le ordinazioni prive di approvazione papale. Intanto, però la Cina rafforza la persecuzione anticattolica. È detenuto nel seminario di Sheshan, infatti, il vescovo ausiliario di Shanghai Thaddeus Ma Daqin, che sabato ha sfidato apertamente la politica religiosa del regime annunciando la sua decisione di abbandonare l’Associazione patriottica dei cattolici cinesi. Istituita nel 1957 dall’Ufficio per gli affari religiosi, l’organismo governativo che controlla vita religiosa dei cinesi in tutti i suoi dettagli,l’Associazione riconosce il governo di Pechino e non la Santa Sede come autorità ultima e sostiene di avere il diritto di nominare i vescovi. Daqin ha rafforzato la sua sfida rifiutandosi di accettare la comunione da Zhan Silu, un vescovo nominato dall’ Associazione patriottica senza il consenso della Santa Sede. Daqin è sparito da quando è stato preso in consegna da un gruppo di funzionari di polizia. In seguito si è appreso che è stato condotto nel seminario di Sheshan, dove osserverà un «periodo di riposo». Sembra trattarsi di una versione «ad hoc» degli arresti domiciliari illegali o delle «scomparse» temporanee, strumenti usati normalmente dalla polizia cinese per far pressione sui dissidenti. I cattolici di Harbin avevano opposto resistenza contro lo strapotere del Partito e dell'Associazione patriottica (Ap) che avevano decretato il via libera all'ordinazione episcopale di Giuseppe Yue Fusheng. 
Molti fedeli avevano attuato una protesta pregando e digiunando per allontanare questo gesto di disprezzo verso l'autorità spirituale del Papa; prima del 6 luglio molti sacerdoti si erano nascosti ed erano andati lontano via dalla città per evitare di essere costretti a partecipare alla cerimonia; non si è riuscito a trovare un coro che cantasse durante la liturgia della consacrazione. La cattedrale è finita sotto il controllo della polizia (per "motivi di sicurezza") e l'accesso bloccato. Da più di un anno i fedeli e i preti della diocesi frenano l'idea dell'ordinazione di p. Yue senza il mandato del papa. Due settimane fa si era sparsa la voce che l'ordinazione sarebbe avvenuta il 29 giugno, festa di san Pietro e Paolo (per fare "la festa al papa"), ma poi non si è realizzata. Fino all'ultimo rimasero molti punti oscuri e indecisi: non si è spauto fino all'ultimo l'orario della celebrazione e chi saranno i vescovi concelebranti. Fino alla vigilia non se ne erano trovati. In extremis l'Ap aveva precettato vescovi per farli partecipare.


© Copyright La Stampa, 11 luglio 2012 

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