Chiesa Il superiore della Fraternità di San Pio X monsignor Fellay ha promesso di rispondere presto alla S. Sede
Prelatura personale per i lefebvriani
Proposta del Papa per ricomporre lo scisma. «Stralciata» la posizione degli altri tre vescovi
Proprio una figura giuridica istituita dal Concilio Vaticano II, così duramente contestato dal defunto mons. Lefebvre e dai suoi seguaci, potrebbe rappresentare la soluzione per ricomporre lo scisma tra la Fraternità di S. Pio X e la Chiesa cattolica. Il Papa ha infatti proposto al superiore della Fraternità, mons. Bernard Fellay, l'istituzione di una prelatura personale per sancire il ritorno alla piena comunione con la Sede apostolica dopo 24 anni. La novità, peraltro nell'aria da tempo, è stata ufficializzata durante l'incontro avvenuto tra il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, card. William Levada, che è anche presidente della Pontifica Commissione Ecclesia Dei che da anni si occupa di ricucire il doloroso strappo, e lo stesso mons. Fellay. Alla riunione presso l'ex Sant'Uffizio hanno partecipato anche i segretari della Congregazione e della Commissione, mons. Luis Ladaria e mons. Guido Pozzo.
Durante l'incontro la S. Sede ha presentato la valutazione sul testo consegnato dalla Fraternità ad aprile «in risposta al Preambolo dottrinale, sottoposto dalla Congregazione per la Dottrina della Fede il 14 settembre 2011 - spiega una nota del Vaticano - Nella discussione successiva si è avuta anche la possibilità di offrire le opportune spiegazioni e precisazioni. Mons. Fellay da parte sua ha illustrato la situazione attuale della Fraternità e ha promesso di far conoscere la sua risposta in tempi ragionevoli. Durante l'incontro si è anche consegnata una bozza di documento con il quale viene proposta una Prelatura Personale come strumento più adatto ad un eventuale riconoscimento canonico». Il percorso non è concluso ma la soluzione appare davvero più vicina: «Un ulteriore passo - ha detto il portavoce della S. Sede padre Lombardi - in un procedimento in corso, dovuto al desiderio di riconciliazione». Va infatti tenuto ben presente che nonostante la revoca della scomunica da parte di Benedetto XVI nel 2010, i quattro vescovi della Fraternità non esercitano in modo legittimo alcun ministero all'interno della Chiesa. A questo punto diventa decisiva la risposta di mons. Fellay sull'accettazione del «preambolo dottrinale». Ad aprile il superiore della Fraternità aveva inviato le sue osservazioni, poi emendate dal Papa. Nei giorni scorsi, in un'intervista rilasciata al sito della S. Pio X, mons. Fellay aveva detto che «ciò che è cambiato è che Roma non fa più dell'accettazione totale del Vaticano II una condizione per la soluzione canonica. Oggi, a Roma - ha aggiunto - alcuni ritengono che una diversa comprensione del Concilio non è determinante per l'avvenire della Chiesa, poiché la Chiesa è più del Concilio. Occorre dunque dedicarsi a risolvere i problemi più vasti». Per Fellay, quindi, «è l'atteggiamento della Chiesa ufficiale che è cambiato, non noi. Non siamo noi ad aver chiesto un accordo, è il Papa che ci vuole riconoscere». Dichiarazioni che apparentemente sembrano voler «tenere il punto» ma che lasciano aperta la porta ad una soluzione onorevole. Del resto, la ricomposizione dello scisma sta particolarmente a cuore a Benedetto XVI, che spiegando ai vescovi i motivi che lo avevano spinto a revocare la scomunica, aveva ricordato che dalla Fraternità sono venute «molte cose stonate, superbia, saccenteria, unilateralismi» ma anche «una serie di testimonianze commoventi di gratitudine nelle quali si rendeva percepibile un'apertura dei cuori. Può lasciarci indifferente - si chiedeva il Papa - una comunità nella quale si trovano 491 sacerdoti e migliaia di fedeli? Dobbiamo davvero lasciarli andare alla deriva lontani dalla Chiesa?» Resta aperta la questione degli altri tre vescovi ultratradizionalisti che non sembrano intenzionati a seguire le orme del superiore: la S. Sede ha confermato che la loro posizione sarà trattata separatemente e singolarmente.
© Copyright Il Tempo, 15 giugno 2012 consultabile online anche qui.
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