Leggiamo e poi commentiamo:
Il vero Imputato
FRANCO CARDINI
Processo al maggiordomo. Un bel titolo per un thriller d’una volta, di quelli alla Agatha Christie. Il maggiordomo, si sa, è sempre il colpevole.
Nel caso poi del processo che sta svolgendosi in Vaticano, la colpevolezza pare provata e il colpevole reo confesso. Il punto è che le cose non si chiuderanno con la sua confessione, che anzi spalanca dinanzi a noi la prospettiva di scenari impensabili e complessi.
Se la colpevolezza è certa, il responso della corte e la pena non lo sono altrettanto. Gli osservatori sono colpiti non solo dalla segretezza, ma anche dalla semplicità e quasi dalla povertà dell’apparato.
A due passi da una delle residenze «regali» più sontuose e prestigiose del mondo, l’unica in Europa ad essere rimasta sede di un potere assoluto, si svolge sotto tono e sotto voce un processo imbarazzante. Mai la parola latina «penetralia» fu più appropriata; in una spoglia stanzetta si giudicherà l’uomo che entrava nell’intimità del Pontefice romano e che ne violava, se non quelli che anni fa Roger Peyrefitte avrebbe definito i «segreti», per lo meno il silenzio e la riservatezza.
Fin dall’anno della sua fondazione, il 1929, c’è sempre stato qualcuno che ha definito quello della Città del Vaticano uno «Stato da operetta». Non era, non è, non è mai stato così.
Al contrario: come si è visto nel ’43-’44 quando Pio XII viveva assediato dagli uomini di Hitler fino alle vicende di Calvi, di Marcinkus e di Gotti Tedeschi, il Vaticano si è presentato spesso come il centro di drammi se non addirittura di tragedie, come quella dell’assassinio – anch’esso restato oscuro – del comandante della guardia svizzera.
Ma, se non è uno Stato da operetta, il Vaticano non è nemmeno identificabile con la Chiesa romana.
Il maggiordomo del Papa non sarà interrogato da nessuna commissione inquisitoriale, né giudicato secondo alcuna norma del diritto ecclesiastico o canonico. Egli è imputato di un crimine commesso all’interno di un regno «laico», per quanto governato da un Papa-Re. Un regno istituito nel 1929 in piena regola, che tuttavia non si è mai davvero attrezzato per affrontare problemi giuridico-penali, così come per far fronte a vere minacce militari.
Sotto la cruda luce dei riflettori massmediali, il processo al maggiordomo si rivela quindi per quello che davvero è: il momento della verità in uno scontro fra una Chiesa in crisi, uno Stato forse fittizio eppure potentissimo e una Modernità curiosa e spietata.
Chi è il vero imputato di quel processo: il maggiordomo o il Pontefice?
© Copyright La Stampa, 29 settembre 2012 consultabile online anche qui.
Dobbiamo apprezzare il fatto che il processo sia pubblico e che vi siano ammessi i giornalisti (pur con le gravi pecche che abbiamo letto nei giorni scorsi). In altri tempi tutto si sarebbe risolto con un comunicato di poche righe. Non possiamo non apprezzare gli enormi passi avanti compiuti dal Vaticano in questi anni.
R.
Franco Cardini è uno storico che io stimo, ma non capisco proprio il senso di questo articolo... senza dubbio per difetto mio.
RispondiEliminaph. lee
La domanda del titolo è retorica. Per lui colpevole è il Papato, almeno per come è strutturato il suo potere.
RispondiEliminaSapete chi è Roger Peyrefitte? E' il diplomatico, scrittore e giornalista gay che nel 1977 accusò falsamente Papa Paolo VI del medesimo vizietto.
Quanto a Cardini che pure io, con qualche riserva, stimo, avrete, penso letto questa meditazione sull'incontro fra Papa Benedetto e Fidel Castro. La dice sulle simpatie di Cardini.
http://www.francocardini.net/Archivio/2012/30.3.2012.html
Alessia
Forse potrà esserle utile, caro Philip (?), un'occhiata ai commenti a "Il processo in Vaticano..."
RispondiEliminaCredo che opinionisti e giornalisti siano in grande imbarazzo in questo momento.
RispondiEliminaDa un lato non rinunciano a rimpiangere i bei tempi che furono (Cardini parla di "chiesa in crisi" e altri continuano a scrivere che "un tradimento del genere non era immaginabile in passato"), dall'altro non possono non ammettere che si sono fatti passi da gigante in direzione della trasparenza.
Per questo, spesso, gli articoli appaiono un po' "tirati" e a volte contraddittori.
Lo stesso accade per chi dipinge Gabriele come un eroe. Si tratta di un'operazione "pericolosa" che costringe molti ad ammettere che Benedetto XVI ha fatto una pulizia radicale e che ha trovato molti ostacoli in curia.
E' un serpente che si morde la coda.
Come nel 2010 e' tempo di rendersi conto che non si possono avere la botte piena e la moglie ubriaca. Si scelga l'obiettivita' e la verita'.
Pagano sempre...
R.
Non cv'entraq niente con il post, ma volevo ricorda re a tutti gli anmici del blog che oggi è l'onomastico di Raffaella!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Auguri!!!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaGrazie :-)))
RispondiEliminaR.