Giustizia e diritto secondo Benedetto XVI
Angelo Paoluzi
La politica come impegno per la giustizia e il diritto per creare le condizioni di fondo della pace.
A operare lungo queste direttrici gli uomini e le donne «impegnati nelle istituzioni civili» sono chiamati da Benedetto XVI nei discorsi, raccolti da monsignor Lorenzo Leuzzi nella plaquette La carità politica (Libreria editrice Vaticana), e pronunciati a Milano, Berlino, Londra e Praga nel corso di altrettante, recenti visite ufficiali.
La giustizia, ha detto il papa a Milano è la prima qualità di chi governa a tutela del diritto, accompagnata dall’amore della libertà nella consapevolezza responsabile di ciascuno e nel rispetto reciproco delle opinioni. A Berlino, dinanzi al Bundestag, ha aggiunto con accenti forti: «Noi (tedeschi) abbiamo sperimentato il separarsi del potere dal diritto, il porsi del potere contro il diritto, il suo calpestare il diritto, così che lo Stato era diventato lo strumento per la distruzione del diritto...».
E ha riconosciuto più in là che «i combattenti della resistenza hanno agito contro il regime nazista e contro altri regimi totalitari, rendendo così un servizio al diritto e all’intera umanità». Il pontefice ha inoltre ricordato, nella stessa occasione, in indiretta polemica sulla mancata presenza nei trattati dell’Unione di un riferimento alle radici cristiane, che in Europa «sono state sviluppate l’idea di diritti umani, l’idea dell’uguaglianza di tutti gli uomini dinanzi alla legge, la conoscenza dell’inviolabilità della dignità umana in ogni singola persona e la consapevolezza della responsabilità degli uomini per il loro agire».
Sottolineando poi, a Londra, che «vi è un vasto consenso sul fatto che la mancanza di un solido fondamento etico dell’attività economica abbia contribuito a creare la situazione di grave difficoltà nella quale si trovano ora milioni di persone nel mondo»: dove è percepibile l’allusione a comportamenti moralmente disonesti da parte di settori della finanza internazionale.
Infine, a Praga il papa ha ammonito: «La libertà cerca uno scopo e per questo richiede una convinzione. La vera libertà presuppone la ricerca della verità – del vero bene – e pertanto trova il proprio compimento precisamente nel conoscere e fare ciò che è retto e giusto. La verità, in altre parole, è la norma guida per la libertà ne è la perfezione. Aristotele definì il bene come “ciò a cui tutte le cose tendono” e giunse a suggerire che “benché sia degno di conseguire il fine anche soltanto per un uomo, tuttavia è più bello e più divino conseguirlo per una nazione o per una polis”». I politici hanno di che meditare.
© Copyright Europa, 30 agosto 2012 consultabile online anche qui.
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