CRISI: AVVENIRE, CHIESA NON HA ATTESO DATI ISTAT PER MOBILITARSI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 30 dic.
In Italia la Chiesa "non ha avuto bisogno di aspettare i dati dell'Istat per capire, per intercettare un disagio che di giorno in giorno si andava facendo piu' largo, piu' pesante, e per intervenire".
Avvenire commenta cosi', nell'editoriale pubblicato in prima pagina, l'allarme poverta' che viene dall'Istituto di statistica e l'annuncio di un rilancio del fondo straordinario per le famiglie attivato dalla Conferenza Episcopale Italiana dal 2009.
Questa meritoria iniziativa indirizzata alle famiglie in difficolta' che altrimenti non avrebbero accesso al credito bancario, infatti, non e' che la punta di un iceberg, quello della solidarieta' messa in campo "dalle parrocchie, dalle Caritas, dalle diocesi di un'Italia che non fa rumore, ma c'e'. Sempre".
"Difficilmente - rileva il quotidiano dei vescovi che oggi ne offre uno spaccato nelle pagine centrali - la troverete nei salotti televisivi, o anche mai, ne' al centro di storie di copertina".
Secondo Avvenire, "quella che nell’ultimo anno si e' verificata attorno ai nostri campanili e' una vera e propria mobilitazione generale" messa in atto attraverso "quella fitta, instancabile rete solidale fatta di cose che possono talvolta sembrare piccole ma che sono essenziali. Dei gemellaggi tra famiglie nel Triveneto per darsi una mano a pagare le bollette, degli elettrodomestici ricuperati nelle discariche e riparati a Pisa, degli aiuti alle micro e piccole imprese in Calabria, delle 'strutture di solidarieta'' di Cagliari, e ancora e ancora".
Si tratta, per il giornale della Cei, della rete "di una solidarieta' vera, che come Martino taglia il mantello finche' ce n'e', e ogni volta riesce a trovarne uno nuovo da dividere. Che riesce a inventare le cose piu' strane, o inedite, o incredibili, per manifestarsi". "Quella solidarieta' - conclude l'editoriale - che c'e' sempre stata e che non vedevamo, e che consente a tanti di andare avanti, senza chiedere carte d'identita' o di appartenenza.
Quella che lasciavamo alle buone signore della San Vincenzo, e che oggi sempre piu' spesso ci coinvolge, perche' bussa direttamente alla nostra porta. Che condividendo le difficolta' quotidiane dell'oggi da' forza e senso alla speranza" nel "tunnel della crisi che viviamo".
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Insomma la chiesa italiana si è trasformata in una associazione umanitaria.
RispondiEliminaDal momento che di tale natura ne esistono diverse in Italia, non si comprende perché un cattolico debba preferire la cei...
Invece di risparmiare i soldi, in nome della sobrietà, nell´allestimento dei presepi, li risparmiassero nelle demolizioni di chiese, chiamate "aggiornamenti", e nei continui viaggi dei vescovi in continue riunioni della cei per discutere su come non applicare le direttive vaticane...
jacu
E bravo Jacu, speriamo non abbia mai bisogno in vita sua dell'aiuto di un'associazione umanitaria. E nemmeno della Chiesa. Certi Cristiani con i loro commenti fanno proprio perdere la fede.
RispondiEliminaCaro anonimo delle 08:31, Lei di sicuro la fede non la perderà mai!... Per il semplice fatto che proprio non ce l'ha!!!
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