venerdì 30 dicembre 2011

Crisi, Avvenire: la Chiesa non ha atteso i dati Istat per mobilitarsi (Izzo)

CRISI: AVVENIRE, CHIESA NON HA ATTESO DATI ISTAT PER MOBILITARSI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 dic.

In Italia la Chiesa "non ha avuto biso­gno di aspettare i dati dell'Istat per capire, per intercettare un disagio che di gior­no in giorno si andava facendo piu' largo, piu' pesante, e per intervenire".
Avvenire commenta cosi', nell'editoriale pubblicato in prima pagina, l'allarme poverta' che viene dall'Istituto di statistica e l'annuncio di un rilancio del fon­do straordinario per le famiglie attivato dalla Conferenza Episcopa­le Italiana dal 2009.
Questa meritoria iniziativa indirizzata alle famiglie in difficolta' che altrimenti non avrebbero accesso al credito bancario, infatti, non e' che la punta di un iceberg, quello della solidarieta' messa in campo "dalle par­rocchie, dalle Caritas, dalle diocesi di un'Italia che non fa rumore, ma c'e'. Sempre".
"Difficilmente - rileva il quotidiano dei vescovi che oggi ne offre uno spaccato nelle pagine centrali - la troverete nei salotti tele­visivi, o anche mai, ne' al centro di storie di copertina".
Secondo Avvenire, "quella che nell’ul­timo anno si e' verificata attorno ai nostri campanili e' una vera e propria mobilita­zione generale" messa in atto attraverso "quella fitta, instancabile re­te solidale fatta di cose che posso­no talvolta sembrare piccole ma che sono essenziali. Dei gemel­laggi tra famiglie nel Triveneto per darsi una mano a pagare le bol­­lette, degli elettrodomestici ricu­perati nelle discariche e riparati a Pisa, degli aiuti alle micro e picco­le imprese in Calabria, delle 'strut­ture di solidarieta'' di Cagliari, e ancora e ancora".
Si tratta, per il giornale della Cei, della rete "di una solidarieta' vera, che come Martino taglia il mantello finche' ce n'e', e ogni volta riesce a trovarne uno nuovo da dividere. Che riesce a inventare le cose piu' strane, o inedite, o incredibili, per ma­nifestarsi". "Quella solidarieta' - conclude l'editoriale - che c'e' sem­pre stata e che non vedevamo, e che con­sente a tanti di andare avanti, senza chie­dere carte d'identita' o di appartenenza.
Quella che lasciavamo alle buone signo­re della San Vincenzo, e che oggi sempre piu' spesso ci coinvolge, perche' bussa di­rettamente alla nostra porta. Che condi­videndo le difficolta' quotidiane dell'oggi da' forza e senso alla speranza" nel "tun­nel della crisi che viviamo".

© Copyright (AGI)

3 commenti:

  1. Insomma la chiesa italiana si è trasformata in una associazione umanitaria.
    Dal momento che di tale natura ne esistono diverse in Italia, non si comprende perché un cattolico debba preferire la cei...
    Invece di risparmiare i soldi, in nome della sobrietà, nell´allestimento dei presepi, li risparmiassero nelle demolizioni di chiese, chiamate "aggiornamenti", e nei continui viaggi dei vescovi in continue riunioni della cei per discutere su come non applicare le direttive vaticane...

    jacu

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  2. E bravo Jacu, speriamo non abbia mai bisogno in vita sua dell'aiuto di un'associazione umanitaria. E nemmeno della Chiesa. Certi Cristiani con i loro commenti fanno proprio perdere la fede.

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  3. Caro anonimo delle 08:31, Lei di sicuro la fede non la perderà mai!... Per il semplice fatto che proprio non ce l'ha!!!

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