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sabato 29 settembre 2012
Vatileaks, oggi si apre il processo a Gabriele e Sciarpelletti (TMNews)
Vaticano/ Al via processo al maggiordomo, show ma non troppo
Non si sa quanto durerà ma potrebbe concludersi in poche sedute
Città del Vaticano, 28 set. (TMNews)
Sarà uno show ma con pochi spettatori. Un procedimento seguito da tutto il mondo ma basato su un codice del 1913 quasi introvabile anche a Roma Il processo-clou di Vatileaks inizia domani mattina alle 9.30 nella piccola sala del tribunale vaticano alle spalle della basilica di San Pietro. Un evento più unico che raro - i processi in Vaticano riguardano per lo più qualche decina di scippi che avvengono ogni anno in piazza San Pietro - che espone il piccolo Stato pontificio e la vita riservata della famiglia pontificia alla curiosità dell'opinione pubblica e dei network internazionali.
Non si sa quanto durerà, ma potrebbe concludersi molto presto, nel giro di poche sedute. Perché il protagonista indiscusso, Paolo Gabriele, maggiordomo del Papa accusato di aver trafugato documenti riservati della Santa Sede, ha già confessato. "Vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli... della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori", ha detto Gabriele a quanto riferito dai magistrati nell'istruttoria.
"Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c'è sempre stato quello per l'intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato". Di certo, in Vaticano già si guarda ad altre celebrazioni - l'avvio del sinodo sulla nuova evangelizzazione il sette ottobre e il cinquantenario dell'avvio del Concilio vaticano II l'undici ottobre - che rischierebbero di essere messe in ombra da un processo troppo lungo.
Il processo avrà un 'dominus', il presidente del collegio giudicante Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto, rettore della Lumsa e luogotenente generale dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Sarà lui che deciderà, in ultima istanza, chi farà parte del ristretto pubblico che assisterà. Sarà lui che accoglierà o respingerà la richiesta delle parti di audizionare dei testimoni.
Sarà lui, soprattutto, che, in base al codice di procedura penale Zanardelli e del codice penale promulgato da re Umberto I nel 1889, condurrà lo svolgimento del dibattimento, deciderà i tempi di requisitoria e arringhe difensive, convocherà la camera di consiglio e emetterà la sentenza. Il collegio giudicante è composto da Dalla Torre (presidente), Paolo Papanti Pelletier e Venerdando Marano (giudici). I loro impegni fuori dal Vaticano nel corso della settimana - sono tutti cittadini italiani - spiegano perché il processo inizia di sabato. Promotore di giustizia (pm) rimane quello dell'istruttoria, Nicola Picardi. Non è prevista una giuria. Il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, sarà assistito dall'avvocato Cristiana Arru, unica rimasta in carica dopo il forfait del legale Carlo Fusco per divergenze di linea difensiva con l'assistito improvvisamente comunicate quest'estate. L'altro indagato, Claudio Sciarpelletti, tecnico informatico della segreteria di Stato accusato di favoreggiamento, sarà assistito dall'avvocato Gianluca Benedetti.
Oltre al ristretto pubblico, il processo - che non verrà trasmesso in video o audio - sarà seguito da un 'pool' di dieci giornalisti che, a fine mattinata, riferiranno poi ai colleghi accreditati. L'individuazione del gruppo di dieci giornalisti che seguiranno il processo è stata oggetto di un dibattito di alcuni giorni non privo di polemiche tra la Santa Sede e i giornalisti, con la mediazione dell'Aigav (Association of Journalists Accredited to the Vatican). Alla fine, sono stati assegnati sei posti fissi a 'Osservatore romano', 'Radio vaticana', 'Associated press', 'Reuters', 'France presse' e 'Ansa'. I restanti quattro posti vengono attribuiti, a sorteggio per ogni udienza, a rappresentanti di altrettante categorie: le altre agenzie stampa, i giornali, le radio e le tv italiane, i giornali, le radio e le tv non italiane, le testate cattoliche. Non sono ammesse telecamere, macchine fotografiche o registratori audio. Non è ancora stato stabilito un calendario delle udienze. Il portavoce vaticano, Federico Lombardi, si è limitato a dire che è "immensamente improbabile" che il processo si concluda in un giorno solo.
A seconda delle aggravanti del "furto aggravato" per cui è processato, Paolo Gabriele rischia fino a otto anni di carcere che - in assenza di un penitenziario vaticano - trascorrerebbe in un carcere italiano. A conclusione del processo Benedetto XVI potrebbe concedergli la grazia, come lo stesso maggiordomo ha chiesto. L'altro imputato, Sciarpelletti, rischia fino a un anno di carcere. Il tribunale non può chiedere di acquisire le conclusioni a cui è giunta una commissione cardinalizia che, incaricata dal Papa, ha condotto in questi mesi una indagine parallela a quella della magistratura e della gendarmeria vaticana. Quanto ai testimoni ascoltati durante l'istruttoria - coperti da 'omissis' nella pubblicazione ufficiale - essi possono essere chiamati a testimoniare durante il processo.
Nella sentenza di rinvio a giudizio, ad ogni modo, la magistratura vaticana ha spiegato di voler "chiudere l'istruttoria formale, limitatamente al solo reato di furto aggravato", lasciando "aperta l'istruttoria per i restanti fatti costituenti reato nei confronti dei predetti imputati e/o di altri". Va dunque ancora approfondita, a livello investigativo e giudiziario, l'accertamento di delitti contro i poteri dello Stato, vilipendio delle istituzioni dello Stato, calunnia, diffamazione, violazione dei segreti. "La sua inclinazione alla manipolazione lascia intendere che difficilmente possa avere fatto tutto da solo", ha dichiarato al 'Messaggero' Tonino Cantelmi, psicologo che ha condotto sul maggiordomo una perizia psichiatrica.
"Per la posizione che ricopriva è stato avvicinato da tante persone. Paolo Gabriele non ha saputo valutare. Personalmente spero che possa essere perdonato e possano emergere i veri responsabili. Lui certamente non è l'unico". Lo stesso maggiordomo del Papa, peraltro, sarebbe il protagonista di un'intervista televisiva a volto coperto rilasciata al giornalista Gianluigi Nuzzi, l'autore del libro 'Sua Santità' che ha raccolto molti dei documenti riservati trafugati da Paolo Gabriele. Nell'intervista egli parlava di una "ventina" di complici. Oggi su twitter Nuzzi scrive così: "In bocca al lupo, coraggioso Paoletto, non lasciamolo solo! #iostoconilmaggiordomo".
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