mercoledì 20 giugno 2012

Nigeria, no alla via della vendetta. Appelli di Benedetto XVI, dei leader cristiani e decisioni dell'Ue


NIGERIA


No alla via della vendetta


Appelli di Benedetto XVI, dei leader cristiani e decisioni dell'Ue


Un “appello ai responsabili delle violenze, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue di tanti innocenti”. A lanciarlo durante l’udienza generale di oggi è stato Benedetto XVI che, prendendo la parola dopo la catechesi, ha detto di seguire con “profonda preoccupazione le notizie che provengono dalla Nigeria, dove continuano gli attentati terroristici diretti soprattutto contro i fedeli cristiani”. Il Papa ha auspicato “la piena collaborazione di tutte le componenti sociali della Nigeria, perché non si persegua la via della vendetta, ma tutti i cittadini cooperino all’edificazione di una società pacifica e riconciliata, in cui sia pienamente tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede”. L’appello del Papa si unisce a numerose dichiarazioni e appelli alla riconciliazione che si sono susseguiti in questi giorni di violenza da parte delle Chiese cristiane.


Una delegazione islamo-cristiana in Nigeria. Dal 22 al 25 maggio, una delegazione di alti dirigenti musulmani e cristiani ha svolto una visita in Nigeria, dove negli ultimi mesi un aumento della violenza ha minacciato le relazioni tra le due comunità religiose soprattutto nella zona settentrionale del Paese. La delegazione era guidata dal rev. Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio mondiale delle Chiese (Wcc), e dal principe Ghazi bin Muhammad di Giordania, presidente dell’Istituto reale per il pensiero islamico Aal Al-Bayt. “Oltre a svolgere indagini dirette sulla situazione e sui fattori che generano le tensioni attuali”, la delegazione ha voluto esprimere “ai leader politici e religiosi in Nigeria, le preoccupazioni della comunità internazionale sulla violenza”. Secondo il segretario generale del Wcc, “la partecipazione congiunta di leader cristiani e musulmani in questa visita è destinata non solo a incoraggiare la fine della violenza, ma anche a servire come esempio di cooperazione interreligiosa per la promozione della pace e l’armonia tra persone di diverse religioni”. Il 23 e il 24 maggio, la delegazione ha visitato Kaduna e Jos nella Nigeria settentrionale, zone fortemente colpite dalla violenza perpetrata dal gruppo militante “Boko Haram”. I delegati hanno incontrato funzionari governativi, leader religiosi, capi tradizionali e le famiglie delle vittime di violenza per acquisire una conoscenza diretta della situazione.


Appello delle Chiese cristiane a non reagire. Alla questione nigeriana, il Sinodo generale della Comunione anglicana aveva dedicato nel mese di febbraio parte del dibattito, approvando alla fine e su richiesta dell’arcivescovo Rowan Williams una mozione in cui si chiedeva al governo britannico di “fare tutto il possibile per la protezione delle minoranze religiose di tutte le fedi in Nigeria”. È invece della scorsa settimana l’appello di Emmanuel Dziggau, presidente della Chiesa unita di Cristo in Nigeria (Hekan), di pregare e non reagire di fronte a queste violenze. Mentre mons. John Onayekan, arcivescovo cattolico della capitale nigeriana Abuja, precisa che gli attentati “non sono il segno di un conflitto religioso, ma sono causati da un gruppo di criminali che fingono di avere interessi religiosi ma che in realtà non sono condivisi dalla maggioranza di musulmani nigeriani”. Sulla stessa linea anche la Chiesa evangelica riformata di Cristo (Ercc) che ha lanciato una raccolta di fondi in tutta la nazione a favore delle famiglie delle vittime delle violenze. Un messaggio d’incoraggiamento è giunto alle Chiese nigeriane anche da parte di Setryi Nyomi, segretario generale della Comunione mondiale delle Chiese riformate (Cmcr). “La nostra simpatia fraterna va alle famiglie delle vittime - ha detto Nyomi –. Apprezziamo particolarmente lo sforzo delle nostre Chiese sorelle di lavorare insieme ai musulmani che hanno a cuore l’amore e la pace per costruire comunità capaci di vivere in armonia”. Anche secondo Massimo Aquilante, presidente della Federazione delle Chiese evangeliche in Italia (Fcei), “le ragioni del conflitto più che religiose o etniche sono di natura politica ed economica e riguardano la distribuzione delle immense ricchezze della Nigeria gestite al 95% dallo Stato”. 


L’impegno dell’Unione europea. L’escalation di violenze contro le comunità cristiane in Nigeria sarà affrontata dal Consiglio dei ministri degli esteri dei 27 che si riunirà il 25 giugno a Lussemburgo. La decisione è stata accompagnata da una dichiarazione dell’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune, Catherine Ashton, la quale ha condannato “gli attacchi spregevoli contro le chiese in Nigeria”, esprimendo le condoglianze alle vittime e ai familiari e confermando “la propria determinazione ad aiutare le autorità nigeriane a consegnare i responsabili alla giustizia”. “Sono inorridita dai terribili attentati” contro le comunità cristiane, ha affermato la Ashton; si tratta di atti di violenza che “fanno seguito a diversi simili attacchi nelle ultime settimane”. La Ashton deplora anche ogni forma di rappresaglia e indica nella convivenza pacifica la sola via possibile per dare un futuro al Paese africano. La posizione che si va affermando nell’Unione europea è di rafforzare la lotta al terrorismo e di prevenire “una spirale di violenza, che è ciò che i terroristi vogliono provocare”. Sul problema della discriminazione e delle violenze contro i cristiani si sono già espressi di recente sia il Consiglio che il Parlamento Ue. Nella riunione del 25 giugno lo stesso Consiglio affari esteri dovrà istituire la figura del Rappresentante Ue per i diritti umani nel mondo, tra i cui compiti figura la promozione della democrazia e dei diritti fondamentali, tra cui la libertà di religione.


© Copyright Sir

Nessun commento: