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giovedì 28 giugno 2012
L' abbraccio del Papa «con la mente e con il cuore» a tutti gli emiliani colpiti dal terremoto (Spezia)
L' abbraccio del Papa alla terra ferita
LUIGI SPEZIA
ROVERETO - L' abbraccio del Papa «con la mente e con il cuore» a tutti gli emiliani colpiti dal terremoto. «Fin dai primi giorni sono stato sempre vicino a voi. Ma quando ho visto che la prova era diventata più dura, ho sentito il bisogno di venire di persona. Non siete e non sarete soli». Benedetto XVI avrebbe voluto visitare uno ad uno tuttii paesi sconvolti dal sisma, ma ha eletto Rovereto a unica meta, quasi simbolica, lì dove è morto il 29 maggio, sotto il tetto della chiesa sbriciolato dalla scossa delle 9,21, don Ivan Martini, l' attivo e amato parroco della frazione di Novi. Un' unica tappa ma intensa, tra applausi, cori e striscioni di quasi tremila persone giunte anche dal ferrarese in fondo alla campagna modenese devastata dal sisma, a cercare quello che il Papa ha dato: affetto, parole di incoraggiamento e di vicinanza, un messaggio di fiducia nella ricostruzione materiale e di fede spirituale. Atterrato in elicottero a San Martino di Carpi, il Papa ha raggiunto attorno alla 11 la zona rossa del paese, la piazza semidistrutta e disabitata, dove sulla facciata della chiesa diroccata hanno messo una gigantografia di don Ivan che benedice le palme. È morto mentre con i vigili del fuoco stava cercando il modo di salvare le opere d' arte, compresa la statua lignea della Madonna che ora, per la visita di Benedetto, è posta sul sagrato. Il papa si sofferma a pregare, poi si dirige a salutare i giornalisti dietro le transenne. Il fratello adottivo, Salvatore Catozzi, gli consegna il santino di don Ivan: «Il Papa mi ha detto di avere coraggio e che lo terrà caro». Due donne della parrocchia, Milva Marri e Rosanna Caffini, gli danno una lettera della comunità: «L' incontro è stata una emozione grande- dice Rosanna -. Ci voleva questa visita, per rincuorarci tutti». Insieme al segretario Georg Gaenswein e al prefetto Franco Gabrielli, il Pontefice sale sul palco allestito lungo la strada principale del paese, davanti ad una folla festosa. Lo accolgono il cardinal Carlo Caffarra, il presidente Vasco Errani, il ministro al Turismo, il bolognese Piero Gnudi. Caffarra ricorda «l' immane tragedia», racconta di un bambino che gli ha detto «ci sono molte crepe nelle nostre case, ma non nei mostri cuori». Errani ripete che primo obiettivo della ricostruzione sono le scuole, afferma le regole ma «senza burocrazia» e rilancia il pericolo delle mafie negli appalti. «La sua visita ci conforta», saluta Errani. Benedetto XVI nel suo discorso ricorda la ricostruzione del dopoguerra in cui gli italiani si sono distinti per solidarietà, parla degli emiliani come di gente «stimata per umanità e socievolezza», invita a non essere «indifferenti davanti a chi è nel bisogno. La Chiesa vi è vicina e vi sarà vicina con la preghiera e l' aiuto concreto delle sue organizzazioni». Il Papa ha già destinato ai terremotati 500 mila euro, la Cei 3 milioni. Sul palco salgono decine di persone, a salutare Benedetto XVI, a ricevere un suo abbraccio. Molte le mamme con bambini in braccio. Matteo Diacci, 27 anni, volontario della Protezione civile e capo degli scout di Rovereto, regala al Papa il fazzoletto da scout di don Ivan. Una volontaria dell' associazione ferrarese "Vola nel cuore" del pane, un naso da clown e un berrettino che il papa indossa per qualche secondo. C' è anche Christian, quattro anni, tra i bimbi portati dai sindaci. Spiega la mamma che da quando è crollata la loro casa di Rovereto lui chiede a tutti: «È caduta la tua casa? La mia sì».
© Copyright Repubblica (Bologna), 27 giugno 2012 consultabile online anche qui.
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