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martedì 28 agosto 2012
L’affaire Vatileaks è tutt’altro che concluso. Il tradimento che si è consumato tra i collaboratori del Papa resta grave e inquietante (Giansoldati)
Vatileaks, l’inchiesta non si ferma
Sono venti i possibili sospettati
Dopo il maggiordomo e il tecnico, un altro troncone di indagini. Spunta un terzo uomo chiave, un laico il cui cognome comincia per S
di Franca Giansoldati
CITTÀ DEL VATICANO - Più che un’ipotesi pare ormai una certezza. Altri corvi svolazzano liberi sul cupolone di San Pietro oltre a Paoletto, il maggiordomo traditore rinviato a giudizio per furto aggravato assieme al tecnico dei computer Sciarpelletti (quest’ultimo rinviato a giudizio per falsa testimonianza) l’unico ad avere accesso ai pc dell’appartamento pontificio.
Troppe cose non tornano agli inquirenti. Diverse le contraddizioni, le lacune e «non so» da parte dei due imputati. Bisognerà aspettare il 20 settembre e la prima riunione in calendario dei magistrati per capire la piega che prenderanno gli eventi. Anche se al momento, assicurano autorevoli fonti al di là del Tevere, «non è impossibile fare previsioni» sul numero esatto dei potenziali indiziati che, come tali, saranno al centro del secondo troncone di indagini. In questi giorni di fine agosto, a ridosso della ripresa dopo il periodo di vacanze, una domanda corre con insistenza di congregazione in congregazione. Chi ha tradito? Quanti sono i corvi che si mescolano a impiegati fedeli e hanno violato la fiducia del pontefice e le regole di riservatezza? Cinque, dieci o venti come qualcuno ipotizza? Si dice che l’uomo chiave sia un laico di cui si conosce solo l’iniziale: S (ma non è ovviamente Sciarpelletti).
Si vedrà. Vatileaks (atto secondo) non ha ancora ufficialmente preso il via benché la gendarmeria stia già passando a setaccio una considerevole mole di documenti utilizzando apparecchi piuttosto sofisticati. Per i gendarmi questi sono giorni di superlavoro, altro che vacanze. Analizzano affidandosi ad esperti la posta elettronica, anche quella degli anni precedenti, cercando di capire come è nata la rete, cosa l’ha originata, su che basi è proliferato un clima tale da portare a tanto. Le cose saranno più chiare dal 20 settembre. I tre magistrati che fanno parte del collegio incaricato decideranno tempi e modi per istruire il processo. Da lì partirà tutto. Verrà definito anche il supplemento di indagini per un secondo processo.
L’affaire Vatileaks è tutt’altro che concluso. I magistrati vaticani rinviando a giudizio il maggiordomo e il tecnico dei computer, nella requisitoria, hanno spiegato in diversi passaggi che con questa tappa si conclude solo parzialmente l'attività di indagine (relativa al furto delle carte riservate) mettendo l’accento sul fatto in un secondo momento si indagherà sulla loro divulgazione.
Il tradimento che si è consumato tra i collaboratori del Papa resta grave e inquietante. E forse non è un caso se Benedetto XVI domenica scorsa a mezzogiorno si è presentato nel cortile del palazzo di Castel Gandolfo con un testo per l’Angelus interamente dedicato al traditore per eccellenza, Giuda. La falsità, ha detto, è «il marchio del diavolo». Il Male, infatti, non risparmia nemmeno il Palazzo Apostolico. «Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli. Invece «rimase con Gesù non per fede, non per amore, ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Per questo la sua colpa più grave fu proprio la falsità».
Il Papa è deciso ad andare sino in fondo e il processo che si terrà in autunno sarà aperto e pubblico, anche se sono da definire i dettagli logistici per permettere ai giornalisti di varie nazionalità di seguire i lavori visto che il palazzo che ospita il tribunale non è così capiente. E se finora i nomi delle persone che hanno testimoniato in questi mesi davanti agli inquirenti sono stati coperti da omissis - con la sola eccezione del segretario personale del Papa, don Georg - «per un principio di correttezza e riservatezza», durante il dibattito in aula tutto sarà svelato. Per la seconda volta nell’arco di un mese Benedetto XVI ha fatto arrivare l’indicazione ai suoi magistrati di procedere secondo criteri di garanzia, di trasparenza e di scrupolosità, attenendosi fedelmente alle norme in vigore. Per essere inattaccabile.
© Copyright Il Gazzettino, 28 agosto 2012 consultabile online anche qui.
Se hanno il problema di "dove mettere i giornalisti" basta un bel set di telecamere in aula e qualche maxischermo in sala stampa, o se anche quella e' piccola, nella vicina chiesetta dedicata al primo degli Apostoli. :-)
RispondiEliminaSempre sperando che qualche sedicente tecnico informatico non dirotti il segnale delle telecamere nei maxiscreen di piazza san pietro!
Beh, indubbiamente si tratterà di una première assoluta nella storia della Santa Sede. Non è irrealistico immaginare che c'è chi tenterà il possibile per impedirla.
RispondiEliminaAlessia
La banda del corvo dornirà sonni tranquilli? Ne dubito...
RispondiEliminaTutti colpevoli,cardinali,monsignori e laici!Stanno in 44 km quadrati... possibile che non si accorgessero di nulla?Chi sapeva taceva ?
Belle domande :-)
RispondiEliminaR.
Cara Raffaella mi auguro che queste domande trovino una risposta
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