mercoledì 31 ottobre 2012

Cattolici da record in Irlanda. Secondo il censimento del Central Statistics Office (O.R.)

Secondo il censimento del Central Statistics Office

Cattolici da record in Irlanda


Dublino, 30. Mai così tanti cattolici in Irlanda. È quanto emerge dall'ultimo censimento ufficiale che ha contato oltre 3 milioni e 860 mila battezzati in comunione con Roma, la cifra più alta di tutti i tempi. Un dato certamente lusinghiero per la Chiesa locale che, come è noto, ha vissuto recentemente anni assai difficili. Nel contempo, si tratta di dati solo apparentemente in contrasto con altre rilevazioni statistiche che, inseriscono l'isola di san Patrizio, fino a non molto tempo or sono considerata il bastione del cattolicesimo occidentale, addirittura nella schiera dei Paesi più atei del mondo. Confermando l'urgenza di una nuova evangelizzazione.

Lo studio realizzato dal Central Statistics Office analizza il profilo religioso, etnico e culturale dei cittadini irlandesi. E, secondo questa fonte, i cattolici hanno appunto raggiunto, con quasi quattro milioni di appartenenti, la quota più alta di tutti i tempi, da quando, cioè, nel 1881, viene condotta una simile ricerca. Tuttavia -- ed è questo il rovescio della medaglia -- la stessa indagine rileva come contemporaneamente la percentuale dei cattolici tra la popolazione sia diminuita sensibilmente: dal 96 per cento del 1961 all'84 per cento attuale. Negli ultimi cinquant'anni, infatti, sono molto cresciuti numericamente gli aderenti ad altre confessioni e tradizioni religiose. Soprattutto, è aumentato in maniera impressionante -- il 400 per cento negli ultimi venti anni -- il numero di coloro -- oggi sono oltre 227.000 -- che non professano alcuna religione. Così, coloro che si considerano atei o agnostici sono diventati statisticamente il secondo gruppo più rilevante dell'Irlanda.
Come si spiega, dunque, la particolare performance numerica dei cattolici? È presto detto: con l'aumento complessivo della popolazione irlandese avvenuto negli ultimi anni soprattutto in seguito all'arrivo di massicce ondate migratorie. In particolare, secondo la ricerca, l'incremento dei cattolici ha anche una data d'inizio, il 2004, allorquando l'Irlanda, insieme al Regno Unito e alla Svezia, fu tra i primi Paesi dell'Unione europea a consentire la libera circolazione delle persone. Da allora decine di migliaia di immigrati polacchi sono sbarcati nell'isola in cerca di un futuro migliore. Un flusso tanto considerevole da rendere la comunità polacca -- di tradizione ovviamente prevalentemente cattolica -- come il secondo più grande gruppo etnico presente oggi in Irlanda. Tanto numeroso che da qualche tempo sul sito in rete dell'episcopato cattolico alcuni testi sono pubblicati anche in lingua polacca.
Soprattutto grazie all'immigrazione polacca si deve, dunque, il considerevole incremento numerico complessivo della popolazione cattolica. «Nonostante tutto quello che è accaduto negli ultimi decenni, con gli scandali che hanno coinvolto uomini di Chiesa», ha osservato, riferendosi alla piaga degli abusi compiuti su minori, David Quinn, giornalista e fondatore dell'Iona institute for religion e society, «ancora tante persone sono disposte a farsi chiamare cattolici. E anche se alcune persone non praticano regolarmente c'è ancora un forte legame culturale». Tuttavia, ha evidenziato Deirdre Cullen del Central Statistics Office, la ricerca sottolinea anche che «l'Irlanda ha una popolazione sempre più diversificata, dove il cambiamento delle culture e delle credenze religiose svolge un ruolo importante». Il censimento segnala, infatti, anche la rapida crescita degli aderenti ad altre religioni. In particolare si registrano 49.000 musulmani, il cui numero è raddoppiato nel breve giro di un decennio. Gli indù, invece, sono oltre 10.000. Tra i cristiani, non cattolici, gli ortodossi sono circa 45.000, mentre gli aderenti alle comunità apostoliche e pentecostali sono quadruplicati e oggi sono oltre 14.000.
Il censimento realizzato dal Central Statistics Office è solo l'ultimo riguardante la religiosità degli irlandesi. Soltanto lo scorso agosto aveva suscitato un certo clamore un sondaggio realizzato dal Win-Callup International che ha posto l'Irlanda tra i Paesi più avanzati nel processo di secolarizzione e addirittura tra i primi dieci più atei del mondo. In base a quello studio, soltanto il 47 per cento della popolazione irlandese oggi si definisce religiosa, mentre in un precedente sondaggio relativo al 2005 la percentuale era stata superiore di 22 punti, pari al 69 per cento. In quella circostanza, di fronte cioè a uno scenario non certo incoraggiante, l'arcivescovo di Dublino e primate d'Irlanda, Diarmuid Martin, aveva esortato la comunità dei fedeli a un nuovo slancio di evangelizzazione, cogliendo nell'Anno della fede, indetto da Benedetto XVI «un'altra occasione» -- dopo il Congresso eucaristico internazionale, svoltosi nel giugno scorso -- «per contribuire a una rinnovata conversione a Cristo e alla riscoperta della fede». Per il presule, infatti, ancora «sono tanti in Irlanda a essere disposti a raccogliere la sfida del rinnovamento con la speranza che giunge loro attraverso la fede in Gesù Cristo».

(©L'Osservatore Romano 31 ottobre 2012)

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