domenica 17 giugno 2012

Da Dublino al mondo. L'ambasciatore irlandese sulle relazioni con la Chiesa Cattolica (Nolan)


Il Congresso eucaristico internazionale


Da Dublino al mondo


L'ambasciatore irlandese sulle relazioni con la Chiesa cattolica


dal nostro inviato Mary Nolan


Terra Santa, Iraq, Uganda. Nella giornata dedicata al tema della sofferenza, il 50° Congresso eucaristico internazionale di Dublino ha aperto ieri, venerdì, una finestra su alcune delle aree “calde” del pianeta. Un invito a non scoraggiarsi anche di fronte alle “prove” è venuto dal Patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal: «Considerando la situazione politica del Medio Oriente è normale avere paura, perché soffriamo e siamo minacciati, ma la paura non è accettabile per chi segue Cristo» perché «il vero aiuto viene della preghiera». Per l'arcivescovo di Arbil dei Caldei, Bashar Matte Warda, che ha raccontato toccanti storie dei cristiani iracheni, «soffrire è sempre devastante, ma nella sofferenza umana è sempre implicata quella di nostro Signore Gesù Cristo». Infine, Rose Busingye ha parlato dell'opera di assistenza ai malati di aids in Uganda.
Tra gli avvenimenti a margine del congresso, da registrare la serata offerta ieri, venerdì 15, dal Governo irlandese alle personalità partecipanti al grande consesso internazionale. L'incontro si è svolto nella suggestiva cornice del castello di Dublino. In tale occasione, David Cooney, ambasciatore d'Irlanda presso la Santa Sede, ha rilasciato la seguente intervista al nostro giornale.


C'erano molte aspettative, tra gli irlandesi in particolare, alla vigilia di questo Congresso. Ne ha fatto cenno anche l'arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin, inaugurando i lavori. Semplice curiosità o attese vere? e, secondo lei, il Congresso ha risposto a queste aspettative?


Sono d'accordo con l'arcivescovo Martin sulla curiosità con la quale la gente ha atteso e poi vissuto il Congresso. In realtà in tanti non sapevano neppure su cosa appuntare le loro attese, quando addirittura non avevano neppure l'idea di cosa aspettarsi. L'unica esperienza che ci può soccorrere, anche se lontana nel tempo -- sono passati ormai ottant'anni -- è quella vissuta nel 1932, quando si svolse in Irlanda il precedente congresso.Per il Paese, da poco indipendente, rappresentò un'opportunità per presentarsi al mondo. Da allora però sia l'Irlanda sia il mondo sono molto cambiati. Dunque questo congresso può rappresentare nuove opportunità. Intanto è un'occasione per la Chiesa in Irlanda di interagire e attingere forza dalla Chiesa universale, di trasmettere la presenza e l'importanza costante del cattolicesimo nell'Irlanda attuale. È anche un'occasione per far conoscere lo straordinario dialogo e la cooperazione tra la Chiesa cattolica e altre denominazioni e confessioni qui in Irlanda e per mostrare l'Irlanda ai leader della Chiesa, ai pellegrini e ai media internazionali che sono qui per seguire l'evento. C'è uno straordinario patrimonio cristiano da apprezzare e da vedere. Spero che tutti coloro che vengono in Irlanda ripartano dopo aver vissuto un'esperienza feconda.


In questo tempo di cambiamenti, che cosa prevede per il futuro delle relazioni tra la Chiesa e lo Stato in Irlanda e tra l'Irlanda e la Santa Sede?


Le relazioni tra la Chiesa e lo Stato in Irlanda sono cambiate, proprio come nella maggior parte dei Paesi nei quali la gente tradizionalmente è stata molto legata alla Chiesa cattolica. C'è una separazione più netta tra le rispettive aree di responsabilità. Lo Stato rispetta l'enorme e costante contributo della Chiesa alla società irlandese e c'è l'impegno condiviso di lavorare insieme per il bene comune. Le relazioni con la Santa Sede rimangono forti. Abbiamo una storia molto antica risalente a tanti secoli fa, a molto prima delle relazioni diplomatiche formali. Condividiamo molti obiettivi di politica estera, come la tutela dei diritti umani e l'impegno a favore del disarmo e dello sviluppo. Di recente ci sono state alcune divergenze, tuttavia ci siamo impegnati a lavorare insieme per assicurare che non si ripetano. Tutti i contatti che ho avuto con la Santa Sede da quando sono stato nominato ambasciatore, sono stati calorosi e cordiali. Sono sicuro che sia il Governo irlandese sia la Santa Sede si impegnano a mantenere le migliori relazioni possibili.

(©L'Osservatore Romano 17 giugno 2012)

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