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martedì 29 maggio 2012
Mons. Becciu: La pubblicazione delle lettere trafugate al Papa è "un atto immorale di inaudita gravità"
Vaticano/ Becciu: Fuga notizie atto immorale gravità inaudita
"Vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI"
Città del Vaticano, 29 mag. (TMNews)
La pubblicazione delle lettere trafugate alla Santa Sede sono "un atto immorale di inaudita gravità". Lo afferma l'arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, in un'intervista di prima pagina sulOsservatore romano, il quotidiano della Santa Sede che fino ad oggi non aveva menzionato l'arresto del maggiordomo del Papa Paolo Gabriele.
I giornalisti, afferma Becciu in evidente riferimento al libro 'Sua Santità' di Gianluigi Nuzzi, dovrebbero avere "il coraggio di una presa di distanza netta dall'iniziativa di un loro collega che non esito a definire criminosa".
Il Papa è "addolorato. Perché, stando a quanto sinora si è potuto appurare, qualcuno a lui vicino sembra responsabile di comportamenti ingiustificabili sotto ogni profilo", afferma mons. Becciu. "Certo, prevale nel Papa la pietà per la persona coinvolta. Ma resta il fatto che l'atto da lui subito è brutale: Benedetto XVI ha visto pubblicate carte rubate dalla sua casa, carte che non sono semplice corrispondenza privata, bensì informazioni, riflessioni, manifestazioni di coscienza, anche sfoghi che ha ricevuto unicamente in ragione del proprio ministero. Per questo il Pontefice è particolarmente addolorato, anche per la violenza subita dagli autori delle lettere o degli scritti a lui indirizzati".
La pubblicazione delle lettere trafugate al Papa, insomma, è "un atto immorale di inaudita gravità. Soprattutto, ripeto, perché non si tratta unicamente di una violazione, già in sé gravissima, della riservatezza alla quale chiunque avrebbe diritto, quanto di un vile oltraggio al rapporto di fiducia tra Benedetto XVI e chi si rivolge a lui, fosse anche per esprimere in coscienza delle proteste.
Ragioniamo: non sono state semplicemente rubate delle carte al Papa, si è violentata la coscienza di chi a lui si rivolge come al vicario di Cristo, e si è attentato al ministero del successore dell'apostolo Pietro. In parecchi documenti pubblicati, ci si trova in un contesto che si presume di totale fiducia. Quando un cattolico parla al Romano Pontefice, è in dovere di aprirsi come se fosse davanti a Dio, anche perché si sente garantito dalla assoluta riservatezza".
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Intanto insieme alla richiesta di annullare la parata del 2 giugno causa il terremoto, monta quella che il Papa non vada a Milano. Eufemia
RispondiEliminaL'accostamento della parata del 2 giugno alla visita pastorale del Papa a Milano la dice luuuuuunga sulla, non so come definirla, "coscienza religiosa" (?) degli italiani. Il Papa è visto come un vecchio bacucco scomodo e ingombrante a cui si raccomanda di sganciare soldi ogni qualvolta succede qualcosa, poi per il resto deve starsi fermo e zitto; non si riesce più a comprendere cosa sia la Chiesa, sempre più percepita come un'istituzione mondana, come un volgare partito (e purtroppo corvi e uccellacci vari confermano questo pregiudizio).
RispondiEliminaMa il Papa non è questo, la Chiesa non è questo! In quanto cristiani non possiamo abbandonarci allo sconforto ma dobbiamo ricordarci fiduciosi della promessa di Nostro Signore: "non praevalebunt!" Benedetto lo sa, ed è per questo che rimane mite e sereno, prendiamo esempio da lui.
Gli imbesuiti protestano per il costo. Sono a tal punto idioti da non tenere in conto che lo stanziamento è già stato fatto, per non parlare dell'enorme beneficio che ne trarrà Milano sia in termini strettamente economici sia spirituali.
RispondiEliminaAlessia