martedì 26 giugno 2012

Il 27 giugno di 35 anni fa l'arcivescovo Joseph Ratzinger veniva creato cardinale da Papa Paolo VI (O.R.)


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35 anni fa Joseph Ratzinger diventava cardinale. L'omelia pronunciata da Paolo VI durante la Messa concelebrata con i nuovi porporati (O.R.)






Il 27 giugno di 35 anni fa l'arcivescovo Joseph Ratzinger veniva creato cardinale da Papa Paolo VI


Testimoni di fedeltà


Trentacinque anni fa, nel concistoro del 27 giugno 1977, l'arcivescovo di Monaco e Frisinga, Joseph Ratzinger veniva creato cardinale da Papa Paolo VI. Insieme a lui ricevevano la porpora l'arcivescovo di Firenze, Giovanni Benelli, il propresidente della Commissione «Iustitia et Pax», l'arcivescovo Bernardin Gantin, e il vescovo titolare di Miseno, Luigi Ciappi, veniva inoltre resa pubblica la nomina, riservata in pectore nel concistoro del 1976, del cardinale Francesco Tomásek, amministratore apostolico di Praga. Pubblichiamo l'allocuzione tenuta da Paolo VI nell'Aula delle udienze durante il concistoro pubblico e, sotto, l'omelia pronunciata dal Papa due giorni dopo, solennità dei santi Pietro e Paolo, durante la messa concelebrata con i neo cardinali.
Il Concistoro, celebrato stamani nel Palazzo apostolico secondo la vetusta tradizione, trova in quest'Aula la sua prosecuzione e il suo coronamento. Imporremo tra qualche istante la Berretta ai nuovi Cardinali. E questi salutiamo cordialmente, ormai fatti membri anch'essi del Sacro Collegio.
Salutiamo altresì le delegazioni qui presenti: Vescovi, Autorità civili e militari, membri del Clero e dei fedeli, venuti a far corona ai nuovi eletti in rappresentanza dei Paesi di origine, come delle diocesi di cui tre di essi sono Pastori. Tutti li ringraziamo di esser venuti a questo importante avvenimento ecclesiale.
Ma il nostro ringraziamento va innanzitutto al Neo-Cardinale Giovanni Benelli, Arcivescovo di Firenze, che ha saputo così bene interpretare i sentimenti che si agitano nell'animo suo e dei suoi Confratelli nell'Episcopato, come nella dignità cardinalizia a cui sono stati chiamati in questo momento della loro vita.
Il singolare carattere di questa cerimonia finale del Concistoro, ci suggerisce alcune riflessioni su un tema chea noi pare fondamentale e specifico di questa cerimonia: la fedeltà.
È appunto quanto abbiamo voluto sottolineare nell'indire il Concistoro di quest'anno. Effettivamente i degnissimi e venerati ecclesiastici che abbiamo testé aggregato al numero dei Cardinali, si distinguono tutti e precipuamente per questa dote: l'assoluta fedeltà, che da essi è stata vissuta, in questo periodo post-conciliare ricco di fermenti sani ma anche di elementi disgregatori, in una continua disponibilità, in un diuturno servizio, in una totale dedizione a Cristo, alla Chiesa, al Papa, senza flessioni, senza tentennamenti, senza transazioni. Nell'adempimento di delicatissimi incarichi, voi, che oggi chiameremo nostri venerati Fratelli, avete offerto davanti alla Chiesa intera una testimonianza incomparabile di fedeltà.
Di questa fedeltà siamo lieti di rendere ora pubblico attestato: anzitutto a Lei, Cardinale Benelli, che ci è stato tanto vicino fin da tempi lontani, e soprattutto nei dieci anni in cui, come Sostituto della Segreteria di Stato, ha dato operosa esecuzione alla nostra volontà, senza risparmio di tempo e di energie, ininterrottamente, instancabilmente: e se tanto ci è costato privarci della sua collaborazione, abbiam pensato al bene che ne verrà alla Chiesa di Firenze, alla quale facciamo dono delle sue doti, della sua dedizione, del suo spirito di sacrificio.
Diamo egualmente atto di questa fedeltà a Lei, Cardinale Gantin, che, dopo aver servito esemplarmente la sua arcidiocesi nativa di Cotonou, nel Benin (come ora si chiama l'antico Dahomey), in un primo tempo è stato segretario del Dicastero che promuove l'evangelizzazione nel mondo, e ora presiede alla Commissione «Iustitia et Pax», da noi istituita per l'avvaloramento della buona causa della giustizia e della pace, specie a favore dei Paesi emergenti.
Diamo attestato di questa fedeltà anche a Lei, Cardinale Ratzinger, il cui alto magistero teologico in prestigiose cattedre universitarie della sua Germania e in numerose e valide pubblicazioni, ha fatto vedere come la ricerca teologica -- nella via maestra della fides quaerens intellectum -- non possa e non debba andare mai disgiunta dalla profonda, libera, creatrice adesione al Magistero che autenticamente interpreta e proclama la Parola di Dio; e che ora, dalla Sede arcivescovile di Monaco e Frisinga, Ella guida con tanta nostra fiducia un eletto gregge sulle vie della verità e della pace. 
E diamo atto a Lei, Cardinale Ciappi, di una fedeltà che è stata sempre per Lei come una seconda natura, e ha ispirato il suo insegnamento presso l'Angelicum, come Decano della Facoltà di Sacra Teologia, e quindi come apprezzatissimo, umile, autorevole Padre Teologo della Casa Pontificia già con i nostri Predecessori di v. m. Pio XII e Giovanni XXIII, come pure in questi quattordici anni del nostro Pontificato. Il nostro gesto vuole essere un premio per questo servizio preziosissimo, e altresì ulteriore riconoscimento dell'Ordine Domenicano di cui Ella è figlio esemplare.
E infine, quale non è stata la fedeltà del Cardinale Tomásek, che ci rallegriamo di vedere qui in mezzo a noi, dopo di averne pubblicato il nome rimasto in pectore fin dal Concistoro del maggio dello scorso anno? La sua lunga e generosa opera di sacerdote e di Vescovo nella dilettissima Cecoslovacchia, con sempre evangelica dirittura e coerenza, doveva così essere da noi segnalata davanti alla Chiesa e alla società civile, come pegno di un domani più sereno e costruttivo.
Pubblicamente vi ringraziamo, venerati Fratelli nostri, dell'esempio di questa meritoria e benefica fedeltà: ma se di ciò abbiamo dato a voi pubblica testimonianza, non vogliamo certo dimenticare le mille e mille vite che si spendono nel silenzio, nella preghiera, nella fatica, per la gloria di Dio e per il bene dei fratelli: pensiamo alla gioventù sana ed eroica che si mantiene fedele alla Legge divina e agli imperativi della coscienza in mezzo a pericoli di ogni genere; pensiamo ai padri e alle madri di famiglia, che mantengono fede agli impegni del sacramento del matrimonio e fanno dei loro focolari una «piccola Chiesa», una fucina di educazione, una scuola di apostolato; pensiamo ai carissimi seminaristi, che si preparano al sacerdozio nella fedeltà ad un programma austero e letificante di vita interiore, di studio, di autodisciplina; pensiamo a quei generosi sacerdoti che, nella monotonia di una vita oscura e nascosta, si prodigano nella predicazione della Parola di Dio, nel ministero della riconciliazione, nella cura degli infermi, nella formazione degli adolescenti, nelle opere varie e molteplici dell'apostolato.
A tutti il nostro riconoscimento: sì, lo sappiamo, noi siamo loro grati, noi li benediciamo, noi li ricordiamo. Questo giorno che parla a noi tutti di fedeltà, è stupenda occasione per riconoscere e incoraggiare la fedeltà che, in grandissima parte, vive nella Chiesa, senza lasciarsi influenzare dalle novità delle ideologie, dalla smania dell'applauso mondano, dalla ricerca del proprio tornaconto.
Ecco, Fratelli e Figli, il significato che la cerimonia di oggi riveste. Perché anche il giuramento che faranno ora i nuovi Cardinali non è altro che un nuovo e più vasto impegno di fedeltà. Li sentiremo ripetere: Promitto et iuro, me ab hac hora deicenps, quamdiu vixero, fidelem Christo eiusque Evangelio atque oboedentiem beato Petro sanctaeque Apostolicae Romanae ecclesiae... constanter fore.
La fedeltà che oggi giurate qualificherà ognor più la vostra attività, la vostra vita: sia come membri eletti del Presbiterio romano, a cui i Titoli a voi assegnati vi stringeranno anche visibilmente; sia come nostri collaboratori in Vari Dicasteri della Curia Romana, cioè particolarmente mancipati al servizio della Sede Apostolica e delle esigenze dell'intera famiglia ecclesiale; sia come responsabili delle diocesi, che ad alcuni di voi sono affidate, e nelle quali svolgerete il triplice dovere pastorale del magistero, del ministero, del governo in qualità di Maestri, di Liturghi, di Pastori, in comunione con questa Cattedra di Pietro, che conta su di voi e sulle vostre Chiese. Come già dicemmo qui, nel Concistoro dello scorso anno «è come una corrente di vita che fluisce dal centro verso i singoli punti locali, di qui al centro ritorna, in un unico scambio di vitalità e di amore, che manifesta l'intima fecondità ed unità della Chiesa di Cristo».
Ci aiuti, in questo proposito, la Madonna Virgo Fidelis sempre attenta alla Parola di Dio, e ci insegni a vivera e ad approfondirla.
E custodisca l'impegno di tutti la grazia del Signore, a cui ci affidiamo con immensa speranza, con totale fiducia.



(©L'Osservatore Romano 27 giugno 2012) 

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