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A Ratisbona Benedetto XVI provo' ad intavolare un dialogo serio ed onesto che andasse al di la' dei "baci e degli abbracci" di facciata. Fu lasciato solo fuori e dentro la Chiesa.
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La Signora Kiwan è una studiosa di valore, ma, nel caso specifico,
RispondiElimina"sbaglia l'approccio al problema".
La violenza islamica non è solo una problema di confronto politico tra due concezioni, o interpretazioni, o applicazioni, diverse dell'Islam, quella sunnita e quella scita.
Il nocciolo della questione, che la Kiwan, da libanese islamica, non ha il coraggio di ammettere è che la fonte di tutta la violenza nel mondo islamico (nelle varie forme e contrapposizioni) deriva dall'essenza stessa della religione islamica, che invoca continuamente Hallah, ma accetta la violenza contro gli infedeli (tutti quelli che non sono islamici) come parte del suo credo. Qui sta l'errore di fondo dell'Islam, che auspica l'avvento del Mahdi (il sovrano mondiale) che sottometterà con la forza tutti i popoli per cosstringerli ad islamizzarsi.
E qui sta l'errore della Dottoressa, che spera ingenuamente che basti un bravo Papa per rimediare alle carenze di una cultura (l'islamica) che, al fondo, non conosce il concetto di amore e di perdono. Gli islamici odiano il cristianesimo perché, pur non ammettendolo, capiscono che il cristianesimo proclama valori superiori e cerca di tutelare l'uomo, con la ricetta dell'amore universale e del perdono alle offese. Cioè l'esatto contrario delle impostazioni islamiche.