mercoledì 27 giugno 2012

Elogio delle suore. In un articolo della «New York Review of Books» (Scaraffia)


In un articolo della «New York Review of Books»


Elogio delle suore


Lucetta Scaraffia


Con il titolo provocatorio Bullying the Nuns («Fare i bulli con le suore») sulla «New York Review of Books» del 7 giugno è stato pubblicato l'articolo di uno scrittore cattolico, Garry Wills, dedicato alla questione che è sembrata contrapporre la Congregazione per la Dottrina della Fede e la Leadership Conference of Women Religious, l'organizzazione che raccoglie la maggior parte delle suore statunitensi. In sintesi, secondo Wills, le suore sono accusate di occuparsi troppo dell'impegno sociale (di cui si parlerebbe nel Vangelo) e di interessarsi troppo poco di aborto e contraccezione (di cui invece non si parlerebbe nel Vangelo).
Il ragionamento dello scrittore non è certo nuovo, percorrendo strade già a lungo battute. In sostanza, è molto datato, non tiene conto dei cambiamenti storici sopravvenuti, e tanto meno delle valutazioni su di essi elaborate da Benedetto XVI fin dall'inizio del suo pontificato. L'assistenza ai bisognosi, infatti, non è in questione: la Chiesa cattolica ha sempre riscosso e riscuote un generale apprezzamento per il suo aiuto generoso e puntuale, e anche per questo i cristiani sono in aumento costante nei Paesi poveri.
 La crisi del cristianesimo, oggi, riguarda le grandi regioni di antica tradizione cristiana, come l'Europa e gli Stati Uniti, dove la nuova evangelizzazione deve passare anche per una critica alle derive che ha preso la società occidentale, soprattutto per quanto riguarda la morale sessuale e la bioetica. Ed è veramente difficile, a questo proposito, sostenere, come fa Wills, che il Vangelo non si schiera a favore del rispetto di ogni vita umana, quindi anche dei feti, o che l'Incarnazione, rendendo il corpo umano tempio di Dio, non trasformi in via di santificazione spirituale ogni attività che compiamo con il corpo, e quindi anche - se non soprattutto - l'atto sessuale.
 E il fatto che la Chiesa incontri tante difficoltà e riceva tante critiche per le sue posizioni in un ambito che molti, soprattutto numerose organizzazioni femministe, riassumono nell'espressione «diritti riproduttivi», dovrebbe suonare come conferma che proprio lì sta il cuore del problema da affrontare. Il confronto con la modernità, infatti, non deve essere scambiato per un adeguamento acritico alle mode del momento. Un adeguamento poi particolarmente inattuale in un momento come questo, in cui la rivoluzione sessuale degli anni sessanta del secolo scorso è entrata in una grave crisi e obbliga tutti a dei ripensamenti.
 Ma se su questo piano l'articolo non convince, non si possono che apprezzare le parole di elogio che Wills rivolge alle suore che ha conosciuto da vicino, alla loro missione svolta quasi sempre in modo silenzioso e umile, ma non per questo priva di acuto discernimento storico e spirituale. E non si può che essere d'accordo quando lo scrittore celebra la vita evangelica di molte suore, che vanno in autobus a due a due, in netta controtendenza nei confronti di uno «spirito del tempo» che certo non apprezza la sobrietà. Si sono mai viste suore sole al ristorante? Molto, ma molto raramente, e solo in viaggio. Questi comportamenti di stile evangelico colpiscono il cuore dei fedeli e li fanno sentire spesso molto vicini a queste suore.
 Proprio per questo ciò che viene rappresentato come uno scontro fra uomini potenti e donne umili, oggi, non viene tollerato dall'opinione pubblica. Ma il recente colloquio del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Joseph Levada, con le rappresentanti della Leadership Conference of Women Religious sembra avere rimesso le cose a posto, trasformando quello che sembrava un atto di autoritarismo maschile in un colloquio sereno e collaborativo fra soggetti che si ascoltano e si rispettano.
  
(©L'Osservatore Romano 28 giugno 2012)

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