VATICANO: PROCESSO A MAGGIORDOMO IN 5 UDIENZE, FINO AL 6/X
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 29 set.
Si dovrebbe concludere entro sabato 6 ottobre il processo al maggiordomo infedele di Papa Ratzinger. I giudici del Tribunale Vaticano hanno infatti fissato quattro udienze per la prossima settimana, e il presidente Giuseppe Dalla Torre ha detto, al termine di quella di oggi, di ritenere probabile che siano sufficienti per concludere il dibattimento e andare alla sentenza.
Stralciata la posizione di Claudio Sciarpelletti, nella prima udienza sono state esaminate e respinte una serie di eccezioni presentate dalla difesa di Paolo Gabriele, alcune delle quali molto complesse sotto il profilo giuridico, in quanto riguardavano il tema del "segreto pontificio" (il maggiordomo era tenuto a rispettarlo da un giuramento e quindi divulgando i documenti riservati si e' esposto alla scomunica, ma i giudici vaticani hanno spiegato di non volerlo perseguire per tale reato, che e' regolato dal Codice di Diritto Canonico). Ugualmente e' stata respinta la richiesta di acquisire agli atti verbali dell'inchiesta parallela affidata dal Papa a tre cardinali, che per il suo carattere squisitamente canonico e' stata dichiarata non di competenza del Tribunale della Citta' del Vaticano. E' da sottolineare pero' che l'avvocato Cristiana Arru' ha ottenuto oggi alcune "vittorie" significative: sono stati esclusi dagli atti del processo i verbali dei primi interrogatori a Paolo Gabriele condotti dal generale Domenico Giani senza che fossero presenti gli avvocati, come pure quello relativo a una conversazione dello stesso Giani con monsignor Gaenswein, tendente - e' stato detto - a verificare la possibilita' che l'assegno di 100 mila euro sottratto dal Gabriele potesse essere da questi incassato. Respinta invece e' stata la richiesta di una perizia dattiloscopica sulla pepita rubata, che avrebbe dovuto servire a identificare le persone che l'avevano toccata. In merito ai valori sottratti da Gabriele, il pm Nicola Piccardi ha detto che essi non aggravano in modo eccessivo la posizione del maggiordomo spergiuro. E il tribunale si e' riservato di acquisire i verbali di sequestro agli atti dopo il dibattimento. Nello stesso modo e' stata rinviata la decisione relativa all'acquisizione dei documenti ritrovati nell'abitazione di Paolo Gabriele a Castel Gandolfo, in territorio non dello Stato Citta' del Vaticano.
Per quanto riguarda la perquisizione avvenuta a Castel Gandolfo, e' stato chiarito in aula dal promotore di giustizia Piccardi che il corpo della Gendarmeria aveva chiesto l'autorizzazione al sostituto della Segreteria di Stato, monsignor Angelo Giovanni Becciu, che e' responsabile dei rapporti con le autorita' italiane. In ogni caso restano di certo agli atti ben 82 scatole di documenti sequestrati nell'abitazione di Paolo Gabriele in Vaticano, come ha potuto precisare lo stesso Giani in aula, correggendo il pm che parlava di 52. Tali materiali comprendono anche supporti informatici e la Arru' ha chiesto di non acquisirne la "disamina" in quanto il codice Zanardelli attualmente in vigore in Vaticano non prevedeva questa possibilita', ma i giudici hanno risposto che dal 2008 vige in Vaticano una legge sulle fonti del diritto in base alla quale su materie non regolate si segue la legislazione italiana. Tra le richieste respinte c'era anche l'esclusione dagli atti delle riprese fatte dalla Gendarmeria con una telecamera posizionata sul pianerottolo dell'abitazione vaticana del maggiordomo. In merito, il pm ha precisato oggi che il giudice istruttore aveva autorizzato il posizionamento della telecamera l'8 giugno scorso. Martedi' alla ripresa del processo dovrebbe essere interrogato Paolo Gabriele, che oggi e' apparso - hanno detto i presenti in aula - "elegantissimo e impassibile come una statua di sale". L'imputato, e' stato riferito dai giornalisti ammessi in aula (che occupavano 8 su 18 sedie per il pubblico, in compagnia solo di alcuni dignitari vaticani) ha mantenuto un atteggiamento serio e compunto per tutta l'udienza tranne che per alcuni minuti, durante l'interruzione che era stata decisa per consentire la camera di consiglio, quando e' stato visto ridere con l'avvocatessa Arru' e il legale di Sciarpelletti. Un atteggiamento certo non consono alla gravita' della sua attuale situazione processuale e professionale.
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VATICANO: GIUDICI SEPARANO PROCESSO A SCIARPELLETTI
(AGI) - CdV, 29 set.
I giudici del Tribunale Vaticano hanno accolto la richiesta della difesa di Claudio Sciarpelletti, l'informatico della Segreteria di Stato accusato di favoreggiamento, di separare la propria posizione da quella di Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa accusato di furto aggravato. Il legale, avvocato Gianluca Bendetti, ha motivato l'istanza con il fatto che il reato contestato sarebbe stato commesso dal suo assistito "in una manciata di ore" ed e' dunque marginale. La corte ha deciso dunque di processare Sciarpelletti separatamente, in data da destinarsi.
Sciarpelletti, che oggi non era presente all'udienza a causa, ha detto il suo avvocato, di "un imprevisto dovuto all'agitazione", attraverso lo stesso legale si e' dichiarato "non colpevole". Nello stesso modo l'informatico della Segreteria di Stato, ha tenuto a far sapere di essere stato "colpito dal modo gentile" con il quale e' stato trattato dagli inquirenti nelle diverse fasi dell'inchiesta. La separazione dei processi consentira' ora all'informatico di ritornare a una vita anonima, come evidentemente desidera. Ed ha visto comunque affermata la marginalita' del suo ruolo.
Tra le dichiarazioni fatte dall'avvocato Benedetti in questo senso una e' stata salutata da Paolo Gabriele con un cenno di assenso: "il mio assistito - ha detto il legale - non e' in rapporti di grande amicizia con il maggiordomo del Papa, ne' c'era una intensa frequentazione, solo si conoscevano e scambiavano opinioni". L'avvocato rotale ha anche ammesso che "e' stato positivo per il diritto alla difesa il fatto che i due procedimenti fossero uniti, perche' questo ha permesso di vedere gli atti, ma le imputazioni piu' gravi sono tutte decadute e l'episodio contestato e' circoscritto in una manciata di ore".
Secondo Bendetti, inoltre, le dichiarazioni rilasciate da Sciarpelletti negli interrogatori non favoriscono Paolo Gabriele, anzi quando l'informatico ha cambiato versione affermando che la busta ritrovata dalla Gendarmeria nel suo ufficio gli era stata consegnata non da Paolo Gabriele ma da un monsignore che voleva farla avere al maggiordomo egli avrebbe ammesso implicitamente di aver semmai favorito quest'ultimo. Su tale circostanza fara' luce comunque il nuovo processo, e se saranno confermati i testimoni elencati oggi, potra' spiegare meglio cosa e' accaduto il sacerdote Carlo Maria Polvani, il nipote del nunzio a Washigton Carlo Maria Vigano', le cui lettere riservate al Papa e al segretario di Stato Tarcisio Bertone su presunti scandali economici del Governatorato, hanno dato l'avvio al caso Vatileaks. Nella busta di Sciarpelletti - secondo quanto e' emerso oggi - non c'erano documenti riservati ma un libello definito "inqualificabile" e una mail.
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