venerdì 31 agosto 2012

Con un solo cuore nell'isola di san Patrizio. Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell'Anno della fede (O.R.)

Un convegno della Chiesa in Irlanda in vista dell'Anno della fede

Con un solo cuore nell'isola di san Patrizio


Dublino, 30. Contrastare con decisione il vento della secolarizzazione, guardando con rinnovata fiducia al futuro e rafforzare il senso di appartenenza e corresponsabilità ecclesiale. 

Nell'isola di san Patrizio, storico baluardo della fede cattolica, e oggi in cima alle classifiche dei Paesi a più alta concentrazione di persone atee -- secondo una recentissima ricerca soltanto il 47 per cento della popolazione irlandese si definisce religiosa -- la Chiesa continua a prepararsi all'ormai imminente Anno della fede (11 ottobre 2012 - 24 novembre 2013) indetto da Benedetto XVI. 
Lo ha fatto nei mesi scorsi ospitando, come noto, la celebrazione del Congresso eucaristico internazionale, che ha puntato sull'Irlanda i riflettori dell'intero orbe cattolico, ma non solo. E lo farà nelle prossime settimane, dal 13 al 15 settembre, dando vita a una conferenza pastorale nazionale, in programma ad Athlone. 
L'evento è organizzato dal consiglio episcopale per il Rinnovamento pastorale e lo sviluppo della fede adulta, guidato da monsignor Séamus Freeman, vescovo di Ossory, in collaborazione con il consiglio episcopale Giustizia e pace, diretto da monsignor Raymond W. Field, ausiliare di Dublino. Tema del convegno, «Comunione e corresponsabilità nella Chiesa». Un modo ulteriore per rispondere positivamente al pressante invito alla riforma e al rinnovamento nella fede che il Pontefice ha rivolto alla Chiesa irlandese nell'ormai famosa lettera del marzo 2010, che ha fatto seguito al noto scandalo degli abusi sessuali su minori compiuti da preti e religiosi.
Diversi, secondo un comunicato degli organizzatori, saranno gli obiettivi più rilevanti dell'appuntamento ecclesiale. La promozione del «lavoro di rinnovamento e di riforma della Chiesa cattolica in Irlanda». Il rilancio della «capacità dei partecipanti di lavorare per il rinnovamento e la riforma nei loro ambiti personali». E, infine, «la celebrazione del cinquantesimo anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, guardando all'imminente Anno della fede». Un laico e una suora saranno i principali relatori: Richard Gaillardetz, padre di quattro figli e docente di teologia cattolica sistematica al Boston College, e madre Colette Stevenson, terapista del matrimonio e della famiglia ed attiva, per conto della Chiesa irlandese, nel campo della tutela dei minori. Una scelta, viene sottolineato, in linea con le indicazioni rivolte da Benedetto XVI all'episcopato irlandese nella citata lettera del 19 marzo 2010: «Vi esorto dunque a rinnovare il vostro senso di responsabilità davanti a Dio, a crescere in solidarietà con la vostra gente e ad approfondire la vostra sollecitudine pastorale per tutti i membri del vostro gregge».
La necessità, per la Chiesa irlandese, di guardare con fiducia al futuro è stata espressa recentemente anche dal nunzio apostolico, l'arcivescovo Charles John Brown, durante la messa che ha concluso nei giorni scorsi l'annuale novena di preghiera al santuario mariano di Knock, nella contea di Mayo. Il presule ha invitato a «proporre la fede cattolica nella sua pienezza, bellezza e radicalità, con passione e convinzione» e a «non avere paura di affermare quegli insegnamenti che la società secolarizzata rifiuta e irride». In particolare, monsignor Brown ha voluto richiamare l'attenzione sui segnali positivi che indicano che la Chiesa irlandese non è condannata «a scomparire», nonostante le statistiche negative e gli scandali che l'hanno segnata in quest'ultimo ventennio, ricordando che essa ha vissuto altri momenti bui dai quali ha saputo uscire. Il presule ha accennato, in particolare, al sorprendente successo del congresso eucaristico di Dublino, lo scorso mese di giugno, e alla grande partecipazione di giovani al recente pellegrinaggio a Croagh Patrick. 
Parole in sintonia con quelle pronunciate nelle scorse settimane dal vice presidente della Conferenza episcopale d'Irlanda, l'arcivescovo di Dublino e primate d'Irlanda, Diarmuid Martin, a commento della ricerca demoscopica che ha posto il Paese ai vertici nel processo di secolarizzazione. Per il presule, proprio l'Anno della fede può e deve essere «un'altra occasione per contribuire a una rinnovata conversione a Cristo e alla riscoperta della fede». Infatti, la Chiesa «non può presumere che la fede passi automaticamente da una generazione all'altra».

(©L'Osservatore Romano 31 agosto 2012)

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