martedì 29 maggio 2012

Pubblicate le norme per il discernimento delle presunte apparizioni


Pubblicate le norme per il discernimento delle presunte apparizioni


Discernere le presunte apparizioni attribuite ad origine soprannaturale è “un compito esigente” della Chiesa: lo afferma la Congregazione per la Dottrina della Fede, che in questi giorni ha pubblicato, sul sito www.vatican.va, le “Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni”, già emanate nel 1978 dallo stesso dicastero. Oltre al testo in latino, sono state ora divulgate le traduzioni ufficiali in cinque lingue. Ad accompagnare la pubblicazione delle “Norme” è una prefazione del prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Levada. Il servizio di Isabella Piro:


È attuale la problematica di esperienze legate ai fenomeni soprannaturali nella vita e nella missione della Chiesa: lo scrive il cardinale Levada, nella sua prefazione alle Norme per procedere nel discernimento di presunte apparizioni e rivelazioni. Tale normativa, risalente al 1978 e quindi al Pontificato di Paolo VI, era stata destinata solo ai vescovi, ma successivamente era apparsa, senza autorizzazione, in alcune opere. Ed è per questo che ora viene pubblicata ufficialmente dalla Congregazione stessa. 


Il cardinale Levada richiama alcuni passi della "Verbum Domini", l’Esortazione apostolica post-sinodale siglata da Benedetto XVI nel 2010, in cui il Papa sottolinea la differenza tra l’unica rivelazione pubblica, ovvero la Parola di Dio che esige la nostra fede, e le rivelazioni private, che sono vere e credibili solo se orientate a Cristo e rimandano alla Sua Rivelazione. Una rivelazione privata, dunque, è un aiuto alla fede; la sua approvazione ecclesiastica ci dice essenzialmente che essa non contrasta con la fede e con i buoni costumi e che i fedeli possono aderirvi in forma prudente. Essa può aiutare a vivere e comprendere meglio il Vangelo nell’epoca attuale, perciò non va trascurata, ma non è obbligatorio farne uso e, in ogni caso, deve trattarsi di un “nutrimento della fede, della speranza e della carità”. 


Per questo, la Congregazione pubblica ufficialmente le Norme, conclude il cardinale Levada: perché esse aiutino “l’impegno dei Pastori della Chiesa cattolica nell’esigente compito di discernimento delle presunte apparizioni e rivelazioni, messaggi o fenomeni di presunta origine soprannaturale”. L’auspicio è che il testo possa essere utile anche a “teologi ed esperti” del settore, in un ambito che oggi “necessita di una riflessione sempre più approfondita”. 


Riguardo ai contenuti delle Norme stesse, in sintesi, ricordiamo che essi indicano i “criteri per giudicare, almeno con una certa probabilità, il carattere delle presunte apparizioni e rivelazioni”. Tali criteri sono divisi tra “positivi” - ad esempio la certezza morale o almeno la grande probabilità dell’esistenza del fatto, acquisita tramite una serie indagine, l’equilibrio psichico del soggetto e la sua rettitudine di vita - e criteri “negativi”, come errori dottrinali attribuiti a Dio, la ricerca di lucro, le malattie psichiche del soggetto o atti immorali da lui compiuti. 


Infine, si definiscono le competenze di intervento, ribadendo in sostanza che spetta all’Ordinario del luogo il compito di informarsi con tempestività e procedere con cura ad un’indagine, mentre la Conferenza episcopale locale e la Congregazione per la Dottrina della Fede interverranno successivamente, su richiesta dell’Ordinario stesso o di un gruppo qualificato di fedeli; la motivazione di questi ultimi, però, non deve avere origini da ragioni sospette.


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