L’angelo del Signore si presenta ai pastori e la gloria del Signore li avvolge di luce. «Essi furono presi da grande timore» (Lc 2,9).
L’angelo, però, dissipa il loro timore e annuncia loro «una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,10s). Viene loro detto che, come segno, avrebbero trovato un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia. «E subito apparve con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini del [suo] compiacimento”» (Lc 2,12-14). L’evangelista dice che gli angeli «parlano».
Ma per i cristiani era chiaro fin dall’inizio che il parlare degli angeli è un cantare, in cui tutto lo splendore della grande gioia da loro annunciata si fa percettibilmente presente.
E così, da quell’ora in poi, il canto di lode degli angeli non è mai più cessato. Continua attraverso i secoli in sempre nuove forme e nella celebrazione del Natale di Gesù risuona sempre in modo nuovo. Si può ben comprendere che il semplice popolo dei credenti abbia poi sentito cantare anche i pastori, e, fino ad oggi, nella Notte Santa, si unisca alle loro melodie, esprimendo col canto la grande gioia che da allora sino alla fine dei tempi a tutti è donata.
Capitolo 3: La nascita di Gesù a Betlemme, pp. 87-88
Da L’infanzia di Gesù, di Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, Rizzoli – LEV, 2012
© Copyright 2012 - Libreria Editrice Vaticana
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