PAPA: NELLA FAMIGLIA SI IMPARA A PERCEPIRE IL SENSO DI DIO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 dic.
Anche nella societa' di oggi "e' nella famiglia che i bambini, fin dalla piu' tenera eta', possono imparare a percepire il senso di Dio, grazie all'insegnamento e all'esempio dei genitori, vivere in un'atmosfera della presenza di Dio".
Lo ha affermato Benedetto XVI nell'Udienza Generale tenuta in Aula Nervi.
"Un'educazione autenticamente cristiana - ha ricordato -non puo' prescindere dall'esperienza della preghiera. Se non si impara a pregare in famiglia, sara' poi difficile riuscire a colmare questo vuoto". Per questo il Papa ha invitato "a riscoprire la bellezza di pregare assieme come famiglia alla scuola della Santa Famiglia di Nazaret e cosi' divenire realmente un cuor solo e un'anima sola, una vera famiglia". "Proprio attraverso la preghiera - ha spiegato ancora Ratizinger agli oltre 8 mila fedeli presenti - noi diventiamo capaci di accostarci a Dio con intimita' e profondita'".
La Santa Famiglia di Nazaret, dunque, "e' una scuola di preghiera, dove si impara ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato profondo della manifestazione del Figlio di Dio, traendo esempio da Maria, Giuseppe e Gesu'". Ai fedeli presenti al 45esimo e ultimo appuntamento del mercoledi' di quest'anno, il Pontefice teologo ha illustrato in particolare l'episodio di Gesu' dodicenne che viene ritrovato da Maria e Giuseppe nel Tempio di Gerusalemme, mentre insegna ai dottori, e che chiede ai genitori: "perche' mi cercavate?
Non sapevate che io devo essere in cio' che e' del Padre mio?". "Da allora - ha osservato - la vita nella Santa Famiglia fu ancora piu' ricolma di preghiera", perche' "dal cuore di Gesu' fanciullo, e poi adolescente e giovane, non cessera' piu' di diffondersi e di riflettersi nei cuori di Maria e di Giuseppe questo senso profondo della relazione con Dio Padre".
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PAPA: SAN GIUSEPPE HA COMPIUTO PIENAMENTE IL SUO RUOLO PATERNO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 dic.
"San Giuseppe ha compiuto pienamente il suo ruolo paterno, sotto ogni aspetto". Lo ha affermato Benedetto XVI nella catechesi tenuta all'Udienza Generale di oggi. Anche se il Vangelo non riporta nessuna parola di Giuseppe, "possiamo immaginare - ha spiegato il Pontefice che ai racconti dell'infanzia ha dedicato la terza parte del suo libro 'Gesu' di Nazaret' in uscita nel 2012 - che anche lui, come la sua sposa e in intima consonanza con lei, abbia vissuto gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza di Gesu' gustando, per cosi' dire, la sua presenza nella loro famiglia". Per il Pontefice teologo, "sicuramente ha educato Gesu' alla preghiera, insieme con Maria. Lui, in particolare, lo avra' portato con se' alla Sinagoga, nei riti del sabato, come pure a Gerusalemme, per le grandi feste del popolo d'Israele. Giuseppe, secondo la tradizione ebraica, avra' guidato la preghiera domestica sia nella quotidianita', al mattino, alla sera, ai pasti, sia nelle principali ricorrenze religiose".
Nella catechesi, il Papa si e' soffermato infine sul tema del pellegrinaggio che ha descritto come "un'espressione religiosa che si nutre di preghiera e, al tempo stesso, la alimenta". Anche la famiglia di Gesu', ha ricordato, si mise in cammino "per partecipare ai riti nella Citta' santa: la famiglia ebrea, come quella cristiana, prega nell'intimita' domestica, ma prega anche insieme alla comunita', riconoscendosi parte del Popolo di Dio in cammino".
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PAPA:RIPENSARE RELAZIONI E AFFETTI ALLA LUCE DELLA SANTA FAMIGLIA
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 dic.
"Dobbiamo ripensare relazioni e affetti alla luce della Santa Famiglia", che rappresenta "il primo modello della Chiesa in cui, intorno alla presenza di Gesu' e grazie alla sua mediazione, si vive tutti la relazione filiale con Dio, che trasforma anche le relazioni interpersonali". Lo ha detto il Papa al termine dell'Udienza Generale di oggi, invotando in particolare i giovani e gli sposi "a imitarla e a lasciarsi plasmare dal suo esempio" edificando la propria dimora come "una casa accogliente".
In particolare Benedetto XVI ha approfondito nella sua 45esima ed ultima catechesi del 2011 il rapporto tra Maria e Giuseppe, che rimase contagiato "per primo" dalla capacita' della Vergine di "vivere dello sguardo di Dio". Per il Papa teologo, "il suo amore umile e sincero per la sua promessa sposa e la decisione di unire la sua vita a quella di Maria ha attirato e introdotto anche lui, che gia' era un 'uomo giusto' in una singolare intimita' con Dio".
Infatti, "con Maria e poi, soprattutto, con Gesu', egli incomincia un nuovo modo di relazionarsi a Dio, di accoglierlo nella propria vita, di entrare nel suo progetto di salvezza, compiendo la sua volonta'". "Egli ha preso con se' Maria e ha condiviso la sua vita con lei; ha veramente donato tutto se stesso a Maria e a Gesu', e questo l'ha condotto verso la perfezione della risposta alla vocazione ricevuta". Il Pontefice ha sottolineato in proposito che il Vangelo "non ha conservato alcuna parola di Giuseppe".
"La sua - ha spiegato - e' una presenza silenziosa ma fedele, costante, operosa", grazie alla quale "nel ritmo delle giornate trascorse a Nazaret, tra la semplice casa e il laboratorio del di Giuseppe, Gesu' ha imparato ad alternare preghiera e lavoro, e ad offrire a Dio anche la fatica per guadagnare il pane necessario alla famiglia". In proposito, il Pontefice ha citato "il memorabile discorso" pronunciato da Paolo VI nella sua visita del 5 gennaio 1964 a Nazaret, quando disse che alla scuola della Santa Famiglia noi "comprendiamo perche' dobbiamo tenere una disciplina spirituale" e che "essa ci insegna il silenzio mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo".
E ha ricordato l'esortazione di Giovanni Paolo II perche' la preghiera del rosario sia al centro della vita delle famiglie.
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