Rito per l'imposizione dei palli
Il potere distruttivo del male non prevarrà sulla Chiesa, che certamente non è una «comunità di perfetti», piuttosto è una «comunità di peccatori bisognosi dell'amore di Dio» e di «essere purificati attraverso la croce di Gesù Cristo». Essa tuttavia è fondata sulla fede e sulla grazia di Dio, capace di trasformare in forza ogni debolezza dell'uomo.
Benedetto XVI ha scelto la ricorrenza liturgica degli apostoli Pietro e Paolo per ribadire alcuni concetti fondamentali sulla Chiesa e sul papato.
Nell'omelia della messa celebrata venerdì mattina 29 giugno, nella basilica Vaticana il Pontefice ha riproposto, infatti, simbolismi e significati che, tratti dalle letture liturgiche, sono serviti a ribadire proprio il significato del non prevalebunt, la simbologia della chiave della casa di Davide e il senso del legare e dello sciogliere. Come da tradizione, durante la celebrazione il Papa ha benedetto e imposto i palli a 43 arcivescovi metropoliti.
La novità di quest'anno è l'anticipo dello svolgimento del rito della benedizione e imposizione: non più dopo l'omelia, ma prima dell'inizio della celebrazione eucaristica. La scelta è dovuta alle necessità di abbreviare il rito, evitare l'interruzione della celebrazione attenendosi così a quanto previsto nel Cæremoniale Episcoporum, e infine per non confonderlo con un rito sacramentale.
Dunque prima della messa il cardinale protodiacono Jean-Louis Tauran ha presentato al Papa i nuovi metropoliti. Dopo le formule di rito il Pontefice ha imposto il pallio ai presuli e ha scambiato con loro un segno di pace.
L'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, segretario della Congregazione per i Vescovi, ha ricevuto i palli destinati ad altri metropoliti non presenti alla cerimonia: uno del Ghana, uno del Canada e uno del Pakistan. Saranno conservati nell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice. Il pallio, antico segno di unità e comunione con la Sede Apostolica -- una piccola stola di lana di agnelli, confezionata dalle benedettine del monastero di Santa Cecilia in Trastevere -- è stato imposto ai presuli nominati dopo la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo dello scorso anno. Tre italiani, un tedesco, due messicani, un argentino, un guatemalteco, quattro statunitensi, tra i quali l'arcivescovo di Pittsburgh dei bizantini (è la prima volta che il Papa impone un pallio di foggia orientale a un arcivescovo di una Chiesa sui iuris di rito orientale), tre canadesi, un peruviano , un papuano, un venezuelano, tre polacchi, sette brasiliani, quattro filippini, un bengalese, un antillano, uno zambiese, un francese, due indiani, due australiani, un coreano, un angolano e un nigeriano.
I primi a ricevere il pallio -- i cardinali Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino, e Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, insieme con gli arcivescovi Francesco Moraglia, patriarca di Venezia, e Alfredo Horacio Zecca, arcivescovo di Tucumán -- sono saliti all'altare per la preghiera eucaristica.
Come da tradizione, alla celebrazione era presente anche una delegazione inviata dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo i, composta dal metropolita di Francia, Emmanuel Adamakis, dal vescovo di Philomelion (Stati Uniti d'America), Ilias Katre, dal diacono Paisios Kokkinakis, codicografo del santo Sinodo del Patriarcato ecumenico. Erano accompagnati dal vescovo Brian Farrell, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e da don Andrea Palmieri, officiale della sezione orientale del dicastero.
Dopo la preghiera del Pater Noster, il Pontefice ha scambiato con il rappresentante del Patriarcato ecumenico il segno della pace.
Conclusa la celebrazione il Papa, al cui fianco era il metropolita ortodosso, è sceso dall'altare e si è inginocchiato davanti alla Confessione di San Pietro ed è rimasto in preghiera per alcuni istanti prima di lasciare la basilica.
Alla celebrazione erano presenti cinquanta cardinali, tra i quali, Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio. Durante la celebrazione il Papa è stato assistito dai cardinali diaconi Angelo Comastri e Francesco Monterisi. Hanno prestato servizio come ministranti i giovani dell'Associazione Santi Pietro e Paolo e i ragazzi del Preseminario San Pio X.
Con il Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede, erano gli arcivescovi Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati; i monsignori Peter Bryan Wells, assessore della Segreteria di Stato, Ettore Balestrero, sotto-segretario per i Rapporti con gli Stati, Fortunatus Nwachukwu, capo del Protocollo. Tra le personalità presenti, Jejomar C. Binay, vice presidente delle Filippine, Paul Bhatti, consigliere del primo ministro del Pakistan per le minoranze, John Hall, decano dell'abbazia di Westminster con la comunità anglicana, Carl Anderson, cavaliere supremo dei Cavalieri di Colombo, e il direttore del nostro giornale. Il Pontefice era giunto in basilica, accompagnato dagli arcivescovi del Blanco Prieto, elemosiniere, e Harvey, prefetto della Casa Pontificia, dal vescovo De Nicolò, reggente della Prefettura della Casa Pontificia, dai monsignori Gänswein, segretario particolare, e Xuereb, della segreteria particolare, e dal medico personale Polisca.
I canti della liturgia sono stati eseguiti dalla Cappella Sistina diretta dal maestro Massimo Palombella. Proprio per sottolineare lo spirito ecumenico della celebrazione il coro della Cappella Sistina era affiancato dal The choir of Westminster abbey.
(©L'Osservatore Romano 1° luglio 2012)
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