martedì 28 febbraio 2012

Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della comunione nella Chiesa

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Esercizi spirituali in Vaticano. Il cardinale Pasinya: riflettiamo sul valore della comunione nella Chiesa

La comunione con Dio, da cui la Chiesa ottiene “misericordia” e una “guida amorevole”: su queste due piste si è articolata questa mattina la doppia meditazione degli esercizi spirituali quaresimali, che Benedetto XVI e la Curia Romana stanno vivendo da domenica scorsa. A predicare gli esercizi quest’anno è il cardinale Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, che ha scelto come testo-guida la prima Lettera di San Giovanni. Il porporato spiega il perché al microfono di Alessandro De Carolis:

R. – Ho visto che San Giovanni riserva molta attenzione alla comunione nella Chiesa, sia alla comunione dei fedeli con gli Apostoli, che dei fedeli con Dio e degli Apostoli con Dio. Mi sono detto: è un tema interessante che vale sempre, perché all’interno di questo tema si parla di tutti i problemi che la Chiesa primitiva ha incontrato e che noi oggi possiamo incontrare. Mi riferisco alla rottura della comunione nella Chiesa: la rottura della comunione per mancanza di fede, la rottura della comunione per mancanza di carità, la rottura della fede perché non si segue l’insegnamento degli Apostoli. E vedendo come Giovanni tratta il tema già in partenza, in maniera così solenne – “ciò che abbiamo visto, ciò che abbiamo udito noi ve l’annunciamo perché siate in comunione con noi” – questo modo di presentare le cose mostra quale importanza Giovanni riconosca a questo aspetto. E infatti, all’inizio della Chiesa c’erano persone che non credevano in Gesù, come anche oggi ci sono persone che non credono in Gesù: non credono che Gesù sia il Messia, non credono che Gesù si sia incarnato. Vediamo che Giovanni incomincia a contattare coloro che non credono che Gesù sia venuto e dice: “Erano tra di noi, ma sono usciti”. Anche adesso abbiamo di quelle comunità che erano con noi e che sono uscite: tutte quelle piccole comunità che da noi si chiamano “chiese del risveglio”, oppure i fondamentalisti, ecc... tutta questa realtà è toccata dal testo di San Giovanni. Il quale, alla fine, incomincia a parlare della fede in Gesù Cristo, della comunione con Dio e, nel frattempo, indica i criteri per essere in comunione con Dio. Quindi, oggi stesso abbiamo interesse a rivedere queste cose.

D. – In che modo le parole della Lettera di San Giovanni si intrecciano con i temi della Quaresima?

R. – La Quaresima è, praticamente, un andare nel deserto con Gesù per essere più vicino a Dio. Dove il Signore ha vinto il demonio, anche noi dobbiamo vincere. Dove Israele, nel deserto, è stato vinto dal demonio, noi pure dobbiamo evitare di essere vinti dal demonio. Quindi, questa è la ragion d’essere della Quaresima: il fatto che ci aiuta a vivere più intensamente la comunione con Dio. La comunione con Dio, allora, è nel cuore della Quaresima, quando nel testo della Lettera si dice: “Voi avete vinto grazie all’unzione dello Spirito, grazie alla Parola di Dio che voi avete ricevuto nel battesimo”.

D. – Nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno, Benedetto XVI punta molto sull’aspetto della carità concreta. Come sono risuonate in lei le sue parole?

R. – L’appello del Papa, da noi, è profondamente reale: quando si è in Africa e si vede quella povertà, quella miseria, si vedono quelle guerre, tutto il caos che c’è, non si può non pensare a questo. Per questo abbiamo senz’altro accolto il Messaggio del Papa: perché aderiva alla nostra realtà. (gf)

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