martedì 27 dicembre 2011

Appello del Papa «Si fermino ovunque le mani dei violenti» (Gasparroni)

Appello del Papa «Si fermino ovunque le mani dei violenti»

Fausto Gasparroni

CITTA' DEL VATICANO

Il giorno dopo il Natale di sangue in Nigeria, con oltre 40 morti in attentati alle chiese cristiane, Benedetto XVI, nell'esprimere «profonda tristezza» per questo «assurdo gesto» che ha portato «lutto e dolore», ha lanciato un forte appello perché «si fermino le mani dei violenti» e ha rinnovato la sua vicinanza ai cristiani che nel mondo sono vittime di «persecuzione» e «martirio».
L'occasione era l'Angelus per la festa di Santo Stefano, in cui la Chiesa ricorda il suo primo martire. «Come nell' antichità – ha detto il Papa – anche oggi la sincera adesione al Vangelo può richiedere il sacrificio della vita e molti cristiani in varie parti del mondo sono esposti a persecuzione e talvolta al martirio». Ma «chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato», ha aggiunto citando il Vangelo di Matteo.
Quindi l'appello, all'indomani della nuova catena di sangue in Nigeria. «Il Santo Natale suscita in noi, in modo ancora più forte, la preghiera a Dio affinché si fermino le mani dei violenti, che seminano morte e nel mondo possano regnare la giustizia e la pace», ha affermato il Papa: «Ma la nostra terra continua ad essere intrisa di sangue innocente».
«Ho appreso con profonda tristezza la notizia degli attentati che, anche quest'anno nel Giorno della Nascita di Gesù, hanno portato lutto e dolore in alcune chiese della Nigeria», ha detto il Pontefice, manifestando la sua «sincera e affettuosa vicinanza alla comunità cristiana e a tutti coloro che sono stati colpiti da questo assurdo gesto» e invitando a «pregare il Signore per le numerose vittime». «Faccio appello affinché con il concorso delle varie componenti sociali si ritrovino sicurezza e serenità», ha detto ancora il Papa. «In questo momento – ha aggiunto – voglio ripetere ancora una volta con forza: la violenza è una via che conduce solamente al dolore, alla distruzione e alla morte; il rispetto, la riconciliazione e l'amore sono la via per giungere alla pace».
Ancora una volta, sempre nelle feste di Natale, si rinnova il terrore tra le comunità cristiane, nuovamente colpite come a fine 2010 in Egitto. «Il Papa non li dimentica», ha detto Ratzinger in francese a proposito dei cristiani perseguitati.
La questione si aggiunge ali tanti capitoli di preoccupazione che il Pontefice aveva elencato ieri nel suo messaggio natalizio "Urbi et Orbi", quando aveva invocato soccorso per «l'umanità ferita dai tanti conflitti, che ancora oggi insanguinano il Pianeta». Aveva fatto appello alla «ripresa del dialogo tra israeliani e palestinesi», la cessazione delle «violenze in Siria», la «piena riconciliazione e la stabilità in Iraq e Afghanistan», un «rinnovato vigore nell'edificazione del bene comune a tutte le componenti della società nei Paesi nord africani e mediorientali», interessati dalle rivolte della «primavera araba». Il Papa non aveva dimentica il Myanmar, auspicando «prospettive di dialogo e collaborazione» nella ricerca di «soluzioni condivise», i Paesi africani dei Grandi Laghi, augurando «stabilità politica», il Sud Sudan, esortando alla «tutela dei diritti di tutti i cittadini».
E non aveva trascurato neanche la richiesta di soccorsi e aiuti adeguati per le popolazioni del Corno d'Africa e del Sud-Est asiatico.

© Copyright Gazzetta del sud, 27 dicembre 2011

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