giovedì 21 giugno 2012
Nel suo pensiero. La preghiera come colloquio tra Dio e l'uomo nella catechesi del Papa (Sir)
I MERCOLEDÌ DEL PAPA
Nel suo pensiero
La preghiera come colloquio tra Dio e l'uomo. Appello per la Nigeria
“La nostra preghiera molto spesso è richiesta di aiuto nelle necessità e questo è anche normale per noi chiedere a Dio qualcosa”. Lo ha detto, stamattina, Benedetto XVI, nella catechesi per l’Udienza generale nell’Aula Paolo VI. Infatti “la preghiera che Gesù ci ha insegnato, il Padre nostro, è una preghiera di richiesta, con la quale il Signore dà delle priorità della nostra preghiera: purifica i nostri desideri e così purifica il nostro cuore”.
Meraviglioso disegno. Ma oltre a chiedere ci deve essere anche “il ringraziamento vedendo che da Dio riceviamo tante cose buone”. E poi c’è “la preghiera di lode: se il nostro cuore è aperto nonostante tutti i problemi vediamo la bellezza della creazione”. Solo anche ringraziando e lodando “la preghiera sarà completa”. Nelle sue Lettere, “san Paolo non solo parla della preghiera, ma riporta anche preghiere di lode e di benedizione per quanto Dio ha operato e continua a realizzare nella storia dell’umanità”. In particolare il Papa si è soffermato sul primo capitolo della Lettera agli Efesini, che inizia con un inno di benedizione. L’Apostolo riflette sui “motivi che spingono l’uomo a questa lode”. Anzitutto “dobbiamo benedire Dio Padre” perché “ci ha chiamati all’esistenza, alla santità. E questa scelta precede persino la creazione del mondo. Da sempre siamo nel suo disegno, nel suo pensiero”. “La vocazione alla santità, alla comunione con Dio”, ha chiarito il Pontefice, appartiene “al suo disegno eterno, un disegno che si estende nella storia e che comprende tutti gli uomini e le donne del mondo, perché è una chiamata universale. Dio non esclude nessuno, il suo progetto è solo di amore”. Egli “ci ha eletti ad essere ‘figli adottivi, mediante Gesù Cristo’”. L’Apostolo sottolinea “la gratuità di questo meraviglioso disegno di Dio sull’umanità. Dio ci sceglie non perché siamo buoni noi, ma è buono Lui”.
Nella croce la misura dell’amore. Al centro della preghiera di benedizione, san Paolo illustra il modo in cui si realizza il piano di salvezza del Padre “in Cristo, nel suo Figlio amato”. “Il sacrificio della croce di Cristo – ha chiarito il Papa - è l’evento unico e irripetibile con cui il Padre ha mostrato in modo luminoso il suo amore per noi, non soltanto a parole, ma in modo concreto, entrando nella nostra umanità, percorrendo il cammino di sofferenza della passione e subendo la morte più crudele”. Così “concreto è l’amore di Dio che partecipa al nostro essere e anche al nostro soffrire”.
Una certezza. La benedizione divina si chiude con “l’accenno allo Spirito Santo che è stato effuso nei nostri cuori”. “La redenzione – ha spiegato il Santo Padre - non è ancora conclusa, ma avrà il suo pieno compimento quando coloro che Dio si è acquistato saranno totalmente salvati”. Tutti noi “siamo in cammino verso la redenzione". In realtà, “il cammino della redenzione è un cammino anche nostro perché Dio vuole creature libere” di andare sulla “strada aperta da Lui”.
I frutti della preghiera. La visione che ci presenta san Paolo, ha sottolineato Benedetto XVI, “in questa grande preghiera di benedizione ci ha condotto a contemplare l’azione delle tre Persone della Santissima Trinità: il Padre, che ci ha scelti prima della creazione del mondo, il Figlio che ci ha redenti mediante il suo sangue e lo Spirito Santo caparra della nostra redenzione e della gloria futura”. Nella preghiera “noi ci apriamo alla contemplazione di questo grande mistero che è il disegno divino di amore nella storia dell’uomo, nella nostra storia personale”. “In tutta la storia della salvezza, in cui Dio si è fatto vicino a noi e attende con pazienza i nostri tempi – ha aggiunto -, comprende le nostre infedeltà, incoraggia il nostro impegno e ci guida”. Nella preghiera “impariamo a vedere i segni di questo disegno misericordioso nel cammino della Chiesa, che con la Parola e i sacramenti ci introduce nel mistero di Dio, ci inserisce come membra vive del Corpo di Cristo. Così cresciamo nell’amore di Dio, aprendo la porta affinché la Santissima Trinità venga ad abitare in noi, illumini, riscaldi, guidi la nostra esistenza”. Non solo: “La preghiera genera uomini e donne animati non dall’egoismo, dal desiderio di possedere, dalla sete di potere, ma dalla gratuità, dal desiderio di amare, dalla sete di servire, animati cioè da Dio; e solo così si può portare luce nel buio del mondo”.
Preoccupazione per la Nigeria. Dopo la catechesi il Papa ha rivolto un appello per la Nigeria: “Seguo con profonda preoccupazione le notizie che provengono dalla Nigeria, dove continuano gli attentati terroristici diretti soprattutto contro i fedeli cristiani. Mentre elevo la preghiera per le vittime e per quanti soffrono, faccio appello ai responsabili delle violenze, affinché cessi immediatamente lo spargimento di sangue di tanti innocenti”. Il Pontefice ha auspicato, inoltre, “la piena collaborazione di tutte le componenti sociali della Nigeria, perché non si persegua la via della vendetta, ma tutti i cittadini cooperino all’edificazione di una società pacifica e riconciliata, in cui sia pienamente tutelato il diritto di professare liberamente la propria fede”.
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