giovedì 14 giugno 2012

Via il vescovo croato di Parenzo e Pola, mons. Ivan Milovan, al centro di un annoso contenzioso tra la diocesi e i benedettini di Praglia


Vaticano/ Via vescovo croato del controverso monastero di Praglia


Vaticano comunica la rinuncia di mons. Ivan Milovan


Città del Vaticano, 14 giu. (TMNews) 


Va via il vescovo croato di Parenzo e Pola, mons. Ivan Milovan, al centro di un annoso contenzioso tra la diocesi e i benedettini di Praglia (Padova) relativo ai diritti di proprietà di un monastero di Dajla, in Istria, che era stato sequestrato dal regime comunista ed era poi tornato in possesso della diocesi. 
Il Papa ha accettato la sua "rinuncia" in conformità al comma due del canonce 401 del diritto canonico, "per infermità o altra grave causa risultasse meno idoneo all'adempimento del suo ufficio".
A settembre scorso la Santa sede aveva contestato presso una corte amministrativa croata, la decisione del ministero della Giustizia di Zagabria di annullare tutte le decisioni prese tra il 1997 ed il 2002 atte a trasferire la proprietà statale del monastero di Dajla dallo stato alla Chiesa cattolica croata. Tornando di proprietà statale, dunque, il complesso viene sottratto alla giurisdizione vaticana che aveva deciso, invece, per la sua restituzione ai monaci italiani. Ad agosto del 2011 la Santa Sede aveva adottato un provvedimento per ripristinare "per quanto ad oggi possibile, la condizione determinata dalla volontà testamentaria del donatore originario che, a causa di vicissitudini storiche, per molti anni non è stata rispettata" e richiedere "alla Diocesi di risarcire l'Abbazia di Praglia, a titolo di indennizzo per i beni che la Diocesi ha previamente alienato o che comunque non sono restituibili. La misura di tale indennizzo è da ritenersi meramente forfettaria, in quanto il valore dei beni già alienati dalla Diocesi è di gran lunga superiore".


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5 commenti:

Andrea ha detto...

Estremamente importante, soprattutto perché la decisione papale infrange direttamente l'impostazione etnico/territoriale del Vescovo e, purtroppo, di molto Clero croato: prima la "Chiesa Nazionale", poi il Papa.

Si tratta della versione "orientale" (ai confini orientali d'Italia) dell'ideologia delle "Chiese Autonome" occidentali, dove ogni Vescovo vuol essere Papa

Ambrosiano e cattolico ha detto...

Sono d'accordo con Andrea

Anonimo ha detto...

Sono contento .Papa Benedetto XVI ancora una volta ci ha stupito.Il suo è un gesto degno dei grandi Papi ,così i vescovi etnici di stampo foziano capiranno che non si può stare nella Chiesa cattolica e far quel che si vuole fomentando divisioni e quel che è più scandaloso odi.

Anonimo ha detto...

@Andrea
ma non ti pare che con la creazione delle conferenze episcopali che spesso si arrogano prerogative della S. Sede, non si sia dato adito a queste correnti nazionalistiche?

E poi questi atteggiamenti li ritrovo anche negli Italiani: quanti richiedevano un patriarca di Venezia veneto? quanti trovano impensabile un meridionale vescovo a Como, o un lombardo vescovo a Crotone?

Andrea ha detto...

Per Anonimo delle 20:10 :

la questione delle Conferenze Episcopali è un classico caso di forzatura del Concilio, peraltro già presente nelle intenzioni (non espresse) di alcuni DURANTE il Concilio stesso.
Di per sé esse sarebbero un'ottima soluzione basata sul buon senso: visto che esistono delle aree liguistico/culturali, e che le condizioni di vita della Chiesa in ciascuna di esse sono diverse da quelle delle altre aree, è bene che i Vescovi dell'ambito omogeneo si conoscano, si parlino, si vedano. Non vi sarebbe il minimo problema se ogni Vescovo, oltre a non ambire alla sede "più importante"( come più volte ha detto il Papa), ricordasse di essere un Apostolo del Signore, sottoposto al Princeps Apostolorum.
Tutto il disastro esistente è puramente liberal/gallicano/massonico.

Per quanto riguarda l'interno dell'Italia, c'è purtroppo una cosa da dire: l'ondata sabauda di conquista e criminalizzazione dello Stivale, e in parte del Lombardo-Veneto, benché chiaramente contestata dalla Chiesa, comportò una grave polarizzazione anche religiosa su ciò che diveniva allora l'estremo Nord-Ovest d'Italia, cioè il Piemonte.
Ci furono moltissimi Vescovi nord-occidentali in "trasferta" in Diocesi lontane, e soprattutto si creò un'aura di superiorità di quel tipo di religiosità rispetto a quelle tipicamente italiche (Santi antichi mediterranei, processioni, Madonna ecc.).

Credo che, viceversa, Vescovi meridionali insediati al Nord-Ovest praticamente non siano esistiti.

Oggi, dopo l'occupazione d'Italia da parte di Inglesi e Americani nell'ultima guerra, la situazione è anagraficamente meno evidente (meno Vescovi "in trasferta"), ma culturalmente devastata (dominio dell'impostazione catto/liberale)