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giovedì 30 agosto 2012
Perdonanza celestiniana: mons. Molinari chiude le celebrazioni a Collemaggio (Radio Vaticana)
Perdonanza celestiniana: mons. Molinari chiude le celebrazioni a Collemaggio
“S. Celestino ci ricorda ancora una volta che Gesù Cristo, con il suo sangue, ci ha riconciliati con Dio, con noi stessi, con i fratelli e con la creazione intera. Ma noi dobbiamo saper accogliere questo dono. E lasciarci trasformare da questo dono”. Sono, queste, le parole pronunciate ieri sera da mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo metropolita de l’Aquila, nell’omelia della celebrazione eucaristica di chiusura della Porta Santa, nella basilica di Santa Maria di Collemaggio a L’Aquila. “Ricordiamo oggi il martirio di S. Giovanni Battista”, ha detto mons. Molinari ripreso dall'agenzia Sir, che come Celestino “ha messo Dio al primo posto” e Dio ha rischiato tutto pur di non “tradire mai la verità” e non piegarla “alle proprie piccole visioni egoistiche”. Se ogni cristiano, ha affermato mons. Molinari in conclusione alla Perdonanza Celestiniana, “sapesse seguire Celestino nel suo ‘folle’ gesto di rinuncia e sapesse scegliere la via dell’umiltà”, molta santità “avvolgerebbe la Chiesa intera”. Con il dono della Perdonanza “S. Celestino ci spalanca, a nome della Chiesa, le porte di questo oceano di misericordia che viene da quel Dio che già ci ha riconciliati in Cristo” con un perdono che non è una “grazia a buon mercato” ma “esige la nostra collaborazione, la nostra risposta, la nostra conversione”. La tradizione religiosa, collegata all'elezione al soglio di Pietro di papa Celestino V nel 1294, prevede l’indulgenza plenaria per quanti vi partecipano. Sul significato della Perdonanza celestiniana Fabio Colagrande ha intervistato l'arcivescovo de L'Aquila, mons. Giuseppe Molinari.
R. - Questa 718.ma edizione della Perdonanza, come le altre, è sempre un richiamo forte agli aquilani e a tutti quelli che vengono nella nostra città, al messaggio di Celestino, che è il messaggio del Vangelo, della Misericordia, dell’amore di Dio. Un messaggio che chiede, prima di tutto, conversione, rinnovamento interiore, ma che ha anche i suoi effetti positivi, efficaci, forti, per le nostre situazioni di ogni giorno, per i problemi e per le sfide che ci troviamo ad affrontare in questo momento. Lo ricordo sempre a tutti: non è che la Perdonanza sia un messaggio che ci porta lontano dai problemi di ogni giorno, ma, anzi, ci dà la chiave di lettura giusta per affrontare le sfide quotidiane, per affrontarle in modo cristiano, con fiducia, con speranza. Per impegnarci in quel rinnovamento interiore del cuore, che è la base fondamentale per ogni altro rinnovamento. Perché, anche di fronte alle difficoltà, alle sfide di oggi, non bastano le leggi, non bastano le ricette dei tecnici, le soluzioni economiche, se non ritorniamo a quella sapienza del cuore, a quel rinnovamento dell’anima, che Celestino esigeva già sette secoli fa, che poi è il messaggio del Vangelo.
D. - Celestino V nel 1294 emanava questa Bolla pontificia: cosa significa oggi questo gesto per i tanti aquilani e le tante persone che attraversano la Porta Santa della Basilica di Collemaggio, in un momento così difficile dal punto di vista sociale ed economico?
R. - Ho avuto la fortuna, la gioia, di partecipare a quasi a 60 Perdonanze, perché mi ricordo anche di quelle a cui partecipavo quando ero ragazzo, poi seminarista, poi giovane sacerdote. Ed è un’esperienza sempre bella. È bello vedere tanta gente, tanti fedeli, che si avvicinano al Sacramento della riconciliazione, che cercano proprio in questo Sacramento, l’incontro con Dio e con i fratelli. Anche in questo momento difficile, per la nostra città, sono sempre giornate di grande speranza. Ci ritroviamo più uniti: cerchiamo tutti insieme di mettere via tutti quelli che sono i nostri conflitti, i contrasti, in linea con quello che voleva Celestino. Perché sette secoli fa, quando ha voluto la Perdonanza, non solo pensava ad un beneficio spirituale, ma pensava a una città sorta da poco, dove purtroppo c’erano già delle fazioni. C’erano stati degli scontri sanguinosi e con la Perdonanza si voleva anche compattare meglio la città, renderla un popolo unito, un cuor solo e un’anima sola. Speriamo che questo avvenga anche oggi e soprattutto che i cristiani de L’Aquila prima di tutti sappiano ritrovare nel messaggio di Celestino, che è il messaggio del Vangelo, la forza per andare avanti, per non cedere a nessuna forma di disperazione, per trovare la capacità di ricostruire e di far rinascere questa nostra città.
D. - Sui giornali non si parla forse neanche più dei terremotati dell’Emilia e del Nord Italia, figuriamoci dei terremotati del 2009 in Abruzzo. Come sta la città?
R. - Sono stati spesi due miliardi per le case più danneggiate e purtroppo questi lavori non si vedono. Poi, sono stati spesi 200 milioni per i puntellamenti vari... Purtroppo, però, quello che rimane agli occhi di tutti, degli aquilani e del mondo, che ci osserva attraverso la televisione, è il centro storico che rimane come tre anni fa con tutte queste puntellature, con tutte le macerie e le rovine che si vedono. Lì sembra che niente sia cambiato. Ci auguriamo veramente che la città risorga interamente cominciando anche dal suo centro storico, che è il volto principale di questa nostra città. Sì, lo sappiamo, purtroppo siamo tutti portati a dimenticare: è stato dimenticato il nostro terremoto, tante altre tragedie, quella dell’Emilia Romagna. Noi ci auguriamo che tutti ricordino - soprattutto chi ha la responsabilità nella politica - che qui i problemi sono ancora da risolvere, anche con la collaborazione massima da parte degli aquilani. Questo lo ricordo a tutti.
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