Il Papa riceve tre Seminari italiani: forte più che mai nella Chiesa la necessità di testimoni credibili e promotori di santità
“Forte più che mai è nella Chiesa tutta, come nelle vostre particolari regioni di provenienza, la necessità di operai del Vangelo, testimoni credibili e promotori di santità con la loro stessa vita”. Lo ha ricordato il Papa ricevendo stamane in udienza superiori e seminaristi di tre Seminari regionali, umbro, campano e calabrese, nel primo centenario dalla loro fondazione. Esperienze ancora assai opportune e valide, le ha definite Benedetto XVI, nel complesso scenario culturale e sociale che viviamo. Il servizio di Gabriella Ceraso:
Una elevata formazione accademica e un notevole arricchimento umano. E’ quanto, afferma Benedetto XVI, hanno favorito sin dalla loro nascita, nel 1912, i Seminari regionali, opera di Papi quali san Pio X e Leone XIII e affidati alla direzione dei Gesuiti. Questa esperienza continua ancora assai opportuna e valida, nell’attuale contesto storico ed ecclesiale, sottolinea Benedetto XVI, dove questi seminari regionali e interdiocesani rappresentano una “efficace palestra” di comunione nell’unico servizio alla Chiesa di Cristo e una valida mediazione rispetto alle esigenze delle realtà locali, “evitando il rischio del particolarismo”. Quindi, lo sguardo del Papa si sofferma sui territori umbro, campano e calabro, ricchi spiritualmente ma anche in notevole difficoltà sociale. “Pensiamo”, dice, “ad esempio, all’Umbria, patria di San Francesco e di San Benedetto! Impregnata di spiritualità, l’Umbria è meta continua di pellegrinaggi”:
"Al tempo stesso, questa piccola regione soffre come e più di altre la sfavorevole congiuntura economica. In Campania e in Calabria la vitalità della Chiesa locale, alimentata da un senso religioso ancora vivo grazie a solide tradizioni e devozioni, deve tradursi in una rinnovata evangelizzazione. In quelle terre, la testimonianza delle comunità ecclesiali deve fare i conti con forti emergenze sociali e culturali, come la mancanza di lavoro, soprattutto per i giovani, o il fenomeno della criminalità organizzata".
È dunque il contesto culturale di oggi, continua il Papa, che esige dai futuri presbiteri una solida preparazione filosofico-teologica. “Non si tratta, solo di imparare le cose - spiega, riprendendo la Lettera ai Seminaristi in conclusione dell’Anno Sacerdotale - ma di “conoscere e comprendere la struttura interna della fede nella sua totalità, che non è una somma di tesi, ma è un organismo, una visione organica, così che essa diventi risposta alle domande degli uomini”. Ma indispensabile, sottolinea il Pontefice, è anche il legame intenso tra studio della teologia e vita di preghiera, tra ministero e vita spirituale del presbitero. Il Papa parla di “giusto equilibrio cuore intelletto, ragione e sentimento, corpo e anima”, di una integrità umana del sacerdote:
"Sono queste le ragioni che spingono a prestare molta attenzione alla dimensione umana della formazione dei candidati al sacerdozio. È infatti nella nostra umanità che ci presentiamo davanti a Dio, per essere davanti ai nostri fratelli degli autentici uomini di Dio. Infatti, 'chi vuole diventare sacerdote, deve essere soprattutto un uomo di Dio', come scrive San Paolo al suo allievo Timoteo. Perciò la cosa più importante nel cammino verso il sacerdozio e durante tutta la vita sacerdotale è il rapporto personale con Dio in Gesù Cristo".
“Prima ancora che sacerdoti colti, eloquenti, aggiornati, si vogliono sacerdoti santi e santificatori”. Così chiedeva il Beato Papa Giovanni XXIII a 50 anni dalla fondazione del Seminario Campano. Nelle parole conclusive di Benedetto XVI lo stesso auspicio:
"Queste parole risuonano ancora attuali, perché forte più che mai è nella Chiesa tutta, come nelle vostre particolari regioni di provenienza, la necessità di operai del Vangelo, testimoni credibili e promotori di santità con la loro stessa vita. Possa ciascuno di voi rispondere a questa chiamata!".
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